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Cronaca
27 Dicembre 2025 - 09:10
Ronco Canavese saluta Thierry Rossi, l’uomo che aveva fatto del Jardin del Maret un luogo di comunità (foto: Thierry Rossi)
La notizia si è diffusa in silenzio, ma ha colpito con forza tutta la Valle Soana. Thierry Rossi, 66 anni, ideatore e anima del Jardin del Maret, è morto improvvisamente a Natale, lasciando un vuoto profondo a Ronco Canavese e nella frazione di Bosco, dove aveva scelto di vivere e di costruire qualcosa che andava ben oltre un semplice giardino.
A darne l’annuncio è stata ieri Ivana Olivo, moderatrice del gruppo dell’Associazione Jardin del Maret, con un messaggio condiviso sui social che ha raccolto decine di reazioni e parole di affetto. “È con profonda tristezza che devo comunicarvi una notizia che non avrei voluto… Thierry, il Maret, l’ideatore e fondatore del Jardin del Maret ci ha lasciato ieri”, ha scritto, ricordandolo come una persona legata alla terra d’origine, alla natura e a un’idea di amicizia creativa e intelligente.

Originario della Francia, Rossi aveva vissuto a lungo a Parigi prima di decidere, più di dieci anni fa, di trasferirsi in Canavese. La scelta di tornare a Bosco, il paese natale di sua madre Paola Roscio, non fu soltanto un ritorno affettivo, ma l’inizio di un progetto che avrebbe segnato la vita culturale della zona. In quel piccolo angolo di valle prese forma il Jardin del Maret, uno spazio aperto e libero, pensato come luogo di incontro e di condivisione.
Il giardino, cresciuto negli anni grazie alla cura quotidiana di Rossi e al contributo di molte persone, è diventato un vero laboratorio a cielo aperto. Al suo interno convivono un museo di attrezzi antichi della Val Soana, una serra, un laghetto piovano, una biblioteca e un’area dedicata all’arte e al riuso. Oggetti recuperati, materiali trasformati, storie raccontate: tutto nel Jardin parlava di un rapporto rispettoso con l’ambiente e con il passato, senza nostalgia ma con attenzione al presente.
Chi ha frequentato quel luogo ricorda soprattutto la disponibilità di Thierry Rossi. Era facile incontrarlo seduto a spiegare un progetto, a raccontare l’origine di un attrezzo, a discutere un’idea nata poco prima. Il Jardin era uno spazio dove ci si poteva fermare, fare un picnic, leggere un libro, parlare. Un posto semplice, ma pensato per essere vissuto, non solo osservato. “Aveva creato questa associazione dove tutti potevano dire la loro”, ha ricordato ancora Ivana Olivo, sottolineando il carattere inclusivo dell’esperienza.
La scomparsa di Rossi apre ora una fase delicata. Il Jardin del Maret resta, ma è un’eredità che chiede attenzione e cura. Non solo manutenzione materiale, ma la capacità di preservare lo spirito con cui era nato: l’idea che la montagna possa essere un luogo di relazioni, che la cultura non debba essere chiusa o selettiva, che la memoria contadina possa dialogare con l’arte e con il presente.
Per Ronco Canavese e per tutta la Valle Soana, Thierry Rossi lascia un segno che non si misura in opere monumentali, ma nella qualità dei legami costruiti. Custodire il Jardin del Maret significa continuare quel percorso, affinché quello spazio resti un punto di riferimento per chi vive la valle e per chi la attraversa, in cerca di un luogo dove fermarsi e riconoscersi.

L'immagine condivisa da Ivana Olivo
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