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Cronaca
24 Dicembre 2025 - 10:03
Furto alle Gru, poi le minacce: arrestato e scarcerato con obbligo di firma
Un tentativo di furto in un negozio del centro commerciale Le Gru di Grugliasco si è trasformato, nel giro di poche ore, in un caso giudiziario con arresto, udienza di convalida e misura cautelare. Protagonista un uomo sulla quarantina, con precedenti penali, fermato mentre cercava di uscire dal punto vendita con un giaccone indossato sopra i propri abiti.
I fatti risalgono a due giorni prima dell’udienza del 23 dicembre, celebrata a Torino. Secondo la ricostruzione, l’uomo avrebbe preso un giaccone esposto e lo avrebbe indossato, coprendolo con la propria giacca – poi riabbottonata – nel tentativo di eludere i controlli antitaccheggio. Una volta superata la linea delle casse, è stato fermato dal personale del negozio. A quel punto il confronto sarebbe rapidamente degenerato. Agli addetti alla sicurezza e al responsabile del punto vendita l’uomo avrebbe rivolto frasi minacciose, pronunciando parole pesanti: «Voi non sapete chi sono io… Ti distruggo, guarda che ho fatto 13 anni di galera». Di fronte all’escalation verbale, dal negozio è partita la chiamata ai carabinieri, intervenuti poco dopo e proceduti all’arresto.
Davanti alla giudice, durante l’udienza di convalida, l’indagato ha ammesso il tentativo di furto. «Pensavo che la giacca fosse senza antitaccheggio. La mia era rotta e avevo bisogno di cambiarla. Mi dispiace, so di avere sbagliato», ha dichiarato in aula. L’uomo ha parlato di un periodo personale difficile, riferendo di voler intraprendere un percorso in comunità per curare le proprie dipendenze, precisando però di non aver assunto sostanze quel giorno. Ha aggiunto che il suo pensiero era rivolto «solo alla cena di Natale» per la famiglia. Come previsto, resta ferma la presunzione di innocenza fino a eventuale sentenza definitiva.
Accogliendo la richiesta del pubblico ministero, la giudice ha convalidato l’arresto ma disposto la scarcerazione immediata, applicando una misura non detentiva: obbligo di firma quotidiano, tutti i giorni nella fascia oraria 16-18. Il processo è stato fissato per il mese di febbraio.
Dal punto di vista giuridico, la vicenda richiama l’ipotesi di rapina impropria, fattispecie che scatta quando, dopo il furto, vengono utilizzate minacce o violenza per assicurarsi il possesso della refurtiva o l’impunità. Un salto di qualità che rende il quadro penale più grave rispetto al semplice furto, ma che dovrà essere valutato nel dettaglio nel corso del dibattimento, alla luce delle prove e delle testimonianze.
Il caso mette ancora una volta sotto i riflettori due elementi ricorrenti nella microcriminalità commerciale: da un lato la fragilità personale di chi delinque, spesso legata a dipendenze e storie giudiziarie pregresse; dall’altro la sicurezza nei negozi, dove il momento del controllo può trasformarsi rapidamente in un punto di rottura. L’ammissione di responsabilità e la disponibilità a intraprendere un percorso terapeutico non cancellano il reato, ma rappresentano aspetti che la giustizia può valutare nell’ottica di misure proporzionate e di recupero. Per gli esercizi commerciali, restano decisivi il sangue freddo del personale e il ricorso tempestivo alle forze dell’ordine per evitare che episodi simili degenerino ulteriormente.
In attesa dell’udienza di febbraio, l’indagato dovrà rispettare l’obbligo di firma quotidiano. Sarà il tribunale a stabilire se quelle minacce pronunciate all’uscita del negozio abbiano trasformato un tentativo di furto in rapina impropria e quale risposta penale applicare.
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