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Cronaca
15 Dicembre 2025 - 10:30
Traffico di droga: sei anni di indagini svelano una rete da milioni di euro tra Sardegna e Continente (foto archivio)
Per sei anni si sono mossi nell’ombra, convinti che la distanza geografica, i collegamenti marittimi e una rete di relazioni ben costruita potessero garantire protezione e anonimato. Ma quella che sembrava una macchina perfetta, capace di muovere centinaia di chili di droga e milioni di euro, si è fermata questa mattina con un’operazione che ridisegna la mappa del traffico di stupefacenti in Sardegna e sul Continente. Al centro di tutto c’è Olbia, emersa come snodo logistico strategico di un sistema criminale articolato e ramificato.
L’operazione, scattata all’alba, è il risultato di una indagine durata sei anni, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dai Carabinieri del Reparto Territoriale di Olbia, con il supporto delle stazioni competenti e dello Squadrone eliportato Cacciatori “Sardegna”. Un lavoro lungo e complesso, fatto di pedinamenti, intercettazioni, analisi di chat acquisite tramite rogatorie internazionali ed Europol, accertamenti patrimoniali e sequestri mirati, che ha consentito di ricostruire un sistema criminale strutturato e stabile nel tempo.
Il bilancio è pesante: 21 misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Cagliari. Dieci persone sono finite in custodia cautelare in carcere, sei agli arresti domiciliari e cinque sottoposte all’obbligo di dimora. I provvedimenti sono stati eseguiti in più province, a dimostrazione dell’ampiezza della rete: Sassari, Nuoro, Cagliari, Bergamo, Latina e Novara. Una geografia che racconta di un traffico tutt’altro che locale.
Secondo quanto emerso dall’indagine, Olbia non era un semplice punto di passaggio. Era il cuore operativo dell’organizzazione: luogo di custodia, smistamento e gestione delle trattative, favorito dalla presenza di più soggetti affiliati con collegamenti diretti con i fornitori. Un nodo logistico capace di mettere in comunicazione la Sardegna con diverse regioni italiane, sfruttando flussi, contatti e una struttura collaudata.

Gli investigatori hanno ricostruito l’esistenza di due distinti gruppi criminali, apparentemente autonomi ma in realtà complementari, entrambi dediti al traffico di stupefacenti su larga scala. Il primo gruppo, composto da undici persone, avrebbe gestito l’approvvigionamento della cocaina dalla Penisola, mantenendo contatti stabili con altre associazioni criminali attive in diverse aree del Paese. Una rete di relazioni che garantiva continuità nelle forniture e la possibilità di sostenere quantitativi elevati.
Il secondo gruppo, formato da cinque individui, era invece specializzato nella produzione e movimentazione di marijuana in Sardegna. Non una coltivazione occasionale, ma un’attività organizzata, in grado di immettere sul mercato ingenti quantitativi di stupefacente. Le due organizzazioni, pur mantenendo ruoli distinti, operavano in sinergia, dando vita a un sistema criminale integrato.
Uno degli aspetti più rilevanti dell’indagine riguarda proprio il meccanismo di scambio tra i due gruppi. Parte della marijuana prodotta in Sardegna veniva infatti ceduta alla prima associazione come merce di scambio per finanziare l’acquisto di cocaina. Un vero e proprio baratto della droga, con un rapporto stimato di circa 50 chilogrammi di marijuana per un chilogrammo di cocaina. Un dato che restituisce la dimensione industriale del traffico e la capacità organizzativa dei gruppi coinvolti.
Nel complesso, gli investigatori hanno documentato la movimentazione di oltre 200 chilogrammi di cocaina e più di 450 chilogrammi di marijuana. Numeri che parlano da soli e che si traducono in un volume economico stimato in circa 3 milioni di euro, una cifra che dà la misura del peso finanziario dell’organizzazione e della sua incidenza sul mercato degli stupefacenti.
Il traffico non si limitava alla semplice distribuzione. Le indagini patrimoniali hanno permesso di seguire anche i flussi di denaro, ricostruendo un sistema di reinvestimento e gestione dei proventi che puntava a ridurre la tracciabilità delle somme. Un elemento che rafforza l’ipotesi di una struttura criminale stabile, non improvvisata, capace di adattarsi e resistere nel tempo.
L’operazione segna un punto fermo nella lotta al narcotraffico in Sardegna, ma lascia intravedere anche la complessità di un fenomeno che sfrutta le caratteristiche logistiche dell’isola, i collegamenti con il Continente e le reti criminali già esistenti. Olbia, con il suo porto e le sue rotte, si conferma un crocevia delicato, dove la criminalità tenta di inserirsi approfittando dei flussi leciti.
Ora la parola passa alla giustizia. Le misure cautelari rappresentano un primo, decisivo colpo a un sistema che per anni ha operato sottotraccia, muovendo droga, denaro e persone. Ma l’inchiesta restituisce anche un quadro più ampio: quello di un traffico organizzato, capace di adattarsi, di stringere alleanze e di trasformare un territorio in una piattaforma logistica del narcotraffico.
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