Cerca

Cronaca

Maxi sequestro contro il narcotraffico: smantellato il patrimonio occulto del trafficante barese trapiantato a Torino

Otto indagati, beni per decine di migliaia di euro bloccati e una rete di riciclaggio ricostruita dalla Squadra Mobile dopo anni di attività criminale.

Maxi sequestro contro il narcotraffico

Maxi sequestro contro il narcotraffico: smantellato il patrimonio occulto del trafficante barese trapiantato a Torino

La Polizia di Stato di Torino ha eseguito un sequestro patrimoniale nei confronti di un uomo di origini baresi, da anni stabilito nella cintura torinese, già noto alle forze dell’ordine come figura di rilievo nel traffico di stupefacenti. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Torino e finalizzato alla confisca dei beni, coinvolge in totale otto persone, tra cui il principale destinatario della misura e soggetti a lui vicini, accusati a vario titolo di trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio.

Il sequestro ha riguardato autoveicoli, una cassetta di sicurezza e denaro contante, per un valore complessivo pari a decine di migliaia di euro, ritenuti frutto delle attività illecite dell’indagato. Un patrimonio che, secondo gli investigatori, sarebbe stato occultato e “spalmato” su più soggetti per eludere future misure di prevenzione.

La posizione del quarantasettenne non è nuova agli inquirenti. Il suo nome era già emerso nel corso di una precedente indagine della Squadra Mobile di Torino che, nel 2020, aveva portato al suo arresto nell’arco di poche settimane, in esecuzione di due distinte ordinanze di custodia cautelare in carcere. In quell’occasione era stato ritenuto gravemente indiziato di appartenere a un’associazione dedita al traffico di droga, capeggiata dal pregiudicato Vittorio Raso, figura considerata dagli investigatori come uno dei principali promotori dello smercio di stupefacenti nell’area torinese. Per quei fatti, l’uomo è stato poi condannato in via definitiva a 5 anni e 4 mesi di reclusione.

I nuovi approfondimenti effettuati dalla Squadra Mobile hanno permesso di ricostruire il sistema con cui l’indagato avrebbe tentato di sottrarsi alle future misure patrimoniali. In particolare, è stata documentata la vendita fittizia della sua abitazione, effettuata tramite un prestanome, così da evitare che l’immobile potesse essere sequestrato. Parallelamente, gli inquirenti hanno ricostruito la “dispersione” del denaro ricavato, attraverso una rete di movimenti bancari – bonifici, giroconti, acquisti di rami d’azienda e di un’autovettura – indirizzati verso vari soggetti, oggi indagati per riciclaggio.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, il gruppo avrebbe agito con una strategia chiara: frammentare e distribuire il patrimonio con l’obiettivo di renderne più difficile l’individuazione e il recupero da parte dello Stato. Una manovra che, grazie all’incrocio di dati bancari, atti notarili e analisi patrimoniali, è stata smontata pezzo per pezzo, consentendo agli inquirenti di collegare gli acquisti e i trasferimenti a un’unica origine: l’attività criminale dell’uomo.

Il fascicolo ora passa nuovamente al Tribunale, che dovrà pronunciarsi sulla confisca definitiva dei beni sequestrati. Un provvedimento che si inserisce nell’ampia strategia della Procura torinese volta a colpire non solo la struttura operativa delle organizzazioni criminali, ma anche la loro capacità di accumulare e nascondere ricchezza, spesso considerata la vera linfa del traffico di droga.

Le indagini proseguono per delineare i ruoli dei soggetti coinvolti e verificare l’eventuale esistenza di ulteriori beni, conti correnti o società riconducibili al gruppo.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori