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Cronaca
12 Dicembre 2025 - 17:03
Tragedia di piazza San Carlo, dopo otto anni la famiglia del piccolo Kelvin chiede un indennizzo
La sua immagine, quella di un bambino travolto dalla folla impazzita nel cuore di Torino, è rimasta impressa nella memoria collettiva. Si chiama Kelvin, aveva 7 anni quando la sera del 3 giugno 2017 piazza San Carlo si trasformò in uno scenario di caos, paura e morte durante la proiezione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Oggi, a oltre otto anni da quella notte, la famiglia del bambino ha avviato un’azione civile per ottenere un indennizzo per le gravi conseguenze subite.
Kelvin, di origine cinese, si trovava in piazza con i genitori quando le ondate di panico iniziarono a travolgere decine di migliaia di persone. La fuga incontrollata fu innescata, come accertato successivamente, dall’azione di una banda di rapinatori che spruzzò spray urticante per compiere furti. In mezzo alla calca, il bambino venne schiacciato e travolto. Due persone, un italiano e un marocchino, riuscirono a proteggerlo facendogli da scudo umano prima che venisse preso in consegna da un agente di polizia.
Le ferite riportate furono gravissime. Kelvin rimase in coma per alcuni giorni, ricoverato in ospedale, e la sua vicenda divenne uno dei simboli più dolorosi di una tragedia che lasciò sul campo due vittime e oltre 1.500 feriti. Un evento che segnò profondamente la città e aprì una lunga stagione di inchieste e processi.
L’azione civile, ora in fase di definizione, è seguita dagli avvocati dello studio legale Ambrogio e Commodo, già impegnati in altre cause analoghe legate ai fatti di piazza San Carlo. La citazione è stata notificata al Comune di Torino, alla Prefettura in quanto articolazione del Ministero dell’Interno, all’agenzia Turismo Torino, che organizzò l’evento, e all’architetto incaricato della progettazione dell’allestimento della piazza.
Accanto alla responsabilità diretta dei rapinatori, emersero infatti nel tempo anche criticità organizzative nella gestione della serata: dalla sicurezza ai flussi, fino alle condizioni della pavimentazione e alla mancanza di adeguati presidi. Proprio su questi aspetti si concentrò uno dei filoni giudiziari. L’architetto coinvolto patteggiò la pena e, tra i condannati, figurò anche l’allora sindaca Chiara Appendino, condanna confermata in appello bis.
La richiesta di indennizzo della famiglia di Kelvin si inserisce in questo quadro complesso, dove il tempo trascorso non ha cancellato le ferite fisiche e simboliche lasciate da quella notte. Una vicenda che continua a interrogare Torino sul prezzo degli eventi di massa, sulla sicurezza e sulle responsabilità pubbliche, mentre una famiglia chiede che venga riconosciuto, anche sul piano civile, il dolore subito da un bambino che quella sera perse l’innocenza in mezzo alla folla.

Piazza San Carlo il 3 giugno 2017
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