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Cronaca

Scontri alla vigilia dell’8 dicembre: nuova notte di tensione in Val di Susa

Una cinquantina di attivisti No Tav lancia sassi e fuochi d’artificio, autostrada chiusa mentre la polizia risponde con idranti e lacrimogeni

Scontri alla vigilia dell’8 dicembre

Scontri alla vigilia dell’8 dicembre: nuova notte di tensione in Val di Susa

La vigilia dell’8 dicembre torna a infiammarsi in Val di Susa, dove ieri sera l’area del cantiere della Torino-Lione è diventata nuovamente teatro di scontri. Poco dopo il tramonto, un gruppo di circa cinquanta attivisti No Tav, tutti con il volto coperto, è partito dal presidio di San Didero e ha raggiunto il sito percorrendo una stradina secondaria sotto l’autostrada, un accesso già utilizzato in passato nelle azioni contro l’opera.

Secondo quanto ricostruito, la protesta è degenerata in pochi minuti. Dopo una battitura prolungata contro le reti di recinzione, i militanti dell’ala più radicale hanno iniziato a lanciare fuochi d’artificio, pietre e altri oggetti verso il perimetro interno del cantiere. Per circa mezz’ora la zona è stata attraversata da esplosioni, bagliori e colpi secchi contro le barriere, in un crescendo che ha costretto le forze dell’ordine presenti a reagire.

La polizia ha risposto con idranti e alcuni lacrimogeni, cercando di disperdere il gruppo e impedire che gli attivisti riuscissero ad avvicinarsi ulteriormente ai mezzi e alle strutture operative. Lo scontro si è svolto a ridosso della Torino-Bardonecchia, che è stata temporaneamente chiusa per motivi di sicurezza. Un provvedimento necessario, dato che i lanci provenivano da un’area vicina alle carreggiate e il rischio di proiettili vaganti verso i veicoli in transito era considerato concreto.

Nessun ferito grave risulta al momento registrato, ma la tensione ha riportato alla memoria gli episodi più duri della lunga opposizione valsusina alla grande opera ferroviaria. E non è un caso che la mobilitazione avvenga proprio a ridosso dell’8 dicembre, data simbolica per il movimento No Tav: una ricorrenza che quest’anno coincide anche con il ventennale dello sgombero di Venaus, seguito il giorno dopo da una marcia con migliaia di persone e da violenti scontri con le forze dell’ordine.

Il clima, dunque, resta carico. Nei prossimi giorni sono previsti nuovi momenti di mobilitazione, mentre i cantieri proseguono con un dispositivo di sicurezza rafforzato. La notte appena trascorsa conferma un dato che la Val di Susa conosce da anni: ogni avanzamento dell’opera può trasformarsi in un detonatore politico e sociale, capace di riaccendere in poche ore conflitti che sembravano assopiti.

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