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Furto alla ZedTech a Torino: condannato uno dei tre rapinatori

La sentenza è arrivata in tempi record: in appena tre settimane dai fatti l'imputato è stato condannato per furto aggravato

Furto alla ZedTech a Torino: condannato uno dei tre rapinatori

Fonte: La Stampa

Alessio A, 28enne italiano, è stato condannato oggi a 8 mesi di reclusione  per un furto aggravato commesso a metà novembre a Torino. La sentenza per rito abbreviato, emessa dalla Giudice Immacolata Iadeluca presso il Tribunale del capoluogo piemontese, mette il sigillo su una vicenda che si è consumata in tempi record. Tuttavia, i complici dell’imputato sono riusciti a far perdere le proprie tracce e risultano tutt’ora a piede libero.

La condanna non ammette la sospensione della pena e arriva nonostante il tentativo di risarcimento avanzato dal difensore dell’imputato. La decisione è stata influenzata da un insieme di circostanze aggravanti, tra cui la recidiva e una breve ma significativa fuga estemporanea dai domiciliari, avvenuta pochi giorni prima dell’udienza di oggi e che ha inevitabilmente pesato sulla scelta della Giudice di disporre il carcere nei confronti dell'imputato.

I fatti in questione risalgono alla notte del 12 novembre, quando intorno alle 3:30 del mattino, il negozio di articoli elettronici ZedTech in Piazza Rebaudengo a Torino è diventato l'obiettivo di un furto con scasso.

L'azione criminale è stata compiuta da Alessio A. e altri due complici, tutti ripresi dai filmati di sorveglianza. Per poter subentrare all'interno dell'attività commerciale, i tre rapinatori hanno rotto la vetrata e forzato la grata con alcuni cacciaviti e altri strumenti da lavoro. Tuttavia, la loro azione è stata interrotta quasi immediatamente: gli agenti sono intervenuti prontamente, chiamati da un amico dei titolari del negozio che aveva notato qualcosa di anomalo nei pressi del negozio.

L’imputato, nato a Torino nel 1997, dove vive con i genitori, è stato arrestato in flagranza di reato. Al momento del fermo, il giovane non ha opposto resistenza, ed è stato trovato in possesso di due cacciaviti, strumenti utilizzati per lo scasso. I suoi complici, che erano riusciti a rubare diversi modelli di iPhone, sono fuggiti scavalcando i cortili dei palazzi adiacenti, facendo perdere abilmente le loro tracce. Nel tentativo di rompere la vetrata, Alessio A. si è procurato una ferita alla mano ed aveva perso il proprio telefono cellulare all'interno del negozio.

Ciò che ha complicato enormemente la posizione di Alessio A. i è la sua storia giudiziaria. I suoi precedenti penali sono numerosi e gravi nonostante la giovane età. Includono reati contro il patrimonio, rapina in concorso e truffa.

Interrogato, A. ha cercato di ridimensionare la sua partecipazione all’azione. Ha ammesso di aver incontrato casualmente i due soggetti "che conosceva di vista" poco prima del furto. Ha giustificato la sua presenza con l'ammissione di aver bevuto una grande quantità di alcool quella sera.

Il danno totale subito dal negozio, tra merce rubata e danni strutturali, ammonta a 3.500 euro, di cui ben 2.500 euro solo per la vetrina rotta e 1.000 euro per la merce rubata.

Considerato il forte rischio di reiterazione del reato, ma anche la mancanza di resistenza al momento dell'arresto e il comportamento collaborativo tenuto durante il processo per direttissima, la Giudice aveva disposto inizialmente gli arresti domiciliari in attesa del porcesso per rito abbreviato.

Tuttavia, il caso di Anglicani si è ulteriormente aggravato quando il ventottenne è fuggito dai domiciliari a due giorni dal processo, per poi farvi ritorno chiedendo scusa per l'azione sconsiderata. Questa evasione ha costituito un elemento determinante che ha inciso negativamente sulla decisione finale della Giudice.

Il difensore dell'imputato, l'avvocato Federico Rosso, ha tentato diverse strategie per evitare il carcere al suo assistito. In primis si è offerto di contattare la parte offesa, i titolari del negozio, proponendo un risarcimento di 1.000 euro per coprire almeno una parte del danno alla vetrina, nella speranza che i querelanti potessero ritirare la denuncia. Tale offerta, tuttavia, non è mai stata formalmente accettata dai commercianti.

La Giudice Iadeluca, pur riducendo leggermente la richiesta del PM (10 mesi e 400 euro di multa), ha riconosciuto pienamente sia le circostanze aggravanti, inclusa la recidiva (a causa dei numerosi precedenti) sia lo di pena dovuto al rito abbreviato. La sentenza finale, che condanna Alessio A. a 8 mesi di reclusione da scontarsi in carcere, riflette la massima necessità e urgenza di tutelare la collettività dal rischio di reiterazione del reato.

Questo caso rappresenta un esempio concreto dell'efficienza con cui la Magistratura del capoluogo piemontese riesce ad affrontare i reati contro il patrimonio. Dalla rottura della vetrina in Piazza Rebaudengo alla sentenza (ancora appellabile) di condanna, è trascorso un tempo estremamente breve.

La capacità del Tribunale di intervenire in modo rapido e incisivo attraverso il rito della direttissima e i riti alternativi non solo garantisce una risposta immediata alla comunità, ma costituisce anche un deterrente fondamentale. La pronuncia di una sentenza a meno di un mese dai fatti dimostra come la giustizia, quando le prove sono evidenti e l'arresto in flagranza è documentato, possa assolvere velocemente al suo compito, chiudendo prontamente l’iter processuale.

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