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L’uovo Fabergé ingoiato in boutique: il furto più surreale dell'anno

Un ciondolo ispirato a James Bond, tempestato di diamanti e zaffiri, scompare… nello stomaco del sospettato. La polizia lo arresta in negozio e attende che “la natura faccia il suo corso”. Valore stimato: oltre 33.585 dollari neozelandesi. L’oggetto non è stato ancora recuperato.

“Octopussy” all’ora di pranzo: ad Auckland un 32enne ingoia un pendente Fabergé per sottrarlo alla gioielleria

L’uovo Fabergé ingoiato in boutique: il furto più surreale dell'anno

In una vetrina lucidata a specchio nel cuore di Auckland, un lampo di smalto guilloché verde ha catturato lo sguardo di un cliente. Pochi secondi dopo, quel bagliore — un pendente a forma di uovo della maison Fabergé, edizione speciale legata al mondo di James Bond — non era più dove avrebbe dovuto essere. Secondo gli inquirenti si trovava altrove: all’interno del tratto digerente di un uomo di 32 anni. La scena, più adatta alla fantasia cinematografica che alla cronaca, si è consumata nella boutique di Partridge Jewellers su Queen Street, dove la polizia è intervenuta “in pochi minuti”, fermando l’uomo mentre era ancora all’interno del negozio. L’oggetto, valutato 33.585 dollari neozelandesi — circa 19.000 dollari o 16.300 euro — non è stato recuperato. Il sospettato è stato trasferito per accertamenti medici e rimane in custodia, sorvegliato a vista, mentre gli agenti attendono “prove” che potrebbero emergere per vie naturali.

Il gioiello al centro della vicenda è il Fabergé x 007 Special Edition Octopussy Egg Surprise Locket, realizzato in oro giallo 18 carati e smalto guilloché verde, rifinito con 60 diamanti bianchi e 15 zaffiri blu. All’interno, racchiude un polpo in miniatura in oro con occhi di diamante nero. Il design richiama l’estetica dell’uovo che anima la trama di Octopussy (1983), dove un Fabergé falso attraversa aste, sotterfugi e traffici internazionali. In questa edizione contemporanea i richiami alla saga si moltiplicano nei dettagli: persino il gancio rievoca la O del titolo.

Secondo la ricostruzione della polizia neozelandese, il furto è avvenuto il pomeriggio di venerdì 28 novembre 2025; l’indagato è stato arrestato poco dopo all’interno del negozio. Gli atti giudiziari, consultati da alcune testate, formalizzano l’addebito il 29 novembre, differenza che riflette il distacco tra momento del fatto e registrazione dell’accusa. L’uomo è apparso davanti all’Auckland District Court il 29 novembre senza presentare alcuna linea difensiva; la nuova udienza è fissata per l’8 dicembre. Le autorità, tramite l’ispettore Grae Anderson, confermano la sorveglianza continua del sospettato e precisano che “al momento il pendente non è stato recuperato”. Dagli atti emergono altre due contestazioni: il presunto furto di un iPad dallo stesso negozio il 12 novembre e, il giorno dopo, l’appropriazione di lettiera per gatti e antiparassitario da un’abitazione privata per un valore di circa 100 dollari neozelandesi. Anche queste accuse verranno valutate in sede giudiziaria.

Nel film Octopussy, 007 segue la pista di un Fabergé contraffatto per smascherare un traffico di gioielli e un complotto più ampio. Che un gioiello ispirato a quella storia sia diventato protagonista di un furto tanto bizzarro è un cortocircuito narrativo perfetto per i titoli di giornale. Ma oltre l’ironia, il pendente è un oggetto reale e prezioso, parte della collaborazione tra Fabergé e il franchise 007, venduto regolarmente da rivenditori autorizzati e, in Nuova Zelanda, proprio da Partridge Jewellers, dove il prezzo d’esposizione coincide con le valutazioni internazionali di pezzi analoghi.

Fondata nel 1864 e giunta alla sesta generazione, Partridge Jewellers rappresenta un’istituzione della gioielleria neozelandese, con sedi in varie città e una reputazione radicata nel segmento dell’alta gamma. La catena, tuttora a conduzione familiare, è rivenditore ufficiale di marchi internazionali e ha contribuito a portare nel Paese collaborazioni con maison globali. Su Queen Street, la boutique coinvolta nel furto presidia uno dei tratti commerciali più trafficati della città.

La gestione sanitaria del caso è altrettanto singolare. Quando il corpo del reato coincide con il corpo dell’indagato, i protocolli sono stretti: nella maggior parte dei casi di ingestione di oggetti estranei, se l’elemento è piccolo e non tagliente, prevale l’osservazione clinica in attesa dell’espulsione spontanea. Le complicazioni richiedono imaging radiologico, eventualmente una TAC, o un intervento endoscopico o chirurgico nei casi selezionati. Le linee guida internazionali indicano che circa l’80% degli oggetti che raggiungono lo stomaco passa senza interventi, mentre gli elementi a rischio — come batterie a bottone, magneti multipli o profili taglienti — impongono urgenza e valutazioni invasive. Nel caso del pendente, la lavorazione a reticolo in oro e l’incastonatura di diamanti e zaffiri potrebbero rappresentare un rischio, motivo per cui gli agenti parlano di “monitoraggio continuo” in attesa della “prova” del transito. Una gestione che appare bizzarra ma si colloca perfettamente dentro la letteratura clinica.

Il furto, per quanto surreale, si inserisce nel quadro più ampio dell’aumento dei reati contro il commercio al dettaglio in Nuova Zelanda. Negli ultimi due anni, le segnalazioni di retail crime sono cresciute di circa il 20% tra 2022 e 2023, con quasi 150.000 episodi contabilizzati dalla polizia. Secondo Retail NZ, l’impatto economico complessivo dei crimini al dettaglio si aggira sui 2,6 miliardi di dollari neozelandesi l’anno, con un numero crescente di esercenti che dichiara di esserne stato colpito. Il settore della gioielleria è considerato tra i più vulnerabili per la facilità di occultamento di oggetti di valore elevato. Parallelamente cresce l’uso di tecnologie di prevenzione, dalla videosorveglianza all’ANPR, e la registrazione sistematica degli episodi su piattaforme dedicate. Che un pendente Fabergé venga sottratto tentando di farlo sparire nel corpo non è solo una bizzarria: è anche il sintomo di un contesto in cui alcuni autori di reati sperimentano modalità sempre più imprevedibili per aggirare i controlli.

Il valore del pendente non è solo economico ma anche culturale. La firma Fabergé, erede della tradizione degli zar; la collaborazione con 007, che attinge a un immaginario globale; e la rarità relativa dell’oggetto determinano un prezzo coerente con il mercato internazionale, dove pezzi analoghi oscillano tra 20.000 e 22.000 dollari canadesi o statunitensi. Accanto ai pendenti, la linea Fabergé x 007 comprende anche oggetti da scrivania e pièces più grandi: una sovrapposizione che può generare confusione sulle specifiche tecniche circolate online. Per evitare imprecisioni, vengono riportate solo le caratteristiche confermate dell’esatto pendente sottratto.

Sul piano investigativo, il caso rientra nelle dinamiche tipiche del furto in esercizi di alta gamma, dove l’intervento del cosiddetto city beat può risultare decisivo. Qui la sequenza è stata rapida: chiamata del negozio, arrivo delle pattuglie, fermo dell’indiziato, trasferimento in custodia, valutazione medica e convalida in tribunale. La nuova udienza dell’8 dicembre potrà definire la solidità delle ulteriori accuse e chiarire il destino del pendente, assente ingombrante tanto sul piano probatorio quanto su quello assicurativo. Per una realtà come Partridge Jewellers, l’episodio è anche un test reputazionale: documentazione del ciclo di vendita, tracciabilità della merce, protocolli di sicurezza e comunicazione con le autorità diventano elementi determinanti per la fiducia del mercato.

Resta da chiarire in via definitiva la data esatta del furto, oscillante tra il 28 e il 29 novembre a seconda delle fonti; mancano inoltre informazioni sulle condizioni cliniche dell’indagato oltre alla “valutazione medica” e alla sorveglianza in corso; resta infine l’incognita maggiore, il recupero del pendente, essenziale tanto per la prova quanto per la restituzione e l’eventuale perizia sull’integrità dell’oggetto.

La vicenda ricorda quanto siano cruciali i protocolli di esposizione per oggetti iconici, piccoli, preziosi e immediatamente riconoscibili; quanto il confine tra goffaggine e pericolo sia sottile quando si parla di ingestione di corpi estranei potenzialmente taglienti; e quanto la risposta coordinata tra negozi, polizia e magistratura rimanga decisiva in un Paese dove il retail crime cresce e logora la vita degli esercenti. Il furto dell’“uovo” non è solo una curiosità: è un frammento di un quadro più grande, fatto di vulnerabilità, tecnologia, procedure e tentativi sempre più creativi di aggirare il controllo.

Mentre si attende l’udienza dell’8 dicembre, il pendente resta il grande assente. Se e quando riemergerà, sarà accompagnato da una scia di perizie, referti e verbali. Intanto il Fabergé Octopussy Egg Surprise Locket continua a campeggiare nei cataloghi online: oro giallo 18 carati, smalto verde, 60 diamanti, 15 zaffiri, due occhi di diamante nero. Una descrizione che oggi, ad Auckland, somiglia quasi a una scheda clinica. E che ricorda come, a volte, la distanza tra fiction e cronaca sia sottile quanto una maglia d’oro.

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