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Cronaca
01 Dicembre 2025 - 09:59
Assalto “chirurgico” nella galleria: commando blocca l’A2 e fugge con due milioni di euro senza sparare un colpo
Una galleria che diventa un imbuto, il traffico che si ferma come intrappolato in una morsa e un portavalori costretto a cedere in pochi minuti. È la scena che si è consumata questa mattina sulla A2, tra gli svincoli di Scilla e Bagnara Calabra, dove un commando ha messo a segno un colpo da circa due milioni di euro. Un’operazione fulminea, glaciale, che non ha lasciato spazio a reazioni e che riporta al centro del dibattito la fragilità dei trasporti valori nelle tratte più esposte della rete autostradale.
Secondo le prime ricostruzioni della Polizia di Stato, l’azione è scattata all’interno di una galleria scelta con cura: spazio ridotto, scarsa visibilità, difficoltà per i soccorsi di accedere rapidamente. I banditi hanno iniziato disseminando chiodi sull’asfalto e poi incendiando due auto, piazzate di traverso per bloccare la carreggiata e creare una barriera invalicabile. Solo quando la trappola è stata completa il gruppo si è mosso verso il furgone della Sicurtransport, esplodendo alcuni colpi a scopo intimidatorio. Nessun ferito, un dettaglio che testimonia la lucidità e la volontà di portare a termine il colpo senza spargimento di sangue.
La scelta della galleria e la sincronizzazione dell’assalto indicano una pianificazione accurata: conoscere orari, percorsi e tempi di reazione è stato cruciale. Una dinamica che, per modalità e fermezza, richiama operazioni paramilitari più che criminalità comune. Il commando ha agito per isolare l’area, neutralizzare la mobilità del convoglio e garantirsi una fuga rapida, verosimilmente verso i tanti accessi secondari che costellano l’A2 in quel tratto.

I Vigili del Fuoco hanno impiegato tempo per domare le fiamme e rendere nuovamente praticabile la galleria. La carreggiata nord è rimasta chiusa, con rallentamenti e code che hanno messo in ginocchio la circolazione per buona parte della mattinata. I tecnici hanno avviato i rilievi per ricostruire i movimenti del commando e catalogare gli elementi lasciati sulla scena.
Le indagini puntano su più fronti. Le immagini della videosorveglianza lungo il tracciato autostradale e agli svincoli potrebbero offrire dettagli cruciali su veicoli e uomini coinvolti. Gli investigatori analizzano i resti delle auto incendiate, i chiodi utilizzati e la cronologia del traffico precedente e successivo al blocco: un incrocio di dati che potrebbe rivelare il numero del commando e la direzione della fuga. Fondamentale anche la verifica di eventuali basisti o punti d’appoggio logistico nella zona, perché un’azione di questa portata difficilmente può essere improvvisata senza un radicamento operativo sul territorio.
La domanda che circola tra gli inquirenti è se il gruppo abbia precedenti o sia riconducibile a bande note per assalti ad alto rischio. Il modus operandi, infatti, richiama episodi già registrati nel Sud Italia negli ultimi anni, in cui i portavalori sono stati presi di mira con tecniche simili: sbarramenti improvvisi, incendi, uso di gallerie o viadotti come “zone chiuse” e capacità di colpire e sparire in pochi minuti.
Oltre all’indagine sul colpo, l’episodio rilancia la questione più ampia della sicurezza dei trasporti valori. Le gallerie e i tratti montani dell’autostrada del Mediterraneo rappresentano punti critici, dove la mobilità limitata e l’impossibilità di manovra rendono i convogli vulnerabili. Le strategie per ridurre l’esposizione passano da percorsi diversificati a sistemi di comunicazione istantanea, fino a un maggiore pattugliamento nei punti sensibili. Ma il colpo di oggi mostra come gruppi ben organizzati siano in grado di sfruttare anche brevi finestre operative per trasformare un tratto di strada in un imbuto senza vie d’uscita.
Per ora resta la traccia di un assalto perfetto nella sua esecuzione e i numerosi interrogativi che gli investigatori stanno tentando di ricomporre. Una certezza, però, c’è già: il commando ha colpito con competenza, conoscenza del territorio e un sangue freddo che preoccupa, perché dimostra che i trasporti valori, anche con scorte e protocolli, possono diventare bersagli vulnerabili se il contesto permette di bloccare, isolare e colpire.
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