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Cronaca
28 Novembre 2025 - 16:49
Torino piange Diego Portolecchia, il barista del Caffè D’Acaja morto a 43 anni
Un cartello scritto a mano, la serranda abbassata, il silenzio di un quartiere che si scopre improvvisamente più vuoto. «Chiusi per lutto, scusate il disagio». Bastano poche parole per raccontare l’assenza di Diego Portolecchia, 43 anni, barista del Caffè D’Acaja in via Principi d’Acaja 57, morto a causa di un malore improvviso che lo ha portato via alla moglie, ai due figli e a una comunità che in queste ore si stringe nel ricordo.
Portolecchia era un volto familiare per chi ogni giorno entrava nel locale. Non era soltanto il professionista che preparava il caffè “come piace a te”, ma una presenza costante, il sorriso che accompagna la routine, la battuta che alleggerisce la giornata. Nel quartiere lo conoscevano in tanti, e in tanti lo seguivano anche sui social, dove promuoveva il Caffè D’Acaja con creatività, condivisioni quotidiane e filtri di ironia leggera che avevano consolidato un legame forte con i clienti abituali.
Da quando la notizia è circolata, molte persone si sono fermate davanti alla serranda chiusa. Qualcuno ha letto il cartello con lentezza, qualcuno ha scambiato poche parole sottovoce, qualcun altro ha fatto un passo indietro, come se la realtà avesse bisogno di qualche secondo in più per essere accettata. Piccoli gesti che fotografano l’impatto di questa perdita: quando un bar di quartiere funziona davvero, diventa un pezzo di casa, e chi lo anima ogni giorno diventa più di un commerciante. Diventa un riferimento.
Sulle esequie sono circolate due indicazioni: sabato 29 novembre alle 15 nella parrocchia di Santa Maria Assunta, in piazza Boschiassi a Caselle Torinese, e venerdì 28 novembre nella parrocchia di Gesù Nazareno, in via Duchessa Jolanda a Torino. Sono le informazioni diffuse nelle ultime ore, ma in caso di dubbi è consigliabile verificare direttamente con le parrocchie per conferma definitiva.
La morte improvvisa di Portolecchia richiama una verità spesso sottovalutata: la qualità della vita urbana non dipende soltanto dai grandi servizi, ma anche — e forse soprattutto — da quei presidi quotidiani che costruiscono vicinanza, riconoscimento, fiducia. Un bar che accoglie, un barista che ricorda i gusti dei clienti, una porta che apre lo stesso mondo ogni mattina. Sono relazioni semplici, ma solide. Ed è proprio questo a mancare oggi in via Principi d’Acaja: quel filo invisibile che Diego aveva tessuto con gentilezza e costanza, trasformando un locale in un punto d’incontro.
Il quartiere lo saluta così: con una serranda abbassata e un biglietto che dice tutto senza bisogno di aggiungere altro.
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