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Cronaca

Cinque cani ridotti a scheletri tra catene e rifiuti: quando la crudeltà umana supera ogni limite (FOTO)

Un pastore tedesco ridotto alla pelle, meticci feriti e un maremmano tra eternit e rottami: l’OIPA sequestra gli animali e denuncia il proprietario

Cinque cani

Cinque cani ridotti a scheletri tra catene e rifiuti: quando la crudeltà umana supera ogni limite

C’è un limite oltre il quale non si può più parlare di incuria, ma solo di crudeltà. A Guiglia, in provincia di Modena, quel limite è stato superato con una brutalità che lascia indignati. Nel cortile di un’abitazione privata, all’aperto e senza alcun riparo, vivevano cinque cani magrissimi, denutriti, infestati da pulci e zecche, legati e isolati l’uno dall’altro come fossero oggetti da dimenticare. L’intervento delle Guardie Zoofile dell’OIPA di Modena ha messo fine a una situazione che definire drammatica è riduttivo.

Il sopralluogo ha rivelato un quadro aberrante: un pastore tedesco, tre meticci e un pastore maremmano abruzzese costretti a sopravvivere tra sporcizia, ferraglie, rifiuti di ogni genere. Senza acqua adeguata, senza un riparo, senza cure. Il cibo, quando c’era, risultava putrido, inadatto, spesso marcescente. Non stupisce che il pastore tedesco, il più anziano e mansueto, presentasse una magrezza estrema, al limite della cachettia, con evidenti segni di disidratazione e ipotermia. Un cane che, in quelle condizioni, era vivo per miracolo.

Uno dei meticci mostrava una ferita all’occhio destro mai curata, un’infezione che sarebbe bastata a causare sofferenze atroci per settimane. Ancora più sconcertante la condizione del maremmano abruzzese: costretto a muoversi tra rottami pericolosi, tubi, materiali di scarto e persino eternit, viveva con un rigonfiamento sul muso e segni scuri sul collo, il risultato evidente di una detenzione alla catena protratta nel tempo. Nessuno si era mai preoccupato di lui.

Di fronte a un quadro simile, il sequestro era l’unica scelta possibile. I cinque cani sono stati immediatamente sottratti al proprietario e affidati alla struttura canile competente, dove hanno iniziato a ricevere le prime cure veterinarie. Per l’uomo è scattata una denuncia per maltrattamento e detenzione incompatibile con la loro natura. Una denuncia sacrosanta, ma che non cancella i mesi – forse anni – di sofferenze subite da questi animali.

Le Guardie Zoofile dell’OIPA non nascondono l’emozione e la rabbia per ciò che hanno trovato. La coordinatrice provinciale, Sara Ferrarini, ha dichiarato: «Questi cinque cani hanno vissuto in condizioni tremende per troppo tempo, ma nonostante questo continuano a fidarsi dell’essere umano. Ci adopereremo perché trovino tutti una famiglia amorevole, il cui affetto possa ripagare almeno in parte quanto hanno subito».

Parole che colpiscono, ma che mettono anche a nudo una realtà sempre più frequente: animali trattati come scarti, ridotti a sopravvivere in condizioni che nessuna creatura dovrebbe conoscere. Questa storia non riguarda solo la crudeltà di un singolo, ma la responsabilità collettiva di una comunità che deve pretendere controlli, ascolto e interventi immediati quando si parla di vita, sofferenza e dignità.

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