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18 Ottobre 2025 - 11:35
Truffa del “finto nipote” a San Mauro: bottino da oltre 60mila euro
Un telefono fisso che squilla, la voce inconfondibile di un nipote adorato, la notizia che paralizza: “Nonna, mamma deve essere operata d’urgenza a Candiolo”.
Bastano pochi minuti, forse quei secondi tra incredulità e paura, e la trappola scatta.
A San Mauro, una pensionata di 79 anni ha consegnato 13.800 euro in contanti e gioielli per un valore stimato di 46mila euro a una donna spacciatasi per “segretaria del primario”. Alle spalle, con ogni probabilità, una voce riprodotta con intelligenza artificiale. Davanti, il silenzio amaro di chi scopre di essere stato raggirato.
La chiamata arriva sul fisso. Risponde il marito della vittima: dall’altra parte, una voce “identica” a quella del nipote. Il messaggio è preciso e costruito sull’urgenza: la figlia della coppia avrebbe appena fatto una risonanza magnetica all’ospedale di Candiolo, con esito drammatico — un cancro al seno — e la necessità di un intervento immediato. Per rendere il racconto credibile, l’interlocutore afferma di aver già effettuato un bonifico di 27mila euro come acconto per l’operazione, ma che servono altri soldi “subito”, in attesa dell’accredito. In sottofondo, persino una voce femminile in lacrime, spacciata per la figlia. Alla vittima viene intimato di non staccarsi mai dal telefono: un classico meccanismo di pressione psicologica per impedire verifiche con familiari o strutture sanitarie.
Sull'accaduto indagano i carabinieri
Convinta dalla messinscena, la 79enne raccoglie tutto il contante in casa. Non basta. Aggiunge collane, catenine, anelli, orologi, medaglie: “Ho messo tutto in due distinti sacchetti”, racconta. Poco dopo, si presenta all’esterno dell’abitazione una donna che si qualifica come “segretaria del primario”. Ritira il denaro e i preziosi, lasciando una promessa che suona come l’ultimo sigillo al raggiro: “Appena arriva il bonifico, le ridiamo tutto”.
La donna indossava un berretto, occhiali e mascherina chirurgica. Dopo il ritiro, si è allontanata a bordo di un taxi bianco. Un travestimento minimalista, utile a confondere eventuali ricordi e telecamere, ma non tanto da cancellare le tracce lasciate sul percorso della fuga.
La pensionata, sotto shock — “Non mi è rimasto quasi più niente” — si è subito rivolta ai carabinieri della stazione di San Mauro. I militari sono al lavoro per risalire all’identità della truffatrice: potrebbero rivelarsi decisive le immagini della videosorveglianza, soprattutto lungo le direttrici percorse dal taxi. Nelle prossime ore, gli investigatori vaglieranno orari, itinerari e compatibilità con i sistemi di trasporto individuati.
In questo caso, la voce del presunto nipote sembra essere stata replicata, molto probabilmente, con l’intelligenza artificiale. È l’elemento che ha spalancato la porta alla fiducia: un timbro riconoscibile, una confidenza familiare, il dolore evocato dalla malattia. Il meccanismo è noto: urgenza sanitaria, richiesta immediata di denaro, un intermediario “istituzionale” che ritira a domicilio. Non serve il clamore per definire la pericolosità di simili trame: bastano i danni materiali e, soprattutto, lo scempio emotivo di chi si ritrova disarmato davanti alla paura per un proprio caro.
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