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Lutto
01 Settembre 2025 - 06:12
Cuorgnè saluta Paola Piglione in Prete, il sorriso che univa famiglia, lavoro e comunità
Ci sono vite che non cercano i riflettori eppure illuminano una comunità. A Cuorgnè quel punto di luce aveva il nome di Paola Piglione in Prete, 63 anni: mercoledì 27 agosto è morta alle Molinette di Torino dopo una lunga battaglia contro una rara malattia neurologica degenerativa. L’ha affrontata con coraggio, con il pudore delle persone autentiche e con una fede concreta, capace di trasformarsi in gesti.
Paola era conosciuta per il carattere dolce e cordiale, la disponibilità e un sorriso che, dicono in molti, sapeva incoraggiare anche nei momenti più difficili. È una figura di quelle che tengono insieme i fili: la famiglia, il lavoro, la parrocchia, il volontariato. E un ultimo gesto che parla per lei ancora oggi: la donazione degli organi.
Per anni ha gestito un negozio di articoli per l’infanzia nella galleria di via Milite Ignoto, dove nel tempo si sono alternati i supermercati Coop e Conad. Poi il passaggio nell’ufficio della “Prete e Mattea”, ditta di autotrasporti fondata nel 1984 dal marito Roberto Prete insieme allo zio Marcello Mattea, oggi con sede a Ozegna e attiva in tutto il Nord Italia.
Mamma affettuosa di Marco, Andrea e Luca, Paola lascia il marito Roberto — coordinatore degli autotrasportatori di Cuorgnè, che ha riportato in auge la Festa di Sant’Antonio Abate — il fratello Aldo, componente dell’Accademia Filarmonica dei Concordi e anima dei “Trota”, il gruppo di trombe e tamburi reali del Torneo di maggio, con la moglie Laura Ronchietto Silvano, assessore alla Cultura e all’Istruzione di Cuorgnè; i nipoti Rebecca e Pietro. Vicini nel dolore anche la suocera Rita, i cognati Mauro, Paolo e Silvia con le rispettive famiglie.
La parrocchia di San Dalmazzo è stata una seconda casa per lei. Catechista instancabile, Paola ha cucinato per anni alle “baracche” del campeggio di Ceresole Reale, chiamando con orgoglio “i miei bambini” i piccoli e i ragazzi che ha accudito. Faceva parte della cantoria parrocchiale. Anche quando la malattia avanzava, ha testimoniato serenità: una presenza mite, ma capace di tenere insieme persone, generazioni, storie.
Fino all’ultimo ha creduto nella forza della vita, dell’amore e della solidarietà. La scelta di donare gli organi è diventata un messaggio pubblico: un atto che rende concreto quel patrimonio di altruismo coltivato in anni di servizio silenzioso. In un’epoca spesso distratta, sono gesti così a scandire il senso profondo della parola comunità.
I funerali si sono celebrati sabato 30 agosto nella chiesa di San Dalmazzo. Centinaia di persone hanno voluto stringersi alla famiglia. Dopo la funzione, il feretro è stato accompagnato al tempio crematorio di Mappano; le ceneri riposeranno nel cimitero di Corsione d’Asti, suo paese d’origine.
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