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Cronaca
30 Agosto 2025 - 13:44
È un titolo di cronaca che si scrive da solo, purtroppo. Un episodio che racconta l’altra faccia di Torino, quella più buia, che emerge inaspettata anche nelle ore di luce. È successo giovedì 28 agosto, poco dopo le 9 del mattino, in via Cimarosa, nel quartiere Barriera di Milano. Una strada di passaggio, apparentemente normale, trasformata in un teatro di violenza brutale ai danni di una ragazza di appena sedici anni.
Secondo quanto denunciato ai carabinieri, la giovane stava camminando da sola quando tre uomini l’hanno accerchiata, costringendola all’interno di una trappola improvvisata. Non un vicolo nascosto o un parco isolato, ma la quotidianità di un quartiere popolato. Uno degli aggressori l’ha bloccata con forza, iniziando a palpeggiarla e a baciarla contro la sua volontà, arrivando persino a morderle il collo. Un gesto che non è solo violenza fisica, ma anche marchio di umiliazione, segno indelebile di un sopruso che resterà nella memoria della vittima. Nel frattempo, l’uomo le ha strappato di mano il cellulare, mentre un complice cercava di portarle via il portafoglio.
La sedicenne, con un coraggio che difficilmente si può immaginare a quell’età, è riuscita a liberarsi e a urlare. Le sue grida hanno rotto l’indifferenza del mattino, hanno scosso l’aria del quartiere, richiamando sguardi, passi, attenzione. Non è bastato: i tre l’hanno inseguita e insultata, cercando di intimidirla ancora. La svolta è arrivata quando la ragazza ha incrociato la zia, che passeggiava poco distante insieme a un’amica. Le due donne si sono frapposte con decisione, mentre le urla avevano già allertato i residenti. Qualcuno ha preso in mano il telefono e composto il 112.
I carabinieri del nucleo radiomobile sono arrivati in pochi minuti. In quel lasso di tempo, uno degli aggressori aveva tentato di dileguarsi rifugiandosi dentro un negozio di frutta e verdura della zona. Lì è stato sorpreso e arrestato: un giovane di 26 anni, marocchino, senza precedenti, finito in manette con accuse pesantissime che vanno dalla violenza sessuale alla rapina, fino alle lesioni personali.
Gli altri due, invece, sono riusciti a dileguarsi, salendo a bordo di un’auto nera di grossa cilindrata e facendo perdere le proprie tracce. Le indagini proseguono per risalire alla loro identità e per ricostruire nei dettagli i ruoli di ciascuno in questa mattinata che poteva concludersi in maniera irreparabile.
Questa volta la storia non si è trasformata in tragedia grazie al sangue freddo della vittima, al coraggio dei familiari e alla prontezza dei cittadini che hanno reagito. Ma resta una ferita che va oltre l’episodio singolo: quella di una città che, ancora una volta, scopre di non essere sicura neppure nelle ore di luce, in quelle stesse strade dove ogni giorno bambini vanno a scuola, famiglie fanno la spesa, anziani camminano con passo lento.
Barriera di Milano, quartiere che da anni porta addosso etichette scomode legate al degrado e alla criminalità, si ritrova al centro delle cronache. Le domande, però, vanno oltre la geografia urbana: cosa significa per una sedicenne vivere la propria città sapendo che può essere accerchiata e aggredita in pieno giorno? E cosa significa per i torinesi scoprire che neppure il sole garantisce più sicurezza?
L’arresto di un uomo e la fuga di altri due lasciano aperta la riflessione. Perché questa vicenda non è solo un fatto di cronaca nera, ma un campanello d’allarme che riguarda tutti: cittadini, istituzioni, forze dell’ordine. La città ferita chiede risposte, e non soltanto rassicurazioni di rito.
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