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Cronaca

Tragedia sui Sibillini: muore Loredana Trinchieri, anima civica di Rivoli

La 64enne, assistente sociale e già candidata sindaco con Rivoli Città Attiva, è precipitata durante un’escursione sul Pizzo Berro. Una vita spesa per l’impegno sociale e politico, ora spezzata sotto gli occhi del marito

Monti Sibillini, escursionista precipita e muore sul Pizzo Berro: lutto a Rivoli

Loredana Trinchieri

Era un’escursione come tante, un pomeriggio di sole sui Monti Sibillini, in quell’estate che lentamente si avvia a concludersi. Ma su quel sentiero che porta al Pizzo Berro, una montagna impervia e suggestiva, si è consumata una tragedia che ha lasciato senza fiato non solo i familiari e gli amici, ma un’intera comunità. Loredana Trinchieri, 64 anni, originaria di Rivoli, è morta precipitando in un dirupo sotto gli occhi del marito e di altri escursionisti. Un destino crudele, che ha interrotto all’improvviso una vita segnata dall’impegno sociale, civile e politico.

Secondo la ricostruzione dei soccorritori, l’incidente è avvenuto poco dopo le 15 di lunedì 25 agosto. Loredana stava camminando insieme al marito e a due compagni di escursione quando, su un tratto particolarmente esposto del sentiero, ha perso l’equilibrio. È bastato un passo falso, un appoggio malfermo, e il corpo della donna è precipitato per una cinquantina di metri lungo il versante. L’urlo disperato del marito – medico, impotente di fronte a quella caduta – è rimasto sospeso nell’aria, mentre il silenzio irreale della montagna avvolgeva la scena. Inutili i tentativi immediati di soccorso: quando i vigili del fuoco, a bordo dell’elicottero “Drago”, hanno raggiunto la zona e recuperato il corpo, non c’era più nulla da fare.

La notizia ha scosso profondamente Rivoli, la città dove Loredana aveva trascorso gran parte della sua vita e dove era conosciuta per la sua attività instancabile come assistente sociale e volontaria. Chi la conosceva ricorda la sua presenza nelle battaglie civiche, l’impegno per i diritti, la vicinanza alle persone più fragili. Non era una figura qualsiasi: aveva scelto di mettere la propria esperienza al servizio della comunità, e lo aveva fatto anche attraverso la politica.

Nel 2019 si era candidata sindaco con la lista civica “Rivoli Città Attiva”, sostenuta anche da Rifondazione Comunista. Non una candidatura di facciata, ma il tentativo concreto di dare voce a chi chiedeva un’alternativa, di costruire un progetto di città più inclusiva e sostenibile. Per mesi aveva percorso le strade, partecipato a incontri, parlato con i cittadini. Aveva discusso di temi concreti: ambiente, servizi sociali, trasparenza amministrativa, mobilità sostenibile. Temi che per lei non erano slogan, ma questioni reali che toccavano la vita delle persone.

Il risultato elettorale – poco più del 2% dei voti – non rese giustizia alla passione e alla coerenza con cui aveva portato avanti le sue idee. Eppure, chi l’ha incrociata in quella campagna elettorale sa quanto fosse autentico il suo impegno. Non amava i riflettori, ma non arretrava di fronte alle ingiustizie. Tra associazioni, comitati e battaglie ambientali – da Assopace a Legambiente, passando per “Firmato Donna” e il gruppo NoTav di Rivoli – Loredana era sempre lì, pronta a spendersi con generosità.

Con il gruppo civico Rivoli Città Attiva aveva portato avanti proposte concrete per il territorio. Non si limitava alla denuncia, ma cercava soluzioni: sostegno alle famiglie in difficoltà, una gestione più partecipata delle politiche ambientali, la difesa del suolo e del paesaggio. Credeva fermamente che una città dovesse essere costruita dal basso, con il contributo di tutti. Non a caso, il suo modo di fare politica era quello del confronto continuo, della condivisione, della trasparenza. Era capace di ascoltare, qualità rara in un tempo in cui la politica sembra spesso chiusa in se stessa.

Molti ricordano ancora le sue battaglie sul fronte ambientale: la difesa degli spazi verdi, la lotta contro il consumo di suolo, l’impegno per la mobilità sostenibile e per la riduzione dell’inquinamento. Temi che, già allora, erano centrali nel dibattito cittadino, ma che Loredana sapeva collegare con la vita quotidiana delle persone. “Non parliamo di grandi ideali astratti – amava dire – ma della salute dei nostri figli, della qualità dell’aria che respiriamo, dei luoghi in cui viviamo”.

La sua scomparsa improvvisa, in quella cornice selvaggia e maestosa dei Sibillini, sembra quasi un paradosso: una donna abituata a stare “in mezzo”, accanto agli altri, strappata alla vita in un luogo isolato, lontano da tutto. Le immagini del recupero – il corpo issato con il verricello, il marito e i compagni accompagnati a valle dal soccorso alpino – hanno la drammaticità di una scena che nessuno avrebbe mai voluto vedere.

Nelle ore successive all’incidente, sui social e nelle chat di chi l’aveva conosciuta, è esploso un coro di dolore e ricordi. “Una donna speciale, sempre pronta ad aiutare”, scrive qualcuno. “Una combattente, che non ha mai smesso di credere nella giustizia sociale”, aggiunge un altro. Non parole di circostanza, ma testimonianze vive di un affetto reale, che rende ancora più amara la consapevolezza della perdita.

Il marito, che ha visto con i propri occhi la tragedia, resta lacerato da un dolore impossibile da esprimere. Una giornata che doveva essere di condivisione, natura e libertà si è trasformata in un incubo che lo accompagnerà per sempre. E Rivoli, la sua città, si ritrova improvvisamente più povera: non soltanto di una donna, ma di una presenza capace di fare la differenza.

E poi ci sono le associazioni, i comitati, i gruppi con cui ha collaborato negli anni: tutti oggi si ritrovano più soli. Chi ha condiviso con lei assemblee, presidi, iniziative di piazza, racconta di una donna che non alzava mai la voce per protagonismo, ma che sapeva farsi ascoltare con la forza delle argomentazioni e con la coerenza dell’esempio. Non era facile scalfirla: aveva una determinazione silenziosa, quella che non cerca applausi ma ottiene rispetto.

La montagna, quel giorno, non ha restituito la sua bellezza ma il suo lato più crudele. Eppure, forse proprio lì, tra quelle vette che sfidano il cielo, resta sospeso lo spirito di Loredana: quello di chi ha creduto che la vita valga la pena di essere spesa per gli altri, che l’impegno civile sia un dovere prima che una scelta. Una donna che non si è mai arresa, nemmeno di fronte alle difficoltà, e che oggi lascia un vuoto enorme nella comunità che ha sempre servito con dedizione.

Insomma, la sua scomparsa non è soltanto una notizia di cronaca nera. È un colpo al cuore di una città intera. È la perdita di una voce limpida, di una coscienza critica, di una donna che ha incarnato in silenzio – ma con forza – il senso più alto dell’impegno civile. Una vita spesa per gli altri, interrotta nel modo più ingiusto.

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