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Cronaca

Porta Susa, rubata in pieno giorno la bici di Bruno Gambarotta: l’appello del figlio

La due ruote blu navy con inciso il nome dello scrittore e la scritta “Pensieri e Pedali 2011” è stata sottratta in pieno giorno davanti alla stazione. L’appello del figlio Lorenzo: “Aiutateci a ritrovarla”

Porta Susa, rubata in pieno giorno la bici di Bruno Gambarotta: l’appello del figlio

Bruno Gambarotta

Nemmeno Bruno Gambarotta, scrittore, giornalista, volto della televisione e voce ironica e pungente della Torino che non si prende troppo sul serio, è riuscito a sfuggire a quella che ormai è diventata una vera e propria piaga urbana: il furto di biciclette. Giovedì 21 agosto, davanti alla stazione di Porta Susa, in Corso Inghilterra, la sua due ruote è stata rubata in pieno giorno, sotto gli occhi indifferenti della città che corre e che, troppo spesso, non vede.

Non una bici qualsiasi, ma un pezzo della sua storia personale e pubblica. Sul telaio campeggiavano due scritte che la rendevano unica: “BRUNO GAMBAROTTA” e “Pensieri e Pedali 2011”. Era di colore blu navy, con scritte bianche, marce a leva sul manubrio e un portapacchi. Una bicicletta che non poteva passare inosservata, ma che è sparita come tante altre, probabilmente finita nel giro oscuro delle rivendite clandestine.

A raccontare la vicenda è stato il figlio Lorenzo, che ha affidato a Facebook l’appello della famiglia. Sul gruppo “Ladri di bici Torino”, comunità che raccoglie segnalazioni di furti e vendite sospette collaborando anche con la Polizia Municipale, ha scritto: “BICI di mio padre blu navy con scritte bianche con suo nome sopra ‘BRUNO GAMBAROTTA’ (sul tubo obliquo del telaio) e ‘PENSIERI E PEDALI 2011’ (sulla canna). Ha le marce a leva sul manubrio, e il portapacchi. Rubata 2 giorni fa a Porta Susa. Grazie”. Un messaggio semplice, corredato da emoticon, che però racconta un’amarezza profonda: il furto di un oggetto che non ha prezzo sul mercato, ma che vale tantissimo sul piano affettivo.

Perché quella bici era un riconoscimento. Nel 2011 gli era stata regalata nell’ambito dell’iniziativa “Pensieri e Pedali”, come segno di gratitudine verso un cittadino che aveva messo gratuitamente la sua notorietà al servizio delle cause civiche. Da anni, infatti, Gambarotta sosteneva nei suoi racconti, negli articoli e nelle campagne promosse da Comune, Asl e associazioni, l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano. Non un vezzo da scrittore in pensione, ma una scelta di vita coerente: pedalare a Torino, in mezzo al traffico, con la convinzione che la mobilità sostenibile non fosse solo uno slogan, ma una necessità.

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L’episodio mette ancora una volta in luce un problema che a Torino conoscono bene studenti, pendolari e lavoratori: i furti di biciclette. Porta Susa, in particolare, è da tempo una zona ad alto rischio. Le segnalazioni si susseguono di giorno in giorno, con bici tagliate dai lucchetti o portate via con una rapidità che lascia attoniti. Non importa se si tratti di biciclette di grande valore o di mezzi economici: il destino, troppo spesso, è lo stesso. Ed è difficile non leggere in questo fenomeno un segno di degrado urbano che continua a peggiorare.

Che a subirlo sia stato un uomo di 88 anni, un intellettuale che con i suoi libri e la sua ironia ha raccontato la città come pochi altri, colpisce ancora di più. Perché Bruno Gambarotta non è soltanto un autore: è uno di quei torinesi che hanno scelto di restare, di vivere la città ogni giorno, senza mai smettere di osservarla con occhio critico ma affettuoso. Un cittadino che, anche in età avanzata, ha continuato a muoversi su due ruote, senza chauffeur né privilegi, semplicemente pedalando.

Per questo il furto non è soltanto una notizia di cronaca: è quasi una piccola ferita collettiva. Restituire a Gambarotta quella bici significherebbe restituirgli un frammento della sua storia personale, ma anche un simbolo di Torino stessa. Il figlio Lorenzo lo ha spiegato con chiarezza: il valore non è economico, ma affettivo. È il ricordo di un impegno civile, di una testimonianza coerente, di un modo di vivere la città senza mai smettere di crederci.

E allora, mentre il suo appello rimbalza sui social, non resta che sperare che qualcuno riconosca quella bicicletta blu navy con le scritte bianche e la restituisca al legittimo proprietario. Sarebbe un piccolo atto di giustizia, ma soprattutto un gesto di rispetto verso un uomo che ha dato tanto alla sua città e che ancora oggi, nonostante tutto, continua a insegnarci a guardarla con lucidità, ironia e amore.

Insomma, non si tratta soltanto di una bici rubata: si tratta di ridare a Bruno Gambarotta la possibilità di tornare a fare ciò che ha sempre fatto, con la stessa semplicità e la stessa dignità di sempre — salire in sella, e pedalare per Torino.

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