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Cronaca
23 Agosto 2025 - 15:23
Il cadavere di un giovane è stato ritrovato all’alba di venerdì 22 agosto 2025 sull’asfalto, all’incrocio tra corso Regio Parco e via Zanella a Torino. Secondo le prime ricostruzioni, si tratterebbe di uno spacciatore straniero appena diciottenne, morto dopo aver ingerito alcuni ovuli di cocaina. Una fine atroce, che si inserisce in uno scenario già noto alle forze dell’ordine, impegnate da tempo a contrastare lo spaccio diffuso nella zona.
Poche ore prima del ritrovamento, infatti, le volanti della polizia erano intervenute non lontano da lì, all’incrocio con via Pindemonte, a seguito di una segnalazione sulla presenza di pusher. Alla vista delle pattuglie, due ragazzi si erano dati alla fuga: nel tentativo di sfuggire ai controlli, entrambi erano stati visti ingoiare ovuli di droga. Una mossa disperata che spesso si rivela fatale, perché basta la minima rottura di un involucro per scatenare un’overdose letale.
Pochi istanti dopo i due si sono sentiti male: uno è stato soccorso dal 118 e trasportato d’urgenza all’ospedale Giovanni Bosco, dove i medici lo hanno preso in carico e le sue condizioni, pur serie, non destano al momento particolare preoccupazione. L’altro, invece, sarebbe stato caricato in tutta fretta su un’auto da complici o conoscenti. È probabile che, resisi conto della gravità della situazione, lo abbiano abbandonato poco dopo, lasciandolo morire in strada nel luogo dove è stato ritrovato senza vita.
Una dinamica che gli investigatori cercheranno di chiarire nei prossimi giorni, contando soprattutto sulla testimonianza del giovane sopravvissuto, che verrà ascoltato non appena le sue condizioni lo consentiranno. Intanto dalla Questura trapela pochissimo: è stato deciso il silenzio stampa, segno della delicatezza di una vicenda che tocca corde sensibili, tra criminalità, degrado urbano e vite spezzate.
L’episodio richiama alla mente la pratica nota come “body stuffing”, cioè l’ingestione improvvisata di dosi di droga per occultarle al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine. Una pratica simile, ma distinta dal “body packing”, cioè il trasporto pianificato di ingenti quantità di stupefacenti in ovuli sigillati. Nel primo caso, gli ovuli sono confezionati male, spesso alla buona, e quindi molto più pericolosi: basta un attimo, una lacerazione minima, e la sostanza si riversa nello stomaco con conseguenze devastanti.
La cronaca torinese, purtroppo, non è nuova a episodi simili. Solo negli ultimi mesi, la città è stata teatro di operazioni di polizia e carabinieri che hanno smantellato intere reti di spaccio, con arresti multipli e sequestri di decine di dosi. A marzo, dodici persone erano finite sotto misura cautelare per aver messo in piedi un vero e proprio mercato della droga a cielo aperto in via Cesare Balbo, nel quartiere di Santa Giulia. E ancora, l’introduzione delle cosiddette “zone rosse” non ha fermato la circolazione di crack e cocaina: in una sola settimana di controlli erano state fermate e allontanate trentatré persone, diciannove delle quali coinvolte nello spaccio. Ma anche in questi casi, come spesso accade, molti dei fermati sono tornati liberi dopo poche ore, alimentando un senso di impotenza nelle forze dell’ordine e nei cittadini.
Nel quartiere Aurora, a ridosso di corso Regio Parco, le segnalazioni di spaccio continuano a moltiplicarsi, e i residenti parlano di un territorio ormai segnato da degrado e illegalità diffusa. In questo contesto, la morte di un ragazzo appena diciottenne colpisce con una forza ancora più brutale: non solo perché si tratta dell’ennesima vita spezzata troppo presto, ma anche perché dimostra come il sistema criminale coinvolga sempre più giovanissimi, trasformandoli in pedine sacrificabili di un gioco più grande.
La drammatica sorte del giovane trovato in corso Regio Parco è un monito potente, che squarcia il velo sulla realtà dello spaccio a Torino. Una realtà in cui ragazzi poco più che adolescenti finiscono a giocarsi la vita per una manciata di ovuli, mentre i grandi giri criminali restano spesso nell’ombra. E intanto, per strada, resta soltanto un corpo abbandonato, la cui storia racconta molto più di quanto mille comunicati ufficiali potrebbero dire.
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