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Cronaca
23 Agosto 2025 - 14:57
Morto da giorni nell’indifferenza: il corpo di un 76enne trovato in decomposizione in via Gorizia
Il cadavere di un uomo di 76 anni, italiano, è stato trovato nella serata di venerdì 22 agosto 2025 in un appartamento di via Gorizia 190, a Torino. Era in avanzato stato di decomposizione quando i sanitari, arrivati con le ambulanze, hanno aperto la porta assieme agli agenti della polizia. Il medico legale ha subito chiarito che la morte è avvenuta per cause naturali, ma resta l’amaro retrogusto di una tragedia che non riguarda solo il corpo ormai senza vita: riguarda la solitudine, quella che ti inghiotte e ti cancella mentre attorno la città continua a vivere come se nulla fosse.
Per giorni nessuno si era accorto della sua assenza. Non i vicini, non i passanti, non chi condivideva lo stesso pianerottolo. Soltanto l’odore, forse, ha svegliato un sospetto; oppure una telefonata mancata ha fatto scattare l’allarme da parte di un familiare. Ma la verità è che quell’uomo era già morto due volte: prima nell’indifferenza, poi nel silenzio. Quando qualcuno ha bussato alla sua porta, non era più per chiedere come stava, ma per certificare che non c’era più.
Questa è la tragedia della solitudine. Non quella romanzata, non quella dei libri, ma quella concreta, quotidiana, che divora in silenzio intere generazioni. Quanti anziani vivono soli in città come Torino, con i muri dell’appartamento come unici compagni di giornate infinite? Quanti si spengono piano, senza che nessuno si accorga della loro assenza? Non sono domande retoriche: sono ferite aperte nel tessuto sociale.
La morte di questo uomo non ha colpevoli immediati. È vero: il decesso è stato naturale. Ma non c’è nulla di naturale nell’essere dimenticati. Non c’è nulla di naturale nel diventare invisibili, al punto che solo il fetore della decomposizione riesce a riportarti, con violenza, all’attenzione degli altri. È una parabola amara di quello che siamo diventati: comunità che hanno smesso di guardarsi in faccia, condomini dove il saluto diventa un optional, città dove la folla non è più calore ma anonimato.
In fondo, questo corpo senza vita in via Gorizia ci riguarda tutti. Non parla solo di lui, ma di noi. Di come trattiamo chi è fragile, di quanto tempo dedichiamo a chiedere a un vicino se sta bene, di come ci siamo abituati a passare davanti alle porte chiuse senza domandarci chi ci viva dietro. Ogni volta che qualcuno muore così, in silenzio e nella solitudine, è un monito crudele: stiamo lasciando che la disumanità entri nelle nostre case senza fare rumore.
Forse l’uomo di via Gorizia non aveva più grandi legami, forse preferiva vivere in disparte. Ma nessuno merita di morire nell’oblio. Nessuno dovrebbe diventare notizia solo perché il suo corpo è stato trovato troppo tardi. La solitudine non è solo assenza di compagnia: è la misura di quanto abbiamo smesso di prenderci cura gli uni degli altri. E se c’è una lezione in questa morte, è che dovremmo ricominciare da gesti semplici, da uno sguardo, da una parola. Perché la tragedia della solitudine, domani, potrebbe toccare chiunque di noi.
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