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Cronaca

È morta Stella Rimington, la vera “M” di James Bond: fu la prima donna a guidare l’MI5

Figura chiave dell’intelligence britannica, rivoluzionò i servizi segreti rompendo il muro del silenzio e dei pregiudizi. Il suo stile ispirò il personaggio di “M” interpretato da Judi Dench nei film di 007

È morta Stella Rimington, la vera “M” di James Bond: fu la prima donna a guidare l’MI5

È morta Stella Rimington, la vera “M” di James Bond: fu la prima donna a guidare l’MI5

C’era una donna, una donna vera, dietro al volto severo e affascinante di M, la granitica capa dei servizi segreti inglesi interpretata da Judi Dench nella saga di James Bond. Quella donna si chiamava Stella Rimington. E ora che se n’è andata, all’età di 90 anni, il mondo dello spionaggio e del cinema si inchinano di fronte a una figura che ha riscritto le regole senza mai alzare la voce, con lo sguardo sempre fisso sul dovere, sul futuro, sul Paese.

Nata nel 1935 a Londra, educata in una società che relegava le donne a ruoli minori, Stella Rimington non ha mai chiesto il permesso. È entrata nell’MI5 quasi in punta di piedi, in un’epoca in cui “le signore servivano il tè”, non certo la sicurezza nazionale. Eppure, passo dopo passo, dossier dopo dossier, è salita fino alla vetta, diventando nel 1992 la prima donna a dirigere il servizio di intelligence interno britannico.

Stella Rimington

Fu anche la prima a rompere un tabù inviolabile: annunciare pubblicamente l’identità del direttore dell’MI5. Un atto rivoluzionario, di trasparenza, che le valse elogi, critiche, sospetti. Ma Stella andava avanti. Non cercava l’applauso. Cercava la verità, la sicurezza, e – con quel rigore che le donne devono imparare meglio degli uomini – la giustizia.

Nel mondo elegante e crudele delle spie, fu lei a modernizzare i servizi, a puntare sull’analisi, sull’efficienza, sulla cyber intelligence. Portò l’MI5 fuori dalla Guerra Fredda e lo trascinò a forza nel nuovo millennio. Mentre il mondo maschile dei servizi faceva spallucce, lei dimostrava che si poteva comandare senza urlare, si poteva cambiare senza distruggere.

Fu proprio quel suo stile asciutto, autorevole, sobrio e inflessibile a ispirare gli sceneggiatori della saga di James Bond, che le diedero un volto e un nome: M. Con Judi Dench, che della Rimington fu quasi una copia perfetta, dura e umana allo stesso tempo, il pubblico imparò ad amare una donna al comando dei servizi segreti. Ma la vera M era già lì, da tempo, a Whitehall, a costruire il nuovo volto dell’intelligence.

Chi l’ha conosciuta racconta di una donna discreta, poco incline ai riflettori, ma anche ironica e affilata. Dopo il pensionamento scrisse libri, gialli, memorie. Non per vanità, ma per raccontare un mondo che aveva conosciuto da dentro e che pochi saprebbero mai spiegare come lei. “Aprii le porte perché fosse chiaro a tutti che anche una donna può guidare i servizi segreti. Non è una questione di sesso, è una questione di capacità”, diceva.

La sua morte, avvenuta il 3 agosto 2025, segna la fine di un’epoca. Ma non la fine della sua lezione. Oggi le donne che lavorano nei servizi segreti – in Gran Bretagna e nel mondo – camminano lungo una strada che Stella Rimington ha aperto con fatica, tra sospetti e sorrisetti, ma che ha mantenuto dritta fino in fondo. Ha rotto un soffitto di cristallo fatto di segreti, pregiudizi e gerarchie militari.

E oggi, nel salutarla, la vera spia che ispirò M ci ricorda che dietro le quinte della storia si celano figure che non urlano mai, che non compaiono nei titoli dei giornali, ma che con il loro coraggio cambiano tutto.

Addio, Stella. Che il tuo nome, nel silenzio della tua eleganza, continui a brillare nei corridoi dove si decide il destino del mondo. E tra le inquadrature cinematografiche che, forse senza saperlo, ti devono tutto.

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