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Abbatti i cartelli e scappa: l’educazione stradale è morta

Alla rotonda dell’Ipercoop di Cuorgnè una donna travolge la segnaletica e si dà alla fuga. Ma viene rintracciata e multata grazie alle telecamere. Il Comune sbotta: “Ogni giorno un danno. E zero senso civico”

Cuorgnè, incidente allo spartitraffico: automobilista fugge, ma viene rintracciata e multata

Travolge la segnaletica stradale, abbatte i cartelli, poi scappa come se niente fosse. Ma viene beccata. E multata. È successo giovedì mattina sulla rotonda davanti all’Ipercoop. Un’auto centra in pieno i segnali che indicano la direzione per Caselle, Rivarolo, Torino, Ivrea. Il palo si spezza, le lamiere si accartocciano sull’asfalto. Poi il silenzio. L’autrice del danno, residente in un comune vicino, sparisce.

Non una chiamata alla Polizia Municipale. Nessuna segnalazione spontanea. Solo l’ennesima fuga. A rimetterci – come sempre – è il bene pubblico. Ma stavolta le telecamere hanno visto tutto. E grazie alla prontezza degli agenti e alle segnalazioni dei cittadini, la responsabile è stata identificata e sanzionata.

Il Comune, esasperato, pubblica la foto del disastro e affonda il colpo: “Negli ultimi tempi, praticamente ogni giorno, si registra il danneggiamento di un bene pubblico sulle nostre strade o piazze”. Un bollettino quotidiano di piccoli sfregi alla cosa pubblica, come se l’arredo urbano fosse un bersaglio qualsiasi.

E invece no. Non è "solo" un palo. Non sono "solo" dei cartelli. Perché quel cartello serve, e se fosse stato uno stop o un senso unico, il rischio per gli altri automobilisti sarebbe stato ben più grave. “Il loro abbattimento sarebbe stato potenzialmente pericoloso se non prontamente segnalato”, avverte il Comune.

E poi la domanda, secca, diretta: “Perché non presentarsi spontaneamente alla Polizia Municipale e riferire l’accaduto?”Forse per paura. O forse – più semplicemente – per mancanza di rispetto. Perché di fronte a un danno evidente, assumersi le proprie responsabilità sembra essere diventato un gesto rivoluzionario.

E allora sì, lo scrivono nero su bianco: “Ci vorrebbe più educazione stradale, o forse più educazione civica. O educazione e basta”. Tre parole. Bastano queste. Per raccontare una scena che non dovrebbe neppure esistere. E per ricordarci che, se continuiamo a far finta di niente, il primo segnale che stiamo davvero abbattendo... è quello del vivere civile.

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