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Cronaca
02 Agosto 2025 - 16:47
Morto sul lavoro. Ancora uno. Un ragazzo di 21 anni rimasto fulminato su una piattaforma a sei metri da terra, in un cantiere nel centro di Villadossola, nel Verbano-Cusio-Ossola, in piazza della Repubblica.
Stava smontando il ponteggio al termine dei lavori svolti sul tetto e sulla facciata di un condominio di piazza della Repubblica.
Lo fa sapere all'ANSA il sindaco di Villadossola, Bruno Toscani: "Pare che abbia toccato, forse con un polpaccio, un cavo dell'Enel che serve lo stabile, un cavo che non ha a che fare con i lavori nel cantiere" precisa il sindaco.
"I lavori sullo stabile risultano iniziati il 16 giugno scorso e si erano conclusi in anticipo sulla data prevista del 18 agosto".
Sul cantiere c'erano "almeno tre o quattro persone, ma nessun'altra è coinvolta". La vittima risulta avere 21 anni e non, come precedentemente comunicato, 31. Il suo nome è Pashtrik Krasniqi, di origini kosovare. Sarebbe morto sul colpo, dopo avere sfiorato il cavo mentre lo scavalcava.
Sul posto ci sono carabinieri, vigili del fuoco e personale dello Spresal (Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro) dell'Asl Verbanio-Cusio-Ossola. Presente anche il personale dell'Enel per i rilievi e la messa in sicurezza.
L’inchiesta è appena partita, con un altro nome da aggiungere alla lista nera.
Quella lista che Carlo Soricelli aggiorna ogni giorno, ogni maledetto giorno da diciassette anni.
Il suo Osservatorio Indipendente di Bologna è l’unico in Italia che tiene il conto vero: “Da inizio 2025 a ieri, 31 luglio, sono morti 873 lavoratori. Di questi, 621 sui luoghi di lavoro. Ogni sei ore e pochi minuti, un uomo o una donna non torna a casa”. Il 2025 è già l’anno più nero di sempre.
Appena l'altro giorno si celebravano i funerali dei tre operai schiantati al suolo a Napoli: un carrello elevatore si è rovesciato, li ha scaraventati giù per sei piani. Morte istantanea. Il tempo di seppellirli ed è già toccato ad altri due: uno tra Cagliari e l’altro a Bari, precipitati da impalcature. Come se fosse un copione scritto, un eterno ritorno dell’orrore, un girone dantesco dal quale nessuno sembra voler uscire.
La verità è che troppe volte si cade nel silenzio. Nella rassegnazione. Nell’ipocrisia di chi finge di non sapere. “Non c’è il tempo di agganciarsi a una fune”, scrive Soricelli, “e si continua a morire come sessant’anni fa. Tutto questo non è un errore, è una scelta. È lo scambio accettato tra sicurezza e produttività”.
Sotto accusa c’è tutto. A partire dalle leggi. Il Codice Salvini, approvato nel giugno 2023, ha aperto la strada agli appalti a cascata, con il risultato – documentato – di un +15% di morti, soprattutto nei cantieri e nei lavori pubblici. Poi c’è il Jobs Act: da quando è stato smantellato l’articolo 18 nel 2015, l’aumento dei decessi è stato del 43%.
Dentro quei numeri ci sono i volti. I mestieri. Le storie. Il 30% delle vittime aveva più di 60 anni, e di questi il 17% superava i 70. Un terzo erano lavoratori stranieri. Le donne muoiono meno nei cantieri, ma quasi quanto gli uomini mentre si recano al lavoro, spesso correndo tra turni, figli, pulizie e stanchezza. I braccianti schiacciati dai trattori sono stati 94. Gli autotrasportatori morti sono 88. Altri 88 sono collassati per superlavoro: operai, infermieri, medici. Altri 11 sono morti potando alberi. Altri ancora pulendo casa: 48 vittime di infortuni domestici.
“Ogni nome è registrato: età, nazionalità, mestiere, luogo della tragedia. Nessuna voce fuori dal coro, se non la nostra. Nessuna pietà di facciata”, scrive Soricelli.
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