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Giudiziaria
29 Luglio 2025 - 15:03
13 febbraio 2024, durante una protesta pro Palestina
Sono giorni intensi quelli che si stanno vivendo a Torino, dove il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale è impegnato in una lunga serie di interrogatori preventivi per decidere se accogliere o meno le 17 misure cautelaririchieste dalla Procura della Repubblica. Si parla di custodia in carcere, arresti domiciliari, divieto di dimora nel Comune di Torino e obbligo di firma presso la Polizia Giudiziaria, tutte misure che colpiscono soggetti coinvolti – secondo gli inquirenti – in una lunga scia di episodi violenti avvenuti durante manifestazioni di protesta che hanno attraversato la città dal 2 ottobre 2023 al 29 aprile 2024.
Le accuse, gravi, spaziano dalla resistenza aggravata a pubblico ufficiale alla violenza privata aggravata, dal danneggiamento all’inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. La Polizia di Stato della Questura di Torino, sotto il coordinamento della Procura, ha denunciato complessivamente 47 persone. Al momento il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e, come previsto dalla legge, tutti i soggetti coinvolti sono da ritenersi non colpevoli fino a sentenza definitiva.
Gli episodi contestati sono molteplici e si collocano in contesti ben precisi, tutti legati a manifestazioni pubbliche che, in alcuni casi, non erano state preavvisate o si sono svolte in violazione delle prescrizioni imposte dalle autorità.
Il primo episodio risale al 2 e 3 ottobre 2023, in concomitanza con il Festival delle Regioni e delle Province Autonome. A Torino erano presenti il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e altre alte cariche dello Stato. Durante due cortei non preavvisati, i manifestanti – secondo le ricostruzioni degli inquirenti – hanno più volte tentato di forzare i blocchi di polizia attorno all’area della manifestazione istituzionale. Le accuse parlano di aggressioni agli agenti con spinte, calci, sputi, lancio di oggetti e aste di bandiere. Si tratta del primo di una lunga serie di episodi che hanno richiesto il ricorso all’uso della forza pubblica per mantenere l’ordine.
Il secondo episodio porta la data del 17 novembre 2023. A sfilare per le vie della città è un corteo studentesco contro la riforma scolastica del ministro Valditara. Anche in questo caso – secondo quanto documentato – i manifestanti avrebbero violato le prescrizioni imposte dal Questore, impattando contro lo schieramento del Reparto Mobile, che tentava di mantenere il corteo entro i limiti stabiliti. Un contatto fisico che ha innescato ulteriori momenti di tensione.
Ancora più teso il clima il 5 dicembre 2023, quando la protesta ha interessato il mondo universitario. Durante un volantinaggio del Fuan presso il campus “Einaudi”, un centinaio di studenti legati ai collettivi di sinistra avrebbe impedito a una decina di militanti di destra di accedere all’ateneo, costringendo la forza pubblica a frapporsi. Ma lo scontro vero e proprio si sarebbe verificato al momento dell’allontanamento del gruppo di destra: la polizia riferisce di sputi, pugni, calci, spinte e oggetti lanciati contro il reparto, con dieci agenti feriti. Un episodio che ha ulteriormente polarizzato il clima politico in città.
Anche le manifestazioni legate alla guerra in Medio Oriente hanno generato situazioni critiche. Il 13 febbraio 2024, durante una protesta pro Palestina davanti alla sede RAI di via Verdi, i manifestanti hanno nuovamente tentato di sfondare i blocchi delle forze dell’ordine. Il bilancio è pesante: sette feriti tra Polizia e Carabinieri, mezzi danneggiati, e un McDonald’s imbrattato e devastato, con danni stimati in circa 10.000 euro. Un’escalation che secondo l’accusa denota un chiaro intento offensivo, più che simbolico.
Ultimo in ordine di tempo, ma non certo per gravità, è il corteo del 29 aprile 2024, organizzato a Torino durante i giorni del G7 su Clima, Energia e Ambiente ospitato a Venaria. Anche qui, nessun preavviso: il corteo ha attraversato il centro cittadino con l’intento – secondo gli inquirenti – di raggiungere le aree dove alloggiavano le delegazioni internazionali. Tre agenti del Reparto Mobile feriti, un mezzo di servizio danneggiato, aste usate come oggetti contundenti, sputi e calci agli agenti: il copione si ripete, con Torino ancora una volta teatro di scontri.
Ora spetterà al GIP valutare, caso per caso, le richieste della Procura. Gli interrogatori sono in corso e ogni posizione sarà valutata singolarmente. L’esito non è scontato: la concessione di una misura cautelare richiede non solo gravi indizi di colpevolezza, ma anche la presenza di esigenze cautelari concrete e attuali, come il pericolo di fuga, di reiterazione del reato o di inquinamento probatorio.
In attesa della decisione del giudice, il dibattito pubblico resta acceso. Alcuni vedono in queste manifestazioni un legittimo esercizio del dissenso che avrebbe oltrepassato i limiti solo in minima parte. Altri denunciano una deriva antagonista e violenta, che nulla avrebbe a che fare con la libera espressione del pensiero.
Ma per ora, il fascicolo resta nelle mani della giustizia, e sarà essa – come sempre – a dover stabilire la verità dei fatti e le responsabilità individuali.
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