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Cronaca
21 Luglio 2025 - 00:47
Marco Massola
Le profondità della terra non perdonano, ma chi le esplora conosce i rischi e affronta ogni discesa con rispetto e coraggio. È ciò che ha fatto anche Marco Massola, 63 anni, canavesano di Barbania, impiegato alla Suzuki di Robassomero, padre di famiglia e figura di riferimento nella comunità speleologica piemontese. È lui il protagonista, suo malgrado, della lunga e complessa operazione di soccorso in corso da ieri nell’Abisso di Paperino, una delle cavità più ostiche dell’arco alpino occidentale.
La spedizione in grotta era cominciata come tante altre, con entusiasmo e attenzione, insieme a un gruppo di amici e alla moglie. Intorno a mezzogiorno di domenica 20 luglio, appena mezz’ora dopo l’ingresso nel sistema ipogeo situato a quota 1.870 metri, nella zona della Colla Termini sulle montagne tra Ormea (provincia di Cuneo) e il confine ligure, l’imprevisto: un blocco di roccia si è staccato colpendo violentemente Massola alla testa. Il casco ha evitato il peggio, ma non abbastanza da permettergli di continuare l’esplorazione o di risalire. Immobilizzato, con forti dolori ma sempre cosciente, è rimasto intrappolato a circa 170 metri di profondità, impossibilitato a muoversi.
I suoi compagni, mantenendo sangue freddo, hanno allertato il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), abbandonando la grotta sotto la guida dei tecnici accorsi sul posto. Da quel momento si è messa in moto una macchina operativa imponente e altamente specializzata, che da ore lavora in condizioni proibitive per riportare Marco in superficie.
Le operazioni di recupero si sono rivelate subito estremamente complesse. A rendere tutto più difficile è la morfologia stessa dell’Abisso di Paperino, una grotta verticale che si snoda per circa due chilometri, con pozzi, meandri e passaggi strettissimi, spesso non attraversabili con una barella senza prima modificare fisicamente la conformazione della roccia. I soccorritori, esperti speleologi e tecnici specializzati, sono stati costretti fin da subito a disostruire almeno tre strettoie per poter solo iniziare a pianificare il recupero. Lavorano con strumenti sofisticati: pistoni ad aria compressa, palloncini gonfiabili per spostare porzioni mobili di parete, e – se necessario – anche micro cariche esplosive, sempre con la massima cautela.
Nel frattempo, nel punto in cui si trova Massola, è stata montata una tenda riscaldata per proteggere il ferito dal freddo e dall’umidità della cavità. Un medico specializzato in ambienti ipogei è sceso fino a lui e gli ha somministrato le prime cure, monitorandone le condizioni grazie a strumenti portatili come ecografi e kit da terapia avanzata. La condizione clinica di Massola non è stata resa pubblica nei dettagli, ma da quanto trapela, la gravità dell’infortunio e la difficoltà logistica dell’ambiente rendono l’intervento lungo, delicato e ad alto rischio.
Con il passare delle ore, vista la complessità dello scenario, si è deciso di chiamare rinforzi: squadre specializzate sono arrivate anche da Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto, in un’operazione di solidarietà e cooperazione speleologica nazionale che ha coinvolto decine di esperti e medici.
L’Abisso di Paperino non è un luogo per escursionisti della domenica. Conosciuto dagli anni Ottanta, è una grotta riservata agli speleologi professionisti o altamente esperti, data la profondità superiore ai 400 metri e le severe difficoltà tecniche che presenta lungo tutto il percorso. Si tratta di uno dei sistemi più selettivi del nord Italia, proprio per la continua alternanza di strettoie quasi inaccessibili, passaggi tortuosi e vuoti verticali che richiedono grande preparazione fisica, conoscenza del territorio e materiali all’avanguardia.
Marco Massola, in questo mondo, non era un novellino: era considerato uno dei più esperti speleologi del Piemonte, oltre a essere responsabile della Commissione speleologica del CAI di Lanzo.
“Marco - dice chi lo conosce - è una persona preparata, con anni di esperienza. Ma anche con tutta l’attrezzatura, l’imprevisto può colpire. In grotta non si può mai abbassare la guardia”.
Fuori dalla grotta, intanto, la tensione è palpabile. Amici, colleghi, speleologi e famigliari seguono con apprensione l’evolversi della situazione. I soccorritori lavorano senza sosta, alternandosi nei turni, cercando di guadagnare centimetri tra roccia e umidità, in un ambiente ostile, buio, stretto, che mette alla prova anche i più temprati. L’operazione potrebbe durare tutta la notte e forse anche oltre: ogni dettaglio è cruciale, ogni errore potenzialmente fatale.
Per ora, l’unica certezza è che Massola è vivo, che è assistito e monitorato costantemente, e che oltre cento tecnicistanno facendo tutto il possibile per restituirlo ai suoi cari. Ma il cammino per uscire da quella grotta è ancora lungo, letteralmente e metaforicamente. E la montagna, silenziosa, attende.
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