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Cronaca

Ritrovata la Dacia rubata alla Croce Rossa di Settimo. Abbandonata in corso Emilia a Torino

Dopo il furto nella notte alla sede della Croce Rossa di Settimo Torinese, l’auto è stata rinvenuta a Torino con alcuni danni. La CRI: “Grazie a chi ha aiutato, anche solo con un pensiero”.

Rubata nella notte l’auto della Croce Rossa.

Rubata nella notte l’auto della Croce Rossa.

La Dacia Lodgy rubata ieri notte dalla sede della Croce Rossa Italiana – Comitato di Settimo Torinese è stata ritrovata. Poche minuti fa, la stessa Croce Rossa ha comunicato il lieto fine con un messaggio diffuso sui propri canali: “L’abbiamo ritrovata in corso Emilia a Torino. La stiamo riportando a casa, con qualche danno ma recuperabile. Grazie per tutto quello che avete fatto o anche solo pensato. Buonanotte”.

Si conclude così una giornata di apprensione per i volontari della CRI di Settimo, che avevano denunciato pubblicamente il furto avvenuto nella notte. Il mezzo – una Dacia Lodgy con targa CRI240AD – era stato sottratto proprio dal piazzale della sede del comitato. Da subito era stato lanciato un appello pubblico affinché chiunque avesse visto l’auto segnalasse immediatamente la sua posizione alle forze dell’ordine.

Oltre alla denuncia ufficiale già sporta, la Croce Rossa aveva voluto anche precisare che “Croce Rossa non fa raccolta fondi porta a porta né si presenta a domicilio senza richiesta”, per evitare eventuali truffe compiute a bordo del mezzo rubato.

Il ritrovamento in corso Emilia, a Torino, fa pensare a un furto mordi-e-fuggi, probabilmente legato a un tentativo di utilizzo temporaneo del mezzo, forse per scopi illeciti o semplicemente come veicolo di comodo. I danni riportati non sono stati ancora dettagliati, ma il veicolo sarebbe “recuperabile” secondo quanto riferisce la CRI.

La notizia ha suscitato una reazione di sollievo tra volontari, cittadini e realtà associative locali. In tanti avevano condiviso la segnalazione, dimostrando ancora una volta come la solidarietà possa fare la differenza anche nelle piccole grandi emergenze che colpiscono chi si dedica ogni giorno ad aiutare gli altri.

Una vicenda che si chiude positivamente, ma che lascia aperta una domanda sulla sicurezza delle sedi delle associazioni di volontariato, spesso troppo esposte e senza i mezzi per proteggere ciò che rappresenta per loro uno strumento essenziale di intervento.

 

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