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Cronaca
05 Luglio 2025 - 10:04
Una notte da dimenticare, ma che invece andrebbe ricordata — e scolpita nelle agende di chi amministra — come l’ennesima dimostrazione di una fragilità sistemica che ci trasciniamo dietro da troppo tempo. Tra il 4 e il 5 luglio 2025, le città di Venaria Reale e Moncalieri sono piombate nel buio. Non è un’espressione metaforica: blackout, strade senza luce, frigoriferi spenti, condizionatori in tilt. E cittadini lasciati soli, armati solo di torce e imprecazioni, mentre le linee Enel esplodevano di chiamate allarmate a partire dalle 22:45.
Chi era sveglio ha vissuto ore di tensione e caldo asfissiante. Chi dormiva è stato svegliato dal ronzio delle ventole che si spegnevano, dalle luci che improvvisamente morivano, e da una domanda ricorrente: “È normale vivere così?” A quanto pare sì, perché le soluzioni sono state tampone: generatori esterni montati in piena notte, tecnici al lavoro fino alle 3 del mattino, interventi d’urgenza in via Sauro, via Sciesa, via Trento, corso Matteotti. La normalità, quella vera, è ancora lontana.
Il blackout è stato attribuito all’eccessivo carico energetico dovuto al caldo torrido. Il solito scaricabarile stagionale: fa caldo, la rete collassa. Come se fosse un evento eccezionale che ci coglie di sorpresa ogni anno, sempre a luglio, sempre ad agosto, come se non sapessimo già che le estati sono torride e che le temperature saliranno ancora.
Eppure, le infrastrutture restano quelle di trent’anni fa. La rete elettrica continua a reggersi su una progettazione antica, figlia di un’epoca in cui l’aria condizionata era un lusso e non una necessità. Le città crescono, gli impianti restano. Il risultato? Blackout a macchia di leopardo, disservizi continui, cittadini abbandonati.
Nel dettaglio, a Venaria Reale le zone colpite sono state corso Machiavelli, via Zanellato, corso Garibaldi, via Mensa, via Saragat, mentre a Moncalieri sono finite nel buio intere aree del centro abitato. In via Sauro e dintorni è stato addirittura necessario piazzare un generatore. Altro che smart city, siamo alle prese con la corrente a pedali.
Nel frattempo, da parte delle istituzioni — silenzio. Nessun piano concreto per il potenziamento della rete, nessuna strategia strutturale per affrontare l’aumento prevedibile della domanda energetica estiva, nessuna presa d’atto del fatto che la “resilienza” non è un hashtag da convegno, ma un diritto da garantire.
“È stata solo una notte”, diranno in Comune. Ma una notte senza corrente, in piena estate, per chi vive in un condominio senza ventilazione, per gli anziani, per i neonati, per chi ha dispositivi medici che richiedono energia, è un’emergenza. E lo sarà sempre di più, se non si interviene.
È stucchevole, poi, leggere le solite frasi di circostanza sull’importanza delle energie rinnovabili. Certo che servono, ma servono anche investimenti, progettazione, una visione che non si limiti a mettere toppe ogni volta che qualcosa si rompe. Venaria Reale e Moncalieri non possono diventare i testimoni della transizione fallita.
E che dire dei cittadini? Alcuni hanno dormito con l’angoscia addosso, altri hanno visto le scorte alimentari sciogliersi nei frigoriferi inutilizzabili. C’è chi ha passato ore a telefonare al centralino dell’Enel, ottenendo in risposta la solita voce registrata. Nessuna informazione, nessuna rassicurazione. Solo un silenzio rotto, finalmente, dai motori rombanti di un generatore portato chissà da dove. Un quadretto d’altri tempi, degno di un’Italia arretrata, ma che invece è quella del 2025.
Insomma, basta parole vuote. Serve un piano straordinario per ammodernare la rete elettrica delle nostre città. Serve che si dica chiaramente quali sono le zone a rischio e come si intende intervenire. Serve un impegno concreto, prima che la prossima ondata di calore ci sorprenda, ancora una volta, nel buio.
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