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Torino, notte di follia al Maria Vittoria. Cinque infermieri picchiati: “Mai visto niente del genere”

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Torino, notte di follia al Maria Vittoria. Cinque infermieri picchiati: “Mai visto niente del genere”

Ospedale Maria Vittoria

Una notte da incubo al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria di Torino. Tra urla, inseguimenti, porte sbattute e medici costretti a barricarsi dentro i reparti, si è consumato l’ennesimo episodio di violenza ai danni del personale sanitario. È successo tutto tra lunedì primo luglio e le prime ore del 2. A farne le spese sono stati cinque infermieri, aggrediti brutalmente da un gruppo di persone nel bel mezzo di una faida familiare.

«Lavoro in ospedale da anni, ma una scena così non l’avevo mai vista», racconta una delle infermiere di turno nel reparto di chirurgia. L’inferno comincia quando si presenta un giovane rom con una ferita alla testa, accompagnato dalla madre. «Ci hanno detto che forse era stato colpito con una bottiglia», spiega. Ma non fa in tempo a finire la frase, che l’aria del pronto soccorso si riempie di urla.

Dall’ingresso arrivano altri due ragazzi: trascinano per le braccia un uomo sanguinante. Poco prima, un furgone l’ha investito lungo il controviale di corso Grosseto, sbattendolo contro il muro dell’ospedale. È gravissimo. Pallido. Respira a fatica. L’infermiera corre a cercare una barella, ma viene aggredita dalla madre del primo ragazzo, che in realtà è la moglie dell’uomo ferito.

Siamo nel mezzo di una faida tra clan rom torinesi. Una rissa iniziata qualche ora prima, tra bottigliate e inseguimenti, da corso Grosseto fino a piazza Stampalia. E adesso, tra le corsie di un ospedale, si sta consumando l’ennesimo episodio di violenza urbana.

foto archivio

foto archivio

«È arrivata una mia collega e le hanno tirato uno schiaffo in piena faccia», continua l’infermiera. «Spingevano la barella, ci colpivano senza motivo, e intanto quell’uomo peggiorava visibilmente». E mentre i medici cercano di stabilizzarlo, la situazione precipita. Solo grazie all’arrivo tempestivo della polizia si riesce a procedere con l’intubazione.

Ma non è finita. Durante il trasferimento per la TAC, la moglie dell’uomo si lancia sulla barella, urlando e incitando gli altri a seguirla. Scatta un inseguimento tra i corridoi. «Una mia collega è riuscita a chiudere la porta della radiologia mentre loro cercavano in tutti i modi di sfondarla per entrare».

Serve un secondo intervento delle forze dell’ordine per riportare un minimo di calma.

Cinque infermieri, traumatizzati e con giorni di infortunio, sono stati costretti a tornare a casa. A notte fonda, tra turni scoperti e reparti nel caos, è stato necessario anche l’intervento straordinario della caposala per garantire l’assistenza.

Intanto le indagini sono in mano agli agenti del commissariato Madonna di Campagna. Il pronto soccorso è stato devastato, ma nessun paziente è stato lasciato senza cure. Come sempre, gli operatori hanno continuato a lavorare, nonostante tutto.

E questa, ancora una volta, è la fotografia di un Paese in cui chi salva vite viene pestato. Dove l’ospedale diventa campo di battaglia. Dove si lavora con la paura addosso.

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