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Cronaca

Commesse minacciate, furti a raffica: Lidl Ivrea presenta l’esposto

In aumento la microcriminalità: il supermercato Lidl di Ivrea diventa zona a rischio, scattano le contromisure

Commesse minacciate, furti a raffica: Lidl Ivrea presenta l’esposto

A sinistra Veronica Garbelli, a destra l'assessora Gabriella Colosso

Arrivano da Torino, in treno, senza biglietto e senza timori. Scendono a Ivrea, si muovono in branco, entrano al Lidl di via Sant’Ulderico come se fosse terra di nessuno. Sono giovani, giovanissimi, di origine nordafricana, molti già noti alle forze dell’ordine. Il loro repertorio è ampio: furti, taccheggi seriali, minacce, molestie verbali alle dipendenti, fino all’esibizione di armi giocattolo infilate nei pantaloni per spaventare chiunque osi guardarli storto. Una spirale di microcriminalità aggressiva e reiterata, che da mesi ha trasformato quel supermercato in un far west.

Giovedì scorso, nella Sala Dorata del Municipio, la tensione è arrivata al tavolo delle istituzioni. A confrontarsi, in un incontro già preannunciato, a porte chiuse, sono stati il sindaco Matteo Chiantore, l’assessora al Commercio Gabriella Colosso, e per Lidl Veronica Garbelli (direttrice regionale per Piemonte e Valle d’Aosta) e Daniele Salto (capo area vendite). La priorità, su cui tutti hanno convenuto, è una sola: garantire la sicurezza di chi lavora e di chi entra ogni giorno a fare la spesa.

A premere da settimane sono stati soprattutto i sindacati, in particolare la Filcams CGIL e la UilTuCS, che hanno lanciato l’allarme con lettere, denunce pubbliche, comunicati stampa. Hanno chiesto con forza l’introduzione di una vigilanza armata permanente, presidi più frequenti nei momenti di massima affluenza, personale maschile alle casse nelle ore più critiche, formazione specifica per i lavoratori e coinvolgimento delle istituzioni in un piano coordinato. La CGIL, in particolare, ha inviato una diffida formale a Lidl Italia, al sindaco e alla Polizia municipale, sostenendo che l’azienda stesse operando in violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.

Durante l’incontro, è stato confermato che Lidl intensificherà le misure: i passaggi delle guardie giurate saliranno da uno a due turni al giorno, sempre concentrati nella fascia pomeridiana (dalle 16 in poi), considerata la più delicata.

“Non basta l’assistente alla clientela per scoraggiare chi entra solo per creare disagio”, ha dichiarato l’assessora Colosso, “occorre una presenza forte e visibile, dentro e fuori dal punto vendita”.

Anche l’esterno del supermercato sarà oggetto di interventi: Comune e azienda collaboreranno per potenziare l’illuminazione, eliminare i punti ciechi nella zona dei camion e delle anguriere, e rendere l’area meno favorevole a nascondigli e agguati.

Ma c’è una novità significativa emersa proprio durante il confronto di giovedì: Lidl ha annunciato che depositerà nei prossimi giorni un esposto ufficiale. Una mossa che segna un cambio di passo, un atto formale che serve a mettere nero su bianco le criticità, tutelare il personale e sollecitare una risposta concreta da parte delle autorità di pubblica sicurezza. Una denuncia vera, non simbolica.

Sul fronte istituzionale, intanto, continua a essere in vigore — fino al 31 luglio — la cosiddetta zona rossa istituita dal prefetto Donato Cafagna. Si tratta di una misura straordinaria di presidio rafforzato del territorio, che interessa l’area intorno alla stazione ferroviaria di Ivrea: qui operano, in turnazione coordinata, Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia Locale, Polfer e Guardia di Finanza. In meno di due mesi sono stati controllati 2.550 soggetti e sono stati emessi 112 ordini di allontanamento (Dacur), di cui 32 per reati legati alla droga, 34 per aggressioni e 45 per furti e danneggiamenti. Risultati importanti, che però hanno avuto come effetto collaterale lo spostamento dei balordi oltre i confini del perimetro vigilato.

Così, mentre la stazione è ora sorvegliata speciale, il Lidl  è diventato il bersaglio successivo. Una zona grigia, dove le garanzie si affievoliscono e la sicurezza è lasciata alla buona volontà dell’azienda.

Bene aggiungere che la situazione al Lidl di Ivrea si inserisce in un contesto più ampio di insicurezza urbana, con episodi di microcriminalità che coinvolgono anche altri esercizi commerciali della zona. Ad esempio, il supermercato Pam di Rivarolo Canavese è stato oggetto di una diffida da parte dei sindacati per episodi simili di furti e aggressioni

la lettera

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Non è più solo una questione di birre...

Non è più questione di qualche birra rubata con strafottenza o di piccoli furti consumati tra le corsie. E non si tratta nemmeno di un episodio isolato, come qualcuno potrebbe ancora ostinarsi a credere. Quella che da mesi si sta consumando al supermercato Lidl di via Sant’Ulderico, a Ivrea, è una vera e propria emergenza. Silenziosa, ma esplosiva. Una spirale fatta di minacce, violenze, aggressioni, paure taciute e complicità passiva, che ha trasformato un luogo di lavoro in cui l’unico vero argine alla deriva resta il sangue freddo – e la rassegnazione – di chi ogni giorno si mette la divisa. In tanti li chiamano "maranza", per molti sono solo dei "delinquenti"

A rompere il silenzio è stata la Filcams CGIL di Torino, che il 16 maggio ha formalizzato una diffida contro Lidl Italia S.r.l., indirizzata non solo alla sede legale dell’azienda ma anche al sindaco di Ivrea Matteo Chiantore e al comandante della polizia municipale. A firmarla è Michele Racanelli, funzionario sindacale. Descrive una situazione gravissima, “che non può più essere ignorata”.

“Il personale si è trovato esposto a ripetuti episodi di minacce, aggressioni verbali e fisiche, nonché ad atteggiamenti potenzialmente riconducibili a condotte penalmente rilevanti”, scrive Racanelli. Parole chiare, precise, puntuali. No! Non siamo davanti a singole bravate, ma a un clima generale degenerato, che ha reso invivibile il punto vendita, compromettendo ogni forma di serenità, sicurezza e tutela.

Il riferimento va a una lunga catena di episodi, cresciuti nel tempo per frequenza e violenza. Il supermercato, stando a quel che racconta, sarebbe diventato una meta abituale per soggetti che entrano, provocano, spaventano e spesso se ne vanno senza conseguenze, come se tutto fosse lecito.

Non è solo un problema di ordine pubblico, ma – come sottolinea il sindacato – una responsabilità aziendale in materia di sicurezza sul lavoro, in palese violazione del Decreto Legislativo 81/2008. La tensione è continua, e il pericolo ha ormai travolto ogni routine. Il rischio per l’incolumità fisica e psicologica dei lavoratori è, secondo la CGIL, “inaccettabile”.

Da qui la richiesta di interventi immediati. La CGIL pretende un potenziamento della sicurezza interna, un rafforzamento della videosorveglianza e un presidio delle forze dell’ordine nelle fasce orarie più a rischio. Non solo. Il sindacato vuole anche un’indagine interna, che raccolga le testimonianze dei dipendenti e ricostruisca nel dettaglio cosa sia accaduto – e cosa stia continuando ad accadere – tra quelle corsie.

Lidl aveva dieci giorni di tempo per fornire una risposta formale e documentata. Altrimenti, si legge nella diffida, “ci riserviamo di intraprendere ogni opportuna azione nelle sedi competenti, ivi inclusa la presentazione di un esposto alle autorità giudiziarie e/o agli organi ispettivi preposti”.

Una frase che non lascia spazio a interpretazioni: non si tratta di un appello morale, ma di un atto giuridico. E come tale, impone una reazione.

Un mese fa fece scalpore il blitz di alcuni giovani a volto coperto: entrarono con una pistola (presumibilmente finta) e rubarono birre sotto gli occhi impietriti di lavoratori e clienti. Allora sembrava un gesto isolato. Oggi appare per quello che era: il sintomo più visibile di una patologia più profonda. “Vengono sempre gli stessi, arraffano e se ne vanno”, aveva raccontato una lavoratrice. Una frase che oggi suona come una conferma, non più come un’allarmata impressione.

E non è nemmeno la prima volta che i sindacati alzano la voce. Ad aprile era stato Francesco Sciarra, della Uil, a denunciare lo stato di abbandono vissuto dai dipendenti, soprattutto le lavoratrici, bersaglio preferito di molestie e atteggiamenti sessisti. “Non c’è rispetto verso il personale femminile. La percezione di insicurezza è fortissima”, aveva detto, chiamando in causa l’azienda.

Francesco Sciarra

Francesco Sciarra Uil

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