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Cronaca

Domenica da incubo sui treni: ritardi, panico e zero assistenza

Guasti, incendi e convogli fermi per ore da Verona ad Anagni: passeggeri lasciati senza acqua né informazioni. Italo e Trenitalia nel caos. E il ministro Salvini pensa al Ponte sullo Stretto

Domenica da incubo sui treni: ritardi, panico e zero assistenza

Domenica da incubo sui treni: ritardi, panico e zero assistenza

Non solo il caos aereo, con voli cancellati o dirottati per maltempo o problemi tecnici. Anche chi ha scelto il treno per spostarsi in questa ultima domenica di giugno si è ritrovato nel bel mezzo di una vera e propria odissea. Dalla Lombardia alla Campania, passando per Emilia-Romagna e Lazio, la rete ferroviaria nazionale ha vissuto ore di disagi, rallentamenti, guasti e persino incendi, con migliaia di passeggeri bloccati, informati a intermittenza, spesso lasciati senza assistenza.

La situazione più critica si è verificata nel pomeriggio sull’Alta Velocità Roma-Napoli, dove intorno alle 17 un treno Italo diretto verso sud si è guastato nei pressi di Anagni, nel Frusinate. Il convoglio è rimasto fermo per un lungo periodo, causando ripercussioni a catena sulla circolazione. Se da un lato l’impianto di climatizzazione ha continuato a funzionare evitando un'emergenza sanitaria a bordo, dall’altro i ritardi si sono accumulati ora dopo ora, fino a superare i 120 minuti su alcune corse. La congestione ha colpito non solo i treni Alta Velocità, ma anche Intercity e regionali. Ai passeggeri coinvolti, Italo ha promesso rimborso completo e un voucher del 100% del valore del biglietto. Ma il danno, per molti, era già fatto.

Non è andata meglio nel nodo di Reggio Emilia, sulla direttrice Alta Velocità Milano-Bologna, dove un altro guasto tecnico a un treno Trenitalia ha costretto i gestori a limitare la circolazione. Il bilancio: ritardi fino a 40 minuti su più treni e la cancellazione del Frecciarossa Milano-Pescara delle 17:30 nel tratto Reggio-Bologna.

Nel frattempo, anche Verona è finita nel mirino dei disservizi. A causa di un guasto alla linea nella stazione di Verona Porta Nuova, si sono verificati rallentamenti su molte tratte regionali e nazionali. In alcuni casi i treni hanno accumulato ritardi fino a 90 minuti, con i passeggeri lasciati in attesa sui binari o a bordo di convogli bloccati in linea.

Ma il caso più drammatico è stato segnalato nei pressi di Caianello, in provincia di Caserta, dove un Intercity partito da Napoli e diretto a Frosinone è rimasto bloccato a causa di un incendio lungo la tratta. A denunciare l'accaduto è stato il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, che ha raccolto e diffuso la testimonianza angosciante di una passeggera: “Ci hanno lasciato fermi per oltre un’ora e mezza sotto il sole cocente, senza acqua, senza aria, senza assistenza. Il treno è stato soppresso senza alcuna comunicazione chiara. Ci hanno detto che sarebbe arrivato un altro convoglio per portarci a Venafro, ma era già pienissimo. La gente si è lanciata per salire, ma non c’era spazio, non si respirava”.

Durissima la presa di posizione di Borrelli, che attacca direttamente il governo: “Siamo davanti all’ennesima vergogna. Treni soppressi, zero assistenza, caos e panico. I cittadini vengono trattati senza alcun rispetto. È inaccettabile che il ministro Salvini parli ogni giorno del Ponte sullo Stretto, mentre i viaggiatori italiani vengono lasciati a terra, chiusi nei vagoni, ostaggi dell’inefficienza del sistema ferroviario nazionale”.

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Il paradosso è evidente: mentre si discute di grandi opere faraoniche e si celebrano record di investimenti su infrastrutture ancora da realizzare, il presente è fatto di binari interrotti, convogli in panne, passeggeri esausti e sicurezza ridotta all’osso. Una fotografia impietosa di un Paese che non riesce a garantire neppure il minimo sindacale ai propri cittadini in movimento.

E così, in una domenica d’estate, il treno torna a essere simbolo di un’Italia bloccata, dove i ritardi non sono più eccezioni ma sistema, dove i rimborsi si moltiplicano quanto i disagi, e dove l’“alta velocità” si trasforma – con sempre maggiore frequenza – in alta attesa.

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