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Cronaca
29 Maggio 2025 - 19:31
Uccisa a coltellate davanti alla figlia disabile. Fernanda implora aiuto, ma muore in ospedale
Poco più di un mese. È il tempo trascorso tra il femminicidio di Chiara Spatola – assassinata ad aprile, insieme al fidanzato, dal vicino di casa, poi suicida, a Volvera – e quello di Fernanda Di Nuzzo, 61 anni, accoltellata dal marito a Grugliasco, sempre nel Torinese, ieri sera. A febbraio, sempre per mano del marito, era stata uccisa Cinzia D'Aries, a Venaria Reale. Tre vittime in pochi mesi, nello stesso territorio. Tre nomi che entrano nella lista, sempre più lunga, dei femminicidi in Italia.
Che per Fernanda Di Nuzzo, assistente educativa in una scuola di Torino, non ci fossero speranze, si era capito già ieri sera, quando è arrivata al pronto soccorso dell’ospedale Molinette in arresto cardiaco, per shock emorragico. Aveva perso molto sangue a causa delle ferite profonde all’addome. Operata d’urgenza, i medici sono stati costretti ad asportarle la milza. Non si è mai più risvegliata. Questa mattina, intorno alle 9, è morta.
Nello stesso ospedale, in un altro reparto e piantonato dai carabinieri, c’era anche il marito, Pasquale Piersanti, 61 anni, pensionato, con alcune ferite.
L’aggressione è avvenuta nel pomeriggio di ieri, intorno alle 18.30. Al culmine di una lite, scoppiata nell’appartamento di famiglia al terzo piano di una palazzina in via Moncalieri 47, zona Gerbido, l’uomo ha impugnato un coltello da cucina e ha colpito la moglie con più fendenti all’addome. Davanti alla figlia della coppia, 24 anni, con sindrome di Down, appena rientrata a casa. La coppia ha anche un altro figlio, che però non vive più lì. La ragazza avrebbe cercato di fermare il padre, urlando di smetterla.
Fernanda Di Nuzzo ha tentato di fuggire: è corsa su per le scale, sanguinante, gridando più volte "Aiuto, aiuto!" Poi ha perso i sensi. Accanto a lei, la figlia. Il marito, nel frattempo, si era barricato in casa. È stata proprio la 24enne, ora in stato di shock, a chiamare i soccorsi, aiutata dai vicini. "Papà ha accoltellato mamma", ha gridato. Solo all’arrivo dei carabinieri del Nucleo Radiomobile di Rivoli e Grugliasco l’uomo ha aperto la porta e si è consegnato.
Non è ancora chiaro se Piersanti si sia procurato da solo le ferite, in un tentativo di togliersi la vita, o se siano il risultato di un gesto estremo di difesa da parte della moglie. I carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Paolo Scafi, stanno ricostruendo i momenti dell’aggressione. Non sono ancora noti i motivi della lite. Dai primi riscontri, non risultano denunce o segnalazioni pregresse.
Intanto Grugliasco si prepara a salutare per l’ultima volta Fernanda. Il sindaco Emanuele Gaito ha annunciato il lutto cittadino nel giorno del funerale. Cordoglio anche dal primo cittadino di Torino, Stefano Lo Russo: Fernandalavorava in una scuola della periferia, nel quartiere Mirafiori. "La tragica scomparsa di Fernanda Di Nuzzo ci lascia attoniti e sgomenti" – ha commentato Lo Russo –. "Un altro terribile episodio di femminicidio che ci tocca ancora più da vicino, perché riguarda una persona che lavorava per l’amministrazione comunale, al servizio della nostra comunità".
Anche la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha voluto dedicare un pensiero "alla famiglia e agli amici di Fernanda Di Nuzzo".
Metsola, in visita a Bergamo dopo essere stata proprio ieri a Torino, ha dichiarato: "La sua vita spezzata si aggiunge con dolore e rabbia a quella di tante, troppe donne vittime di femminicidio, come Giulia Cecchettin. Il Parlamento europeo ha già adottato misure concrete contro la violenza di genere, ma è chiaro che non è abbastanza. Continueremo a lavorare senza sosta per garantire che nessuna donna debba più temere per la propria vita".
Aveva ancora il grembiule nel cuore Fernanda Di Nuzzo, 61 anni, maestra d’asilo. Aveva ancora le fiabe sulle labbra, le mani abituate a consolare, il passo lento e premuroso di chi ha trascorso la vita a insegnare l’empatia. Eppure, martedì sera, è stata la vittima di un’atroce verità che nessuna favola aveva mai osato raccontare: quella del male che si consuma tra le mura di casa, dove l’amore dovrebbe proteggere e invece si trasforma in arma.
È morta all’ospedale Molinette di Torino, dopo una notte di agonia, dopo che il marito l’ha colpita con una serie di fendenti all’addome. L’aggressione è avvenuta nel loro appartamento a Grugliasco, sotto lo sguardo attonito della figlia 24enne affetta da sindrome di Down. Un colpo, poi un altro. L’ennesima lite, pare. Lei che cerca la fuga, sanguinante. Le scale del condominio diventano un’invocazione. Qualcuno la sente, la vede, la soccorre. Ma è tardi. Troppo tardi.
Pasquale Piersanti, l’uomo con cui aveva condiviso una vita intera, è rimasto a casa, in stato confusionale. Si è barricato, come a volersi nascondere da sé stesso. Come se chiudendo una porta potesse cancellare il sangue versato. È stato arrestato poche ore dopo dai carabinieri. L’accusa è omicidio. La diagnosi psichiatrica: depressione. Come se potesse bastare a spiegare, a giustificare, a contenere il dolore.
Nessuno dei vicini ha voluto parlare. Non a noi. “Erano persone tranquille”, ha detto qualcuno altrove, ai cronisti appostati fuori dal portone. “Lei era una donna d’oro. Mai un grido, mai una lamentela. Non ci sembrava ci fossero problemi”. Ma il silenzio è spesso l’unico linguaggio di chi soffre davvero. E nessuno ascolta.
Quella che Fernanda ha fatto con le ultime forze è stata una fuga disperata verso la vita. Ma la vita non l’ha aspettata. È morta in ospedale, dopo un intervento disperato che ha comportato anche l’asportazione della milza. Aveva perso troppo sangue. Aveva perso troppo tutto.
Il sindaco Emanuele Gaito, raggiunto dai giornalisti, ha parlato di “una tragedia che colpisce tutta la comunità” e ha ribadito l’importanza dell’educazione al rispetto. Ma quante volte lo abbiamo sentito dire? E quante altre volte lo risentiremo, finché la violenza continuerà a esplodere proprio là dove ci si dovrebbe sentire più al sicuro?
Fernanda lascia anche un altro figlio, che non viveva più con i genitori. E lascia una figlia traumatizzata, spettatrice di un incubo che non svanirà con la luce del giorno. Lascia un’intera classe di bambini che, domani, non troveranno più il sorriso gentile che li accoglieva ogni mattina. Lascia un buco nel cuore della città. Un buco fatto di silenzi, di “non potevamo immaginare”, di “sembravano una coppia come tante”.
Invece non erano una coppia come tante. Erano una delle tante. Una delle troppe. Perché ogni tre giorni in Italia una donna muore per mano di un uomo che diceva di amarla. E ogni volta restiamo a guardare le candele, le panchine rosse, i fiori, gli striscioni con scritto “mai più”.
Fernanda non è un titolo di cronaca. È un grido strozzato. È un appello. È una vita spezzata.
E ora, tocca a noi decidere se restare spettatori o cominciare a vedere davvero.
Sono 3.592 gli orfani minorenni di femminicidio. Il numero è stato dato dalla presidente dell'Osservatorio nazionale indipendente sugli orfani di femminicidio Stefania Bartoccetti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio.
La maggior parte di questi orfani ha un'età inferiore ai 10 anni:
il 67% dei casi riguarda bimbi di età compresa tra 1 e 10 anni con un picco per la fascia di età 1-5 anni. La fascia di età 10-14 anni sembra essere la seconda più colpita da questa tragedia. Per quanto riguarda la fascia di età 15-17 anni, il numero di casi è piuttosto basso rispetto alle altre. Dall'indagine emerge che la regione con il maggior numero di casi totali è la Lombardia (499), seguita dall'Emilia Romagna (452), dalla Campania (377) e dalla Sicilia (325). Quella con il minor numero è la Valle d'Aosta (2), seguita dal Molise (4).
"Siamo riusciti attraverso una indagine giornalistica a raccogliere negli ultimi anni le notizie delle donne morte per omicidio e da lì a ricostruire il numero degli orfani speciali, che sono nell'ambito di quelli considerati minorenni superiori a 3.500 in Italia", ha detto la presidente spiegando che il dato di 3.592 orfani minorenni riguarda il periodo compreso tra il 2018 e il 2022 ed è contenuto in un rapporto dal titolo "Attraverso i suoi occhi". Le informazioni sono state ricavate dalle principali testate giornalistiche italiane con un sistema di intelligenza artificiale usando alcune parole chiave.
Dei 3.592 orfani minorenni: 789 si riferiscono al 2018, 826 al 2019, 689 al 2020, 676 al 2021 e 612 al 2022. "Dal 2019 al 2022 si è verificata - viene evidenziato nel report - una diminuzione costante dei casi. In particolare, nel 2020 c'è stata una diminuzione significativa rispetto all'anno precedente, pari al 16,6%, mentre il 2019 è l'anno in cui si registra il maggior numero di vittime, pari a 826. Al contrario, il 2022 è l'anno in cui si conta il numero più basso, pari a 612". Dal report emerge però che "solo apparentemente i casi sembrano diminuire nel tempo, ma occorre ricordare che questa ricerca si basa sul 'racconto' che stampa e web hanno dato del fenomeno, quindi possono esserci tantissimi altri casi che, se pur denunciati, non sono stati oggetto di articoli".
"Abbiamo la necessità - ha spiegato Bartoccetti - di fornire loro aiuto: sostegno psicologico per restituire loro la fiducia, per riuscire ad intervenire per sanare un dolore così profondo quale la perdita della madre per mano del padre e anche di occuparci delle famiglie affidatarie". Per Bartoccetti "oltre al sostegno legale, psicologico e di accompagnamenti lunghi che vadano nella direzione della cura, un altro aspetto fondamentale sia poter garantire loro un percorso di studi certo".
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