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Cronaca
24 Maggio 2025 - 18:22
Patrizia Alessi, Torino
Torino, ore 21, Corso Giulio Cesare. Non è una scena di un film d’azione. È il solito copione che si ripete. Una rissa violenta, bottiglie brandite come coltelli, cassonetti ribaltati, urla, fughe e il terrore stampato in faccia a chi, semplicemente, stava rincasando. Le volanti della Polizia arriveranno, sì. Ma tardi. Cinque auto, lampeggianti accesi. Quando la tempesta è già passata. O meglio: si è solo spostata un po’ più in là, verso Lungo Dora Napoli.
A raccontare tutto è Patrizia Alessi, capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 7, che da anni documenta, segnala e denuncia ciò che accade in quella porzione di città abbandonata a se stessa, tra il Ponte Mosca e corso Emilia, passaggio obbligato per chi arriva dal centro o da Porta Palazzo e si inoltra verso Barriera. Un territorio che, a sentire le sue parole, “è diventato terra di nessuno”.
Non è la prima volta, e purtroppo non sarà l’ultima. È bastato poco – l’ennesima rissa – per far riesplodere il senso di esasperazione che da mesi, forse anni, covava sotto la cenere. “Tutto è consentito – scrive Alessi – e i cittadini sono sempre più spaventati. Viviamo in un quartiere dove ogni giorno può esplodere la violenza. Basta un pretesto: uno sguardo, una parola sbagliata. E partono i pugni, i calci, le bottiglie spaccate. Il tutto sotto gli occhi di famiglie, bambini, anziani”.
Il tratto di Corso Giulio Cesare oggi è tristemente noto. Non solo per le risse, ma per episodi ben più drammatici. A pochi passi da lì, infatti, risale a meno di un anno fa l’omicidio del giovane Hamza Moutik, 26 anni, accoltellato al petto la sera del 23 agosto 2024, proprio in quella stessa zona. E solo pochi giorni fa, un altro delitto ha scosso la città: in corso Novara, a due isolati di distanza, un’altra morte violenta, ancora sangue sull’asfalto.
"È un circolo vizioso di degrado e impunità", accusa Alessi, che nel suo post pubblicato sui social nomina anche i suoi colleghi di partito Francesco Caria e Domenico Giovannini, con i quali da tempo porta avanti una battaglia che – a giudicare dalle sue parole – si scontra contro un muro di gomma. “Da anni chiediamo un controllo serio sugli affitti delle case fatiscenti. È lì che si annida il disagio, il racket, lo spaccio, l’abusivismo. Ma dalla città non arriva alcuna risposta concreta”.
E in effetti la zona in questione – quella che si estende tra Aurora, Barriera di Milano e le rive della Dora – vive un doppio abbandono: da un lato le istituzioni, che faticano a garantire presenza e sicurezza; dall’altro una percezione pubblica che ha quasi normalizzato l’idea che certi angoli di Torino non siano più frequentabili. “Come si possono percorrere certi marciapiedi in tranquillità? Impossibile. La violenza è ovunque, latente, pronta a esplodere in ogni momento”, scrive ancora la consigliera.
Alessi racconta anche di un incontro avvenuto nei giorni scorsi con il Prefetto Vicario, al quale ha illustrato la situazione di degrado e insicurezza che da tempo attanaglia il quartiere. Non solo per denunciare, ma anche per proporre soluzioni: più controlli, più presidio, più trasparenza su chi occupa certi alloggi, più collaborazione tra Comune, Prefettura e forze dell’ordine.
Ma ciò che emerge dal suo sfogo è un senso profondo di frustrazione: “Siamo stanchi di parole, parole, parole. Il buonismo non ha portato a nulla. Contro i criminali bisogna agire diversamente, con fermezza”. Un messaggio che è anche politico, che si scaglia contro chi – a suo dire – ha voltato lo sguardo altrove, ignorando i segnali.
Eppure, il punto è proprio questo: quanti altri segnali servono prima di agire? Quante altre risse devono esplodere, quanti altri video devono circolare sui social, quante altre persone devono morire o fuggire via da un quartiere che un tempo era popolato da famiglie, negozi, cortili vivi e relazioni di vicinato?
Il video della rissa di ieri – racconta Alessi – è stato girato quando tutto si stava già calmando. Ma anche nella calma, restano i segni della battaglia. I cocci per terra, le urla che rimbombano nei cortili, i vetri spaccati, la paura che si incolla alla pelle.
E mentre la politica si divide tra dichiarazioni e promesse, i cittadini restano soli, a convivere con un degrado che ormai ha il sapore dell’abbandono. Quella Torino che sogna la rinascita tra grandi eventi, vetrine e innovazione, sembra dimenticare i suoi margini. E i margini, quando vengono lasciati soli, si ribellano. O, peggio, si spezzano.
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