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23 Maggio 2025 - 01:09
Agricoltura in ginocchio
Le immagini sono eloquenti: campi di mais rasi al suolo, alberi da frutto spezzati, filari di viti azzerati e frumento già in fase avanzata di maturazione completamente compromesso. La grandinata che tra il tardo pomeriggio del 22 maggio e le prime ore del 23 ha colpito il Torinese pedemontano, dal Canavese al Pinerolese, ha lasciato dietro di sé una scia di distruzione che rischia di compromettere l’intera stagione agricola.
Nella zona di Ivrea, le intense precipitazioni unite a chicchi di grandine di dimensioni anomale – in alcuni casi grandi come palle da ping-pong – hanno spazzato via le coltivazioni di mais, proprio nel momento delicato della crescita primaverile. Lì dove ieri c’erano steli verdi e promettenti, oggi resta solo un tappeto di foglie tritate e fango.
Ma è nel Pinerolese che si registrano i danni più gravi. Qui, la supercella temporalesca ha colpito con particolare violenza i campi di piccoli frutti, le vigne e i frutteti di mele, pere e kiwi in fase di allegagione. Il grano, che aveva appena superato la fase di fioritura, ha perso in molte aree i chicchi in formazione, compromettendo irrimediabilmente la produzione. In alcune zone la grandine è caduta così copiosa da formare veri e propri strati di ghiaccio al suolo, rendendo impossibile anche il semplice accesso ai campi.
“È un disastro su tutta la linea”, raccontano sconsolati molti agricoltori, che in queste ore stanno affollando gli uffici Coldiretti di zona per segnalare l'entità dei danni. Alcuni produttori parlano di raccolti interamente annientati, altri di perdite parziali ma comunque gravi, soprattutto per le aziende più piccole, già messe a dura prova da mesi di maltempo.
Nell' eporediese, già provato dalle esondazioni dello scorso aprile, la nuova ondata di maltempo ha aggravato una situazione economica e produttiva già estremamente fragile. “Ci stavamo riprendendo a fatica dopo le alluvioni, e adesso dobbiamo ricominciare da capo”, commenta un imprenditore agricolo di Loranzè.
Il bollettino dei danni – che già a metà maggio Coldiretti stimava in oltre 3 milioni di euro – è destinato a salire ulteriormente dopo quest’ultimo evento, che conferma il trend climatico estremo di questa primavera fatta di bombe d’acqua, sbalzi termici e grandinate improvvise.
A lanciare un nuovo allarme è Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino: «Sono sempre più urgenti misure di sostegno per aiutare la nostra agricoltura ad affrontare il cambiamento climatico, così come è altrettanto urgente un adeguamento del sistema assicurativo, oggi ancorato a eventi climatici “normali” che non esistono più».
Mecca Cici sottolinea come gli strumenti attuali di tutela assicurativa agricola non siano più adeguati a proteggere le aziende dai danni legati al clima estremo. «Serve un cambio di paradigma. I nostri agricoltori stanno subendo tempeste sempre più violente, imprevedibili e concentrate. Non possiamo più parlare di eccezioni: questo è il nuovo scenario».
La richiesta è chiara: servono fondi immediati, procedure snelle per la dichiarazione dello stato di calamità naturale e una strategia climatica strutturata per difendere un comparto che, solo in Piemonte, vale miliardi di euro e rappresenta un presidio fondamentale per il territorio, l’ambiente e la qualità alimentare.
Nel frattempo, le campagne del Torinese portano ancora i segni visibili dell’ennesimo assalto del cielo. E con l’estate alle porte, l’incubo di nuove ondate di maltempo è tutt’altro che scongiurato.
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