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Scontri e tensioni a Torino: proteste pro Palestina al Salone del Libro e all’università

Sit-in contro Nathan Greppi al Lingotto, poi la denuncia dell’Ugei: “Studenti ebrei aggrediti al Campus Einaudi”. Interviene la politica, clima incandescente nei luoghi della cultura

Scontri e tensioni a Torino: proteste pro Palestina al Salone del Libro e all’università

Scontri e tensioni a Torino: proteste pro Palestina al Salone del Libro e all’università

Sit-in, bandiere, tensioni e denunce. Torino, 15 maggio 2025. È un pomeriggio acceso quello che si consuma tra le pareti del Lingotto e i cancelli dell’Università di Torino. Da una parte, il Salone del Libro, con la sua carica simbolica e culturale; dall’altra, le proteste, i cori, le accuse e le reazioni istituzionali. Il filo conduttore è sempre lo stesso: la questione palestinese e il suo riflesso, ormai esploso, nel dibattito pubblico italiano.

Al Salone, tutto prende avvio durante la presentazione del libro “La cultura dell’odio” del giornalista Nathan Greppi, definito dagli attivisti come “giornalista sionista”. Sei giovani si avvicinano all’ingresso della sala, non entrano, ma srotolano a terra una bandiera palestinese e si siedono in silenzio. È un sit-in breve ma altamente simbolico. Nel frattempo, fuori dai padiglioni del Lingotto, decine di manifestanti si radunano per un presidio convocato dal comitato Torino per Gaza. “È vergognoso che questo accada in un posto che si autodefinisce la punta di diamante della cultura, proprio nel giorno della Nakba”, denuncia una delle partecipanti al presidio, richiamando la ricorrenza dell’esodo forzato dei palestinesi avvenuto nel 1948.

La manifestazione prosegue all’esterno con una battitura sulle recinzioni metalliche e la rottura di alcuni pannelli. Gli agenti del reparto mobile della polizia intervengono per allontanare i manifestanti, mentre la Digos segue da vicino l’evolversi della situazione. Tra i partecipanti, anche membri del Collettivo Universitario Autonomo, di Potere al Popolo e di Rifondazione Comunista. Nessun ferito, ma la tensione è palpabile e si estende anche al dibattito politico, che nel giro di poche ore incendia le dichiarazioni di partito.

Nel frattempo, un altro episodio scuote il mondo accademico. Al Campus Luigi Einaudi, sempre a Torino, scoppia il caso che l’Unione dei Giovani Ebrei d’Italia definisce “un attacco violento e premeditato”. Secondo la loro ricostruzione, un gruppo di attivisti pro Palestina fa irruzione nell’aula dove è previsto l’incontro “Per le università come luogo di democrazia e contrasto all’antisemitismo”, promosso da diverse sigle studentesche. Gli organizzatori parlano di insulti, minacce, sputi e aggressioni fisiche. Un telefono cellulare sarebbe stato anche sottratto. “Hanno cercato di impedirci di parlare, hanno usato la violenza per spegnere ogni tentativo di dialogo”, scrive l’Ugei in una nota.

La Comunità Ebraica di Torino esprime forte solidarietà e profonda preoccupazione per il clima crescente di intolleranza. “Le aule universitarie stanno diventando luoghi dove il libero confronto è soffocato dalla sopraffazione”, si legge nel comunicato. Le tensioni non si limitano al contesto accademico e raggiungono il livello parlamentare.

Roberto Rosso, vicepresidente del Senato per Forza Italia, e Marco Fontana, segretario cittadino del partito, parlano apertamente di antisemitismo tollerato dalla sinistra. “Torino torna ai disonori della cronaca per colpa di chi, sotto la bandiera della libertà di parola, pratica l’intolleranza”, accusano. “Anche al Salone del Libro, se non fosse stato per la polizia, si sarebbe impedita la presentazione di un libro”, aggiungono.

Dure anche le parole di Augusta Montaruli, deputata di Fratelli d’Italia, che definisce le azioni degli attivisti “una vergogna per la città” e punta il dito contro l’amministrazione comunale: “Un sindaco che coccola e premia frange estreme non è in grado di rappresentare la Torino della cultura”. Sotto accusa è la sinistra, “che sfilava con gli stessi collettivi al corteo del Primo Maggio”, chiosa Montaruli.

Torino si risveglia così al centro di uno scontro che ha ormai superato i confini del dibattito politico per investire i luoghi simbolici della cultura e della formazione. La questione israelo-palestinese, con le sue implicazioni internazionali, si riversa tra i banchi dell’università e le sale del Salone del Libro, trascinando con sé rabbia, frustrazione e un livello crescente di polarizzazione. Dove un tempo si discuteva con toni diversi, oggi si fronteggiano cori e insulti, slogan contrapposti, retoriche che si accusano reciprocamente di odio e censura. E resta, sotto la polvere delle polemiche, la domanda su dove finisce la protesta legittima e dove inizia l’intimidazione.

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