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Cronaca
18 Aprile 2025 - 23:43
Marco Morello
Per chi conosce Marco Morello, la notizia della sua scomparsa è stata un colpo al cuore. Non un nome qualunque, non un anziano come tanti: Marco è la corsa, è le salite impossibili, è la fatica che diventa leggenda. E proprio per questo, la sua sparizione improvvisa – avvenuta dopo giorni di maltempo e allerta meteo in tutto il Canavese – ha gettato la comunità di Tavagnasco in un’angoscia profonda, una lunga attesa fatta di silenzi, ipotesi e speranze.
Ore interminabili, durante le quali il paese si è stretto attorno a un solo desiderio: riportare a casa il suo campione. Lo stesso che per decenni ha fatto battere il cuore degli appassionati di corsa in montagna, vincendo sei volte la storica Tavagnasco–Santa Maria Maddalena ai Piani, la gara che tutti conoscono come una delle più dure, più belle, più vere del panorama alpino. La stessa gara che Marco, anche dopo il ritiro dalle competizioni, ha continuato a vivere e sostenere, contribuendo alla sua organizzazione, dando consigli, offrendo la sua esperienza a chi voleva iniziare a correre “in su”.
La notizia del ritrovamento, arrivata nel primo pomeriggio, è stata un sospiro di sollievo, un'esplosione di emozione trattenuta troppo a lungo. Marco Morello è vivo. Confuso, certo. Provato, inevitabilmente. Ma vivo.
Si era allontanato da casa senza lasciare tracce, forse spinto da una scelta istintiva, da un bisogno profondo di solitudine o da uno smarrimento momentaneo. Dopo le piogge intense e i disagi dei giorni precedenti, nessuno era riuscito più a mettersi in contatto con lui. Ed è così che la comunità si è mobilitata, come accade solo quando l’allarme riguarda qualcuno che è parte dell’anima del paese. Sono stati battuti sentieri, scarpate, zone boschive e isolate. A cercarlo c’erano tutti: carabinieri, unità cinofile, volontari, vicini di casa, corridori, amici, giovani e anziani, uniti da un’unica convinzione: Marco va trovato.
Hanno partecipato alle ricerche oltre 30 volontari del paese, con il supporto instancabile dei Carabinieri della stazione di Settimo Vittone, della Croce Rossa di Settimo Vittone, del gruppo AIB Borgofranco Quassolo, delle squadre cinofile della Polizia di Stato, della Protezione Civile Regionale e anche di numerosi volontari giunti dai paesi vicini. Un dispiegamento di forze che ha raccontato meglio di ogni parola quanto Marco sia amato e stimato.
E Marco è stato trovato. Non in cima a una montagna, stavolta. Non tra gli applausi del traguardo. Ma in un angolo di bosco, confuso, ferito e affaticato, come chi ha smarrito la strada ma non ha perso la forza di resistere. Subito soccorso, è stato affidato alle cure dei sanitari. Ora si trova sotto osservazione, circondato da chi non ha mai smesso di cercarlo, di aspettarlo, di sperare.
Il suo ritrovamento non è solo una bella notizia. È un messaggio profondo. È la conferma che certe storie non finiscono con l’ultima corsa o con l’ultima medaglia. Che un campione vero continua a vivere dentro le persone che lo hanno amato, che hanno condiviso con lui fatiche, salite, discese, sorrisi e cadute. Che la montagna, quella vera, sa restituire i suoi figli quando sente che non è ancora tempo di lasciarli andare.
Per Tavagnasco, per il mondo dell’atletica piemontese, per tutti coloro che ricordano le sue imprese accanto a Marco Treves nella “Tre Rifugi Val Pellice”, per chi ha applaudito le sue sei vittorie consecutive sul percorso più tosto delle Alpi, oggi è un giorno di festa. Ma è anche un giorno di riflessione. Perché Marco Morello rappresenta molto più di un atleta: è il simbolo di un'epoca fatta di passione autentica, di competizioni vissute con il cuore prima che con le gambe, di uomini che sapevano trasformare la corsa in un rito.
E oggi, dopo aver temuto di aver perso uno degli ultimi testimoni di quella stagione epica, Tavagnasco si risveglia con la certezza che Marco è ancora con noi. Magari più fragile, forse stanco. Ma ancora capace, con la sua sola presenza, di ricordarci cosa significa avere radici forti, gambe instancabili e un cuore che batte ancora per la montagna.
Un ringraziamento commosso è arrivato dalla famiglia di Marco Morello a tutti coloro che hanno contribuito alle ricerche: cittadini, associazioni, forze dell’ordine, volontari. Una mobilitazione che ha dimostrato cosa può fare una comunità quando si muove per amore e rispetto verso una delle sue figure più amate.
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