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Dormiremo sotto un ponte. E Alpignano ci ignora”

Sfrattati da oltre un anno, abbandonati dopo dodici mesi di aiuti pubblici. Ora vivono per strada, sotto la pioggia. I bambini affidati ai nonni. Il padre ha un lavoro in arrivo, ma nessuno li aiuta. Il Comune? Irreperibile.

Dormiremo sotto un ponte. I nostri figli non vivono più con noi. E Alpignano ci ignora”

Dormiremo sotto un ponte. I nostri figli non vivono più con noi. E Alpignano ci ignora”

Ad Alpignano piove. E non solo in senso meteorologico. Piove disinteresse, piove ipocrisia, piove sopra una famiglia sfrattata più di un anno fa e lasciata ora letteralmente per strada. Piove sul marciapiede del Movicentro, dove Antonio Giallombardo e sua moglie hanno cercato riparo. Con le valigie. Senza coperte. Senza tetto. E soprattutto: senza i loro figli, due bambini di 11 e 7 anni, costretti a vivere separati dai genitori per poter continuare ad andare a scuola. Perché la famiglia non ha più una casa.

Lo sfratto risale al 16 gennaio 2024. Tre avvisi, poi l’esecuzione. Una situazione difficile, legata anche a problemi di salute mentale della madredisturbo bipolare, borderline, depressione, disturbi dell’umore – e alla precarietà economica del padre, muratore. Dopo lo sfratto, il Comune e gli assistenti sociali avevano trovato un alloggio d’emergenza: la Cascina Govean, struttura temporanea per situazioni critiche. Ma solo per i genitori. “I bambini non potevano stare lì, così li abbiamo mandati dai miei genitori, vicino alla scuola”, racconta la donna. Una sistemazione provvisoria, certo. Ma almeno un tetto.

Antonio Giallombardo

Antonio Giallombardo: "Dormiremo sotto un ponte. I nostri figli non vivono più con noi. E Alpignano ci ignora”

Per sei mesi ha pagato l’assistenza sociale, per altri sei mesi il Comune. Un anno esatto di aiuti. Poi, il baratro. “Ci hanno detto che ora dobbiamo arrangiarci. Non c’è più nulla”. Ma se dopo un anno di emergenza non c’è un piano, una prospettiva, una soluzione… allora cos’è questa, se non una condanna alla marginalità?

Antonio dovrebbe iniziare un contratto a tempo indeterminato il 2 maggio. Una rarità, di questi tempi. Un lavoro stabile come muratore. Ma come si fa a lavorare se si vive per strada, senza potersi lavare, riposare, mangiare, vestirsi, vivere? “Abbiamo preso un B&B per due mesi ad Alpignano, lo ha pagato mio marito con i pochi soldi che aveva. Poi basta. Ora siamo in strada”.

La situazione è disperata. Hanno chiamato ovunque, cercando una sistemazione. Tutto pieno. O troppo caro. O fuori zona. E dagli assistenti sociali, l’unica risposta ricevuta è stata: “Dopo Pasqua vedremo”. Ma oggi è il 17 aprile e Pasqua deve ancora arrivare, mentre loro sono già all’addiaccio, cacciati persino dal sottopassaggio della stazione. Come se la povertà fosse una colpa, come se la disperazione dovesse essere punita con l’invisibilità.

Il Comune di Alpignano, intanto, tace. Non una parola, non una visita, non un intervento. Forse troppo occupati a tagliare nastri o a fare post colorati sui social per guardare in faccia la realtà. Una realtà fatta di famiglie che si sgretolano, di minori costretti a vivere lontani dai genitori, di donne con disturbi psichici abbandonate, di uomini pronti a lavorare ma senza un tetto da cui uscire la mattina.

“Aiutateci, fate sapere quello che ci sta succedendo”, scrive la donna in un messaggio che è insieme una richiesta di aiuto e una denuncia pubblica. Perché non si può accettare che una famiglia venga lasciata così, nel nulla, mentre si promette solo che “dopo Pasqua, vedremo”.

Questo non è un caso isolato. È il simbolo di un sistema che non funziona. Un sistema che tollera lo sfratto ma non organizza la rinascita, che promette accoglienza ma distribuisce solo burocrazia, che si appoggia su volontari e non su risposte strutturate.

Eppure, basterebbe poco: una stanza, un tetto, un ponte tra l’aiuto emergenziale e il reinserimento. Antonio ha un contratto alle porte. Sua moglie potrebbe lavorare nelle pulizie. Ma ora vivono con le valigie. E intanto i bambini crescono lontano, senza mamma e papà.

Nel 2025, in provincia di Torino, questo accade davvero. In un Comune che non ha saputo – o voluto – agire. Dove l’assistenza sociale finisce a scadenza. Dove le risposte non arrivano. Dove la dignità viene schiacciata sotto la pioggia.

Alpignano oggi è questa fotografia: due genitori per strada, due figli lontani, e nessuna porta che si apre.

Per chi volesse dare loro una mano mettiamo a disposizione l'email della redazione: media@giornalelavoce.it

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