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Cronaca
03 Aprile 2025 - 22:24
Roberto Giordanelli
Si trovava in un bar del centro di Alessandria, nel tardo pomeriggio di qualche giorno fa. Seduto a un tavolo, intento a leggere il giornale, Roberto Giordanelli, fotografo conosciuto in città, non immaginava certo che l’eco di alcune voci infantili avrebbe scatenato contro di lui una violenza assurda e immotivata.
Tutto comincia con una canzone. Alcuni bambini intonano Bella ciao, il celebre inno della Resistenza, e Giordanelli, istintivamente, si unisce a loro canticchiando il brano. Ma in quel momento, da dietro, lo raggiunge un pugno alla nuca. Una vile aggressione a sorpresa.
“Appena mi sono voltato – ricostruisce Giordanelli in una nota – mi sono sentito afferrare e sono stato colpito da una testata all'occhio sinistro. La stessa persona è stata trattenuta dai presenti, ma ha continuato a insultarmi e a minacciarmi, nel caso avessi chiamato la polizia. Mi diceva: ‘Io sono fascista e tu sei un comunista di merda’”.
Una scena che lascia sgomenti: in un bar del 2025, in una città italiana, si può finire in ospedale per aver cantato una canzone antifascista. E non una qualsiasi, ma Bella ciao, simbolo universale di libertà, resistenza e dignità. Un brano che, in tutto il mondo, accompagna le manifestazioni contro le dittature, le guerre, le oppressioni. E che ancora oggi, a quanto pare, riesce a scatenare l’odio di chi si riconosce apertamente nei valori del fascismo.
Il fotografo, dolorante e sotto choc, si è allontanato ed è andato a sporgere denuncia presso i carabinieri. I medici gli hanno riscontrato una prognosi di dieci giorni per le contusioni riportate, in particolare all’occhio sinistro.
A far discutere è anche il contesto dell’aggressione: secondo alcuni testimoni, Giordanelli ha difficoltà fisiche e non avrebbe potuto difendersi in alcun modo. Il colpo alla nuca, portato alle spalle, e la testata successiva, parlano da soli. Un gesto codardo, figlio di un clima che negli ultimi anni sembra aver sdoganato certe nostalgie.
Non si è fatta attendere la solidarietà politica. Il deputato alessandrino Federico Fornaro (Pd) ha espresso il proprio sostegno al fotografo: “L’auspicio è che le indagini possano portare rapidamente all’individuazione del responsabile di questo comportamento di chiaro stampo fascista, in modo che la giustizia possa fare in tempi rapidi il proprio corso”.
Durissimo anche il commento del sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante (Pd), che ha parlato di “una vigliaccheria tipicamente ideologica”, sottolineando come il fatto che a scatenare l’aggressione sia stato il canto di Bella ciao“completa la gravità del quadro”.
Un’aggressione che va oltre la cronaca nera e assume i contorni di un preoccupante segnale culturale e politico. In un momento in cui la memoria antifascista viene continuamente messa in discussione o banalizzata, episodi come quello accaduto ad Alessandria suonano come un campanello d’allarme. La violenza politica, verbale o fisica, non è mai opinione: è reato.
E se oggi, nel 2025, un cittadino non può più cantare liberamente una canzone come Bella ciao senza finire all’ospedale, allora è il caso che tutti – a partire dalle istituzioni – si interroghino su quale clima si sta alimentando nel Paese.
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