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Cronaca
02 Marzo 2025 - 15:04
al telefono (foto archivio)
A Cuorgnè ci hanno riprovato. Ancora una volta, un truffatore ha tentato di raggirare una cittadina con il solito copione: una telefonata allarmante, un sedicente maresciallo dei Carabinieri e una richiesta di denaro per “salvare” un familiare nei guai.
Questa volta, la vittima designata era una signora del paese che ha ricevuto una chiamata in cui l’interlocutore, con voce grave, le comunicava che il figlio aveva investito una bambina di otto anni in via Tripoli. “Suo figlio ha bisogno di aiuto, dobbiamo risolvere la situazione subito” avrebbe detto il falso carabiniere. A rendere ancora più credibile l’inganno, il truffatore ha citato il nome corretto del ragazzo, che in quel momento non si trovava in casa.
La madre, comprensibilmente spaventata, ha però avuto la lucidità di non farsi trascinare dal panico. Ha risposto che si sarebbe recata immediatamente in Caserma, ponendo fine alla telefonata. Proprio in quel momento, il figlio è rientrato a casa, ignaro di tutto. Pochi istanti dopo, il telefono ha squillato di nuovo: erano ancora loro, i finti carabinieri, pronti a insistere. La donna non ci ha pensato due volte, ha staccato la chiamata e si è recata dai veri Carabinieri per segnalare l’accaduto.
Il Comune di Cuorgnè ha lanciato un nuovo allarme ai cittadini: “Attenzione alle truffe telefoniche, non fatevi ingannare”. Il meccanismo di questi raggiri è sempre lo stesso: sfruttare la paura e l’emotività per spingere le persone a cedere denaro o gioielli, convinti di aiutare un familiare in difficoltà. Ma la realtà è un’altra: nessuna forza dell’ordine chiederà mai soldi per risolvere un incidente o evitare conseguenze legali.
Purtroppo, i truffatori sono sempre più abili nel raccogliere informazioni personali. Grazie ai social network o a banali ricerche online, riescono a ottenere nomi, indirizzi, numeri di telefono e persino dettagli sulla famiglia e le abitudini delle loro vittime. “Non spaventatevi se sanno come si chiama vostro figlio o quale macchina guida. Non significa che siano affidabili” spiegano le forze dell’ordine.
Il consiglio è sempre lo stesso: diffidare, chiudere la chiamata e rivolgersi subito ai Carabinieri. Chi è caduto nel tranello, invece, non deve avere timore di denunciare: “Non siete voi a dovervi vergognare, ma loro”.
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