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Cronaca
26 Febbraio 2025 - 01:25
Ginetto Trabaldo
Il mondo granata è in lutto. Ginetto Trabaldo, il simbolo più autentico del tifo torinista, se n’è andato a 86 anni, lasciando un’eredità incancellabile nel cuore dei tifosi del Torino Football Club. Non era solo un sostenitore, era l’anima della Maratona, il motore di una passione che ha attraversato le epoche, dai tempi del Grande Torino fino ai giorni nostri.
La sua storia è quella di un amore viscerale per il Toro, nato e cresciuto con lui. Quando ancora in Italia non esisteva il concetto di tifo organizzato, Trabaldo e Piero Gay ebbero un’intuizione che avrebbe cambiato per sempre il modo di sostenere una squadra di calcio. Nel 1951 diedero vita al Gruppo Sostenitori Granata, che più tardi divenne Club Fedelissimi Granata, il primo gruppo organizzato di tifosi in Italia. Era l’epoca delle radioline a transistor, delle partite ascoltate con il fiato sospeso, delle domeniche interamente dedicate al Toro. E Ginetto era lì, sempre presente, a trasformare il tifo in qualcosa di più grande, di più potente, in una fede collettiva che univa il popolo granata.
Negli anni ‘70, sotto la sua guida, i Fedelissimi Granata raggiunsero oltre 5.000 soci, con sezioni sparse in tutta Italia e persino all’estero. La Curva Maratona, grazie alle sue idee, divenne un modello di tifo per il mondo intero: coreografie spettacolari, bandiere, striscioni, tutto organizzato con una passione meticolosa. La rivista francese "Onze" la definì la curva più bella del mondo. Ma la vera svolta arrivò nel 1969, quando dal movimento dei Fedelissimi nacque il primo gruppo ultras della storia del calcio italiano: gli Ultras Granata. Un’innovazione assoluta, una mentalità che avrebbe fatto scuola in tutto il Paese. Trabaldo non era solo un tifoso, era un visionario del tifo, un uomo che ha reso il supporto alla squadra una vera arte.
La sua officina in via Foggia a Torino era il santuario del tifo granata. Lì dentro si respirava il Toro. Tra bulloni, macchinari e pezzi di motore, c’erano anche sciarpe, bandiere, fotografie, cimeli di un passato glorioso. Non era raro trovarci giocatori, giornalisti e, ovviamente, decine di tifosi, giovani e meno giovani, che andavano a raccogliere la sua saggezza. Per chi ha vissuto il Torino con il cuore, Ginetto Trabaldo era una figura imprescindibile. Era colui che non mancava mai una trasferta, che riempiva gli stadi con la sua voce, con i suoi cori, con la sua presenza. Perché il Toro, per lui, non era solo una squadra, ma una ragione di vita.
Alla notizia della sua scomparsa, il Torino Football Club ha voluto rendere omaggio a questa figura storica con una nota ufficiale:
"Il Presidente Urbano Cairo e tutto il Torino Football Club sono vicini con affetto alla famiglia Trabaldo nel ricordo di Ginetto Trabaldo, figura cardine nella storia del tifo granata. Fu lui a fondare, insieme a Piero Gay, nel 1951 il Gruppo Sostenitori Granata, in seguito divenuto Fedelissimi Granata, primo gruppo organizzato di tifosi d'Italia. Alla famiglia, agli affetti più cari e ai tanti amici il profondo cordoglio e il caloroso abbraccio del mondo granata".
Un messaggio che racchiude il sentimento di migliaia di tifosi, quelli che sanno cosa significhi davvero essere granata. Perché il Toro non è solo una squadra di calcio, è una filosofia di vita, un modo di esistere, un attaccamento che resiste a qualsiasi difficoltà.
Con Ginetto Trabaldo se ne va un pezzo della storia del Toro, ma il suo spirito resterà per sempre nei cuori di chi ama questi colori. La Curva Maratona porterà avanti il suo lascito, i cori continueranno a riecheggiare, le bandiere sventoleranno ancora, perché il suo sogno non morirà mai. E anche se oggi la sua voce non si alza più nel cielo sopra lo Stadio Olimpico Grande Torino, basterà chiudere gli occhi per sentirlo ancora cantare, ancora urlare il suo amore per il Toro.
Ginetto non era solo un tifoso: era un simbolo, un riferimento, un’icona che non smetterà mai di vivere nella leggenda del Torino.
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