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Cronaca

Strade killer in Canavese: condannati per omicidio due funzionari di città metropolitana

Due ragazzi morirono sul colpo, il terzo rimase gravemente ferito lungo la Sp 222

Strade killer in Canavese: condannati due funzionari di città metropolitana

Un muretto insidioso, una curva nota per la sua pericolosità, una protezione che sarebbe potuta essere installata prima. Due giovani vite spezzate in una domenica drammatica.

Sono questi i nodi centrali del processo che ha visto la condanna a 1 anno e 1 mese di reclusione dell'ingegnere Matteo Tizzani e del geometra Flavio Giai Miniet, funzionari di Città Metropolitana, ritenuti colpevoli della morte di Raffaele Mazzamati, 35 anni, e Debora Biscuola, 18 anni. L'accusa è di omicidio stradale. La sentenza è stata emessa dalla giudice Stefania Cugge del Tribunale di Ivrea.

E' la prima volta che dei funzionari dell'Ente vengono condannati per la carenze di misure di sicurezza lungo le strade.

In aula, durante il processo, l'ex direttore di Città Metropolitana Paolo Foietta, aveva pronunciato parole agghiaccianti: "Bisognava scegliere se rispondere in sede penale o per danno erariale". La  Pm Velentina Bossi durante la sua requisitoria aveva ripetuto le parole di Foietta: "Abbiamo sempre dovuto bilanciare la sicurezza con le ristrettezze economiche e il rischio di sanzioni della Corte dei Conti".

Insomma, la coperta era corta e la consapevolezza del rischio era grande. Quindi si procedeva per emergenza e il parametro era sempre e solo uno: i morti. Se le statistiche indicavano un'alta mortalità in un tratto stradale, si interveniva. Altrimenti si aspettava... E la sentenza di oggi stabiliste che si è aspettato troppo, nel caso della Sp 222 ad Ozegna.

L'incidente avvenne il pomeriggio del 29 ottobre 2017, lungo la SP 222 tra Ozegna e Rivarolo. Mazzamati era alla guida della Fiat Grande Punto, al suo fianco la giovane studentessa dell'Ubertini di Caluso, Debora Biscuola. Sul sedile posteriore si trovava Fabio Giolito, l'unico sopravvissuto, seppur con ferite gravi.

Dopo aver affrontato la curva del Bogo, la vettura perse aderenza, si mise di traverso sulla carreggiata e colpì con la ruota anteriore sinistra un muretto a bordo strada, precipitando nella roggia San Giorgio. Mazzamati e Biscuola persero la vita sul colpo a causa delle terribili fratture craniche, mentre Giolito riportò un grave trauma cranico.

Le indagini hanno evidenziato come la curva del Bogo fosse già nota per la sua pericolosità, con diversi incidenti avvenuti in passato. Solo dopo la tragedia venne installata una barriera di protezione in cemento per impedire nuovi incidenti. Per la Pm Valentina Bossi, i due funzionari di Città Metropolitana non hanno adottato le necessarie precauzioni per garantire la sicurezza della strada, lasciando priva di protezioni la spalletta di calcestruzzo e il muretto, elementi che hanno aggravato la dinamica dell'incidente.

Il processo ha avuto inizio grazie all'esposto presentato dall'avvocato Franco Papotti, per conto del padre di Mazzamati, e al successivo ricorso contro l'archiviazione inizialmente disposta dalla Procura. Solo grazie a queste azioni legali si è arrivati al dibattimento.

Gli avvocati difensori hanno cercato di evidenziare come i due imputati avessero operato con le risorse disponibili e sulla base delle segnalazioni ricevute. L'avvocato Stefano Tizzani, difensore dell'ingegnere Tizzani, ha sottolineato che il suo assistito non aveva avuto un ruolo diretto nella valutazione del rischio per la curva del Bogo, poiché gli interventi su quel tratto erano stati effettuati prima del suo arrivo all'ente nel 2016.

Ha inoltre evidenziato che la gestione delle risorse era vincolata da limiti di bilancio, e che le decisioni sugli interventi venivano prese sulla base di dati statistici, che non indicavano particolari criticità per quel tratto di strada. Secondo la difesa, la curva in questione non rientrava tra le priorità di intervento e non si poteva prevedere l'incidente.

Il Tribunale di Ivrea ha però ritenuto che vi fosse una colpa omissiva da parte degli imputati, condannandoli a 1 anno e 1 mese di reclusione e disponendo il pagamento di una provvisionale di 190mila euro ai familiari delle vittime, costituitisi parte civile con gli avvocati Franco PapottiLeo Davoli, Erika Zanotto e Renato Naretto.

Oltre alla provvisionale, i due imputati dovranno farsi carico del pagamento delle spese di costituzione di parte civile.

Il caso apre una riflessione più ampia sulla responsabilità degli enti pubblici nella gestione della sicurezza stradale. Il verdetto potrebbe rappresentare un precedente importante per future controversie, delineando il confine tra scelte amministrative e responsabilità penale. Nel frattempo, per le famiglie delle vittime, la sentenza rappresenta almeno un primo passo verso la giustizia, anche se il dolore per la perdita resta incolmabile.

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