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Cronaca

Werwolf Division: smantellata cellula neonazista, pianificava un attentato a Giorgia Meloni

Dodici arresti in un’operazione contro un gruppo ispirato alle SS naziste. Obiettivi principali: figure istituzionali di rilievo, tra cui la Presidente Giorgia Meloni, e la destabilizzazione democratica.

Operazione Werwolf: Sventato Attentato Contro Giorgia Meloni e Altri Obiettivi di Alto Profilo

La recente operazione condotta dalla polizia italiana contro la cellula neonazista denominata "Werwolf Division"rappresenta un’importante pagina nella lotta al terrorismo di estrema destra in Italia.

L’intervento, coordinato dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo insieme alla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha portato all’arresto di dodici persone e al sequestro di un arsenale che includeva armi da fuoco, machete e uniformi paramilitari.

Gli accusati, di età compresa tra i 19 e i 75 anni, dovranno rispondere di associazione con finalità terroristiche, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, oltre che di possesso illegale di armi.

Il gruppo, che si rifà ideologicamente all’organizzazione nazista "Werwolf" istituita dalle SS durante la Seconda Guerra Mondiale per compiere azioni di sabotaggio e guerriglia contro gli Alleati, era in una fase avanzata di strutturazione.

Le indagini, iniziate due anni fa, hanno rivelato non solo l’adesione a un’ideologia suprematista e neonazista, ma anche contatti operativi con altre organizzazioni estremiste sia italiane che internazionali. Secondo le forze dell’ordine, la "Werwolf Division" non si limitava alla diffusione di propaganda, ma stava pianificando attentati contro figure istituzionali di alto profilo, tra cui la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Giorgia Meloni

Gli arresti sono stati eseguiti in diverse regioni italiane, e le perquisizioni nelle abitazioni degli indagati hanno portato alla luce un inquietante patrimonio simbolico e materiale: bandiere con svastiche, simboli delle SS, uniformi paramilitari, e un arsenale di armi che sottolinea l’elevato livello di pericolosità del gruppo. Secondo quanto dichiarato dagli investigatori, il piano del gruppo comprendeva non solo attacchi contro obiettivi specifici, ma anche azioni finalizzate a destabilizzare l’ordine democratico attraverso atti di violenza e intimidazione.

Il coordinamento dell’operazione, affidato alle procure di Milano e Roma, ha visto un’intensa collaborazione tra le diverse forze dell’ordine. La procura milanese, in particolare, ha sottolineato come il gruppo fosse capace di attirare giovani attraverso un’efficace strategia di radicalizzazione online, utilizzando piattaforme di messaggistica criptate per evitare il tracciamento e la sorveglianza.

La "Werwolf Division", nelle sue comunicazioni interne, faceva esplicito riferimento all’organizzazione nazista di cui porta il nome, tentando di emulare le tattiche di guerriglia urbana e il clima di terrore evocato durante il periodo nazista. Questo collegamento ideologico, oltre a conferire al gruppo un’identità definita, ha anche contribuito alla costruzione di una retorica violenta e anti-istituzionale. Tra gli obiettivi dichiarati, emergevano “l’annientamento dei traditori della patria” e “la ricostruzione di un ordine basato sulla supremazia della razza”.

Secondo le autorità, tra i materiali sequestrati vi erano anche piani dettagliati di possibili attentati e documenti che elencavano obiettivi specifici, tra cui giornalisti, attivisti e politici.

Tra questi ultimi, il nome di Giorgia Meloni era evidenziato come "prioritario", un elemento che ha ulteriormente rafforzato l'urgenza dell'intervento.

“Non si tratta di fanatici isolati, ma di una cellula ben organizzata e con una struttura definita”, hanno dichiarato gli inquirenti.

L’operazione evidenzia una tendenza preoccupante: l’adesione a ideologie di estrema destra non è confinata a gruppi marginali, ma trova terreno fertile in contesti sociali e culturali più ampi, dove il disagio economico e il malcontento politico vengono sfruttati per alimentare odio e intolleranza. In questo scenario, le forze dell’ordine italiane si trovano a fronteggiare una minaccia in evoluzione, che non si limita alla propaganda ma si traduce in azioni concrete e pericolose.

Mentre le indagini proseguono, emergono dettagli sempre più inquietanti sulla rete di contatti internazionali della "Werwolf Division". Gli inquirenti stanno lavorando per ricostruire i legami con altre organizzazioni europee e americane che condividono la stessa matrice ideologica. Questo aspetto sottolinea la natura transnazionale del fenomeno e la necessità di una risposta coordinata a livello internazionale.

L’operazione non si è limitata a smantellare un’organizzazione, ma ha anche lanciato un messaggio chiaro sull’importanza di vigilare contro l’estremismo e di tutelare la sicurezza democratica del paese.

Tuttavia, resta aperta una domanda cruciale: quanto è diffusa la radicalizzazione di destra in Italia e quali strumenti possono essere adottati per prevenirla? La risposta a questa domanda sarà determinante per evitare che episodi simili si ripetano in futuro.

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