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Cronaca giudiziaria
28 Novembre 2024 - 22:40
Torino, tassista ucciso dopo l'aggressione: due condanne e un processo ancora aperto
La città di Torino è stata sconvolta dalla morte di Pasquale Di Francesco, noto come Lino, un tassista di 63 anni residente a Moncalieri. La sua tragica fine, avvenuta il 22 ottobre 2022 in una clinica di Santena, è stata il risultato di un’emorragia cerebrale causata da un'ematoma cronico. Lino era una figura benvoluta dai colleghi e conosciuto per la sua generosità, ma il suo destino è stato segnato da una violenta aggressione avvenuta quattro mesi prima, coinvolgendo tre giovani con un passato di dipendenza da sostanze stupefacenti.
Il 28 novembre 2024, il tribunale di Torino ha emesso le prime condanne per questa drammatica vicenda. Fabrizio Fierro, 30 anni, torinese, è stato condannato a 4 anni, 10 mesi e 20 giorni per omicidio preterintenzionale. Difeso dagli avvocati Fulvio Violo ed Elisa Annamaria Bossotti, Fierro aveva optato per il rito abbreviato, una scelta che ha ridotto la sua pena. Un altro imputato, coetaneo, è stato condannato a un anno e 5 mesi per rapina, con l'assistenza dell'avvocata Elisabetta Alessandro. La terza imputata, Alessia B., 28 anni, fidanzata di Fierro, è stata rinviata a giudizio e dovrà affrontare un processo ordinario. Recentemente arrestata per il furto di cibo in un supermercato torinese, Alessia continua a dichiararsi innocente rispetto alle accuse per la morte del tassista.
Gli eventi che hanno portato alla morte di Di Francesco iniziarono la sera del 22 giugno 2022. In via Nizza, Di Francesco incontrò Alessia e un altro imputato, che gli chiesero denaro. Secondo gli inquirenti, la donna gli strappò una collanina dal collo. Di Francesco reagì prendendole la borsa, ma il giorno seguente, nella zona del Lingotto, decise di affrontarla per riavere indietro l'oggetto sottratto. L'incontro si trasformò in una spirale di violenza: Fabrizio Fierro lo colpì ripetutamente con calci e pugni, provocandogli un trauma cranico che, quattro mesi dopo, si rivelò letale.
Trasportato inizialmente all’ospedale Molinette, Di Francesco fu dimesso con una prognosi di 15 giorni, ma i dolori persistenti lo portarono a ulteriori ricoveri al Gradenigo e successivamente al Santa Croce di Moncalieri. Le sue condizioni continuarono a peggiorare fino al decesso, il 22 ottobre, attribuito all’emorragia cerebrale causata dall’aggressione. Le indagini, guidate dalla procura di Torino, si concentrarono subito sui tre imputati, già noti alle forze dell’ordine per reati connessi alla tossicodipendenza.
La pubblico ministero Alessandra Provazza aveva chiesto sette anni per Fierro, sostenendo l'esistenza di un nesso diretto tra il pestaggio e la morte del tassista. La difesa, tuttavia, ha cercato di minimizzare le responsabilità del proprio assistito, argomentando che la stessa condizione di tossicodipendenza di Di Francesco avrebbe potuto aggravare le conseguenze del trauma. Una perizia tecnica ha escluso qualsiasi responsabilità da parte del personale medico che ha curato la vittima, confermando che il decesso era legato esclusivamente alle lesioni riportate durante l’aggressione.
Con questa sentenza, la vicenda giudiziaria non è ancora conclusa. Gli imputati condannati potranno ricorrere in appello, mentre il processo di Alessia B. si riaprirà nel novembre 2025. Questo caso, che intreccia violenza, degrado sociale e dipendenze, ha lasciato un profondo segno nella comunità torinese, accendendo il dibattito su come affrontare e prevenire simili tragedie. Intanto, il ricordo di Pasquale Di Francesco resta vivo, simbolo di una vita spezzata dall'ingiustizia e dalla brutalità.
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