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Cronaca
16 Novembre 2024 - 07:39
Clara Marta, Consigliera della Città Metropolitana di Torino e Capogruppo di Forza Italia a Chivasso.
Clara Marta, consigliera della Città Metropolitana di Torino e capogruppo di Forza Italia a Chivasso, ha finalmente tirato un sospiro di sollievo che sa di amara liberazione. Dopo mesi di terrore e segnalazioni che sembravano cadere nel vuoto, il suo persecutore, il 35enne Sudais Konate, è tornato dietro le sbarre. Tuttavia, ciò che è emerso durante il suo arresto ha lasciato la comunità chivassese in uno stato di shock e ha fatto gelare il sangue alla stessa Clara: durante un controllo, è stato trovato in possesso di un coltello a serramanico con una lama lunga 8 centimetri.
Il caso ha origini lontane, risalenti al 2017, quando Clara, allora assessora al commercio di San Raffaele, aveva preso parte a un progetto di integrazione per rifugiati, mossa da un genuino spirito di solidarietà. Tra i partecipanti al corso di lingua italiana che aveva organizzato, si distingueva un giovane ghanese, Sudais Konate, che sembrava desideroso di costruirsi una nuova vita in Italia. Tuttavia, quella che sembrava una storia di speranza e integrazione si è rapidamente trasformata in un incubo per la consigliera.
Poco dopo la conclusione del progetto, Konate ha iniziato a sviluppare un’ossessione morbosa nei confronti della donna che lo aveva aiutato. La sua condotta è diventata sempre più minacciosa, con messaggi e pedinamenti che hanno costretto Clara a rivolgersi alle autorità. Nonostante le ripetute denunce, l’uomo ha continuato a violare ogni misura restrittiva, incluso il divieto di avvicinamento e l'obbligo di indossare un braccialetto elettronico.
A febbraio, Sudais era stato arrestato in flagranza di reato mentre si trovava presso l’abitazione di Clara, ma incredibilmente era stato rimesso in libertà poco dopo. Il provvedimento restrittivo prevedeva che si tenesse ad almeno 800 metri di distanza, ma l’inefficacia del sistema è emersa in tutta la sua gravità il 31 agosto: durante i festeggiamenti patronali di San Raffaele, Konate è stato avvistato tra la folla, nonostante le restrizioni che avrebbero dovuto tenerlo lontano. In un momento di puro terrore, Clara si è ritrovata di fronte al suo persecutore, che si era addirittura liberato del braccialetto elettronico, eludendo così ogni controllo delle autorità.
Dopo l’ennesima denuncia della consigliera, la situazione ha preso una svolta definitiva quando, su ordine del gip Fabio Rabagliati e su richiesta della pm Giulia Nicodemi, è stato emesso un mandato di arresto. La perquisizione ha portato alla scoperta di un'arma nascosta nel veicolo di Konate, aggravando ulteriormente la sua posizione. Ora, l'accusa nei suoi confronti si articola su tre capi principali: stalking, violazione delle misure restrittive, inclusa la manomissione del braccialetto elettronico che avrebbe dovuto monitorare i suoi spostamenti e possesso di arma bianca, con il ritrovamento di un coltello a serramanico durante il suo arresto.
L’avvocato difensore di Konate, Filippo Amoroso, ha dichiarato che il suo assistito non ha mai perseguitato Clara Marta e che non vi è alcuna intenzione minacciosa nei suoi confronti. “Il mio cliente non è uno stalker”,ha affermato con decisione, sottolineando che il coltello rinvenuto era casualmente presente nel veicolo e non destinato a intimidire o danneggiare la consigliera. L’avvocato ha inoltre ricordato “che siamo ancora alla conclusione delle indagini preliminari e l’accusa pertanto può cambiare quando si deciderà l’imputazione”. Attualmente, le accuse nei confronti di Konate si concentrano sul possesso del coltello e sugli atti persecutori, articolati in due distinti capi d’imputazione.
“Mi hanno tolto il fiato”, ha dichiarato Clara con voce rotta, ricordando il momento in cui è venuta a conoscenza del ritrovamento dell'arma. “Sapevo che era pericoloso, ma il pensiero che avesse un coltello mi ha fatto realizzare quanto fossi vicina al pericolo”. Il terrore vissuto quella sera durante i festeggiamenti di agosto è un ricordo che non riesce a cancellare: “Se non ci fosse stata tanta gente attorno a me... se non fossi riuscita a fuggire... quel coltello avrebbe potuto segnare la fine della mia vita”.
L’arresto di Konate rappresenta soltanto una tregua temporanea. “Non posso sentirmi davvero al sicuro, prima o poi uscirà dal carcere”, ha dichiarato Clara, lanciando un appello disperato alle istituzioni affinché affrontino con serietà il problema della protezione delle vittime di stalking. La sua non è solo una battaglia personale, ma un grido d’aiuto per tutte le donne che vivono ogni giorno nel terrore.
“Il sistema deve cambiare”, ha aggiunto con determinazione. “Non possiamo più permettere che le richieste di aiuto vengano ignorate fino a quando è troppo tardi. Nessuna donna dovrebbe mai trovarsi sola di fronte a un pericolo così reale”.
Clara ha poi voluto sottolineare: “In molti Paesi esistono programmi di riabilitazione per chi commette stalking e violenza domestica, ma i risultati restano incerti. In Spagna, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia, si stanno sperimentando percorsi che uniscono terapia e educazione”. La consigliera ha infine concluso specificando che “anche dove si registra una riduzione delle recidive, senza un supporto continuativo e un impegno concreto delle autorità, il cambiamento è fragile e temporaneo. Senza un approccio integrato che includa formazione, sorveglianza e supporto psicologico, ogni iniziativa rischia di rimanere simbolica. È ora di agire davvero per proteggere le vittime”.
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