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Cronaca
28 Aprile 2024 - 00:24
Luca Michael Pasqua, 40 anni, di Brandizzo
Roberto Fantini e Luca Michael Pasqua tornano in libertà. Due degli arrestati dell’operazione Echidna contro la ‘Ndrangheta sono tornati liberi sabato 27 aprile.
Al centro dell’inchiesta “Echidna” sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel torinese ci sono gli appalti autostradali sulla Torino-Bardonecchia, stradali e lavori di movimento terra.
Ma veniamo alle ultime novità.
Il Tribunale del Riesame di Torino ha accolto il ricorso dei legali di Roberto Fantini, 58 anni, ex amministratore delegato di Sitalfa, residente a Rivarolo Canavese, finito agli arresti domiciliari con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa: il collegio non ha ravvisato motivazioni sufficienti per limitare la libertà di Fantini.
A Fantini però è stata riconosciuta l’interdizione per un anno a esercitare attività di impresa, a ricoprire ruoli di amministrazione o direttivi in società pubbliche o private.
"Dal nostro punto di vista le accuse non sono soltanto infondate, ma sono anche molto deboli. Noi siamo fiduciosi. E Fantini è sereno, perché sa di non aver fatto nulla di quanto gli viene contestato". Aveva detto l'avvocato difensore, Roberto Capra, al termine dell'interrogatorio di garanzia.
In merito ai rapporti di Sitalfa (società che si occupa della manutenzione dell'autostrada Torino Bardonecchia) con una ditta di Brandizzo riconducibile a una famiglia secondo gli inquirenti legata alla criminalità organizzata calabrese, Capra aveva sottolineato che si trattava "di normali rapporti di lavoro con una società che poteva regolarmente lavorare sul territorio piemontese in quanto non è mai stata estromessa dalla white list”.
Luca Michael Pasqua, invece, boxeur conosciuto con il soprannome di “Luca Bazooka”, era stato arrestato il 9 aprile all’aeroporto di Caselle appena atterrato da Miami, dove si era recato per un evento sportivo. Pasqua era stato trasferito nel carcere di Torino "Lorusso e Cotugno" a disposizione dell'Autorità giudiziaria.
Luca Michael Pasqua era stato arrestato dopo lo zio Giuseppe e il cugino Claudio Domenico Pasqua, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, entrambi di Brandizzo. Il primo, in particolare, è ritenuto il capo locale di Brandizzo.
Di fronte al gip Giuseppe Pasqua, 80 anni, e il figlio Domenico Claudio, 53 anni, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
"Non è mia abitudine - è la dichiarazione del loro legale, l'avvocato Cosimo Palumbo - commentare i processi sui media. E anche in questo caso non intendo venir meno alla mia regola. Posso dire che i miei assistiti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, riservandosi di rendere dichiarazioni quando avremo esaminato gli atti depositati di cui solo sabato abbiamo avuto copia: e si tratta di migliaia di pagine".
Nel locale di Brandizzo, diretta emanazione delle ‘ndrine Nirta e Pelle, appartenenti al locale di San Luca, figurerebbe anche Giuseppe Taverniti, 46 anni, di Rondissone.
Luca Michael Pasqua, fin dalla notizia delle misure cautelari, ha sempre ribadito la propria estraneità alla vicenda.
“La mafia fa schifo!”. “Non vedo l’ora di parlare con il Pubblico Ministero per chiarire questa faccenda”.
Aveva affidato la sua prima difesa ad un post sul suo profilo Facebook.
Io nasco da sangue operaio mio padre mi ha insegnato che se non volevo studiare dovevo andare a lavorare
“Sono costretto a difendermi sui social - scriveva Luca Michael Pasqua - , vengo bombardato di messaggi, Voglio chiarire che sono in vacanza di formazione a Miami e domenica dovrò competere per una 21k di corsa, subito dopo sarò costretto a fare rientro anticipato, non scappo da nessuno, anzi, non vedo l'ora di parlare con il Pubblicò Ministero per chiarire questa faccenda, io non conosco nessuno delle famiglie Nirta/Pelle e non ho mai avuto a che fare con aziende autostradali e tanto meno ho fatto minaccie a persone, io nasco da sangue operaio mio padre mi ha insegnato che se non volevo studiare dovevo andare a lavorare, così ho sempre fatto, all'età di 16 anni mi avvicino nel mondo della boxe, per me da quel momento diventa la mia priorità, adattando il lavoro, da 10 anni ho un attività con la palestra, io sono nato con lo sport, io vivo di sport!”.
“La mafia fa schifo - proseguiva -, tutte le mafie fanno schifo, sono una piaga sociale! E vanno lottate e combattute, lo insegno nella mia palestra che bisogna sempre avere rispetto per il prossimo sia che si vinca, sia che si perda! lo non ce l'ho con i giornali loro fanno il loro lavoro, e creano romanzi pittoreschi, chi mi conosce un briciolo, sa, di cosa parlo, non esistono scorciatoie, esiste solo il duro lavoro! E la verità verrà sempre a galla!”.
Solo due mesi fa, Luca Michael Pasqua aveva rilasciato un’intervista al nostro giornale in cui parlava del riscatto sociale attraverso lo sport.
Della sua infanzia, ne ha parlato anche nel suo libro, la biografia “Di boxe e di vita, un pugile italiano a New York”.
Il libro di Luca Pasqua
Viveva in un palazzo di via Foglizzo, un’infanzia e un’adolescenza molto agitata. Finché in una sera finisce coinvolto in una scazzottata alle giostre e viene fermato da Pino Mercuri, ex campione italiano dilettanti di pugilato e gloria sportiva di Settimo Torinese. "Invece di fare a botte qui, vieni in palestra” gli aveva detto.
Era il 1999.
Accettò l'invito da quel momento la sua vita cambiò: ha iniziato la carriera nei dilettanti e nei professionisti, con un match per il titolo italiano dei superwelter, purtroppo sfumato, e una bella esperienza a New York, nella palestra Gleason's Gym del maestro dei maestri di pugilato, Hector Roca, scomparso nel 2023.
Luca Pasqua sul ring
“Avevo 17 anni e sono stato travolto dalla passione per questo sport, mi allenavo tre giorni alla settimana e quando non ero in palestra andavo a correre. - racconta nell’intervista - La boxe era diventata la mia vita. Sentivo il piacere della fatica di allenarmi. I miei amici sono stati rapiti dal mio entusiasmo al punto che mi hanno seguito tutti in palestra. Solo io ho continuato in questo sport che ritengo sia un magnifico strumento educativo, ma gli altri hanno cominciato a rigare dritto a scuola o nel lavoro. Ma mica perché si prendono le botte! Chi pratica boxe, prima ancora di salire sul ring, capisce la disciplina e la fatica, ci sono delle regole da rispettare, si cambia mentalità. Si diventa più maturi, più consapevoli e sicuri del proprio corpo e con una maggiore capacità di concentrazione. Nei momenti difficili si mantiene la calma e si diventa più riflessivi”.
“La boxe ti mette di fronte prima a te stesso, poi c’è il tuo avversario - prosegue Pasqua -. Io ho fatto innumerevoli rinunce per restare in forma, andavo a letto presto, dicevo “no” alle feste per non sgarrare con il cibo. Io devo tanto alla boxe: per questo dico che le porte della mia palestra sono aperte ai ragazzi “difficili”. Io sono qui. Lo farei per quei luoghi in cui sono cresciuto e di cui vado fiero”.
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