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Lutto
25 Febbraio 2024 - 16:20
Era originario di San Maurizio Canavese il 62enne che, nella giornata di mercoledì 21 febbraio, è morto dopo essersi lanciato con una tuta alare senza riuscire ad aprire la vela.
Il fatto è successo sul lago di Lecco: a perdere la vita è stato Alessandro Fiorito, nato in Canavese ma da tempo residente a Gallarate, comune in provincia di Varese. Dai profili social dell’uomo risulta che abbia lavorato per alcune compagnie che hanno operato a Malpensa; ultimamente però era dipendente di un'azienda con sede nelle sue zone. Era un amante dello sport e gite in barca oltre che del volo.
Alessandro Fiorito, l'uomo morto tra Abbadia Lariana e Lecco
L’incidente è avvenuto nella mattinata di mercoledì 21 febbraio, attorno alle 11.30, con Alessandro Fiorito che non sarebbe riuscito ad aprire la vela. L'uomo si è lanciato dalla parete di roccia del Forcellino, che è tra Abbadia Lariana e Lecco, una località molto frequentata da chi pratica questa attività. Per arrivarci, bisogna utilizzare l'automobile e poi effettuare una passeggiata di una ventina di minuti.
A vedere Fiorito cadere in avvitamento è stata una persona: l’uomo avrebbe fatto un volo tra i duecento e i trecento metri. Il testimone che ha assistito alla scena ha poi immediatamente chiamato i soccorsi, ma purtroppo non c’è stato nulla fare: il 62enne è morto sul colpo.
Lancio con la tuta alare
I medici e i paramedici del 118, inviati dalla centrale operativa dell'Agenzia regionale emergenza urgenza della Lombardia (Areu), non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. Il corpo è stato recuperato dagli operatori del soccorso alpino.
Sembrerebbe essere confermata la mancata apertura della vela, ma bisognerà capire in capo a chi ricade la responsabilità: se a Fiorito o un malfunzionamento.
I funerali del 62enne si sono tenuti nella sua terra d’origine, a San Maurizio Canavese nella giornata di sabato 24 febbraio, presso la Chiesa Parrocchiale del paese. Fiorito lascia il figlio Rodolfo, la mamma Sergia, la sorella Grazia e il fratello Manuel.
La tuta alare, ispirata alle forme dello scoiattolo volante, rappresenta un'innovazione nel mondo del paracadutismo, trasformando la velocità verticale della caduta libera in un movimento orizzontale controllato. Questo strumento, in costante evoluzione, ha rivoluzionato il modo in cui gli appassionati di sport estremi affrontano il cielo.
Confrontata con una velocità media di caduta libera di circa 250 km/h, una tuta alare permette di ridurre la velocità a circa 70 km/h, mantenendo una spinta orizzontale di 180 km/h. Tale tecnologia, ampiamente utilizzata nel base jumping, ha dimostrato di raddoppiare i tempi di caduta libera e di aumentare la distanza dagli ostacoli potenziali, riducendo così il rischio di incidenti.
Secondo il magazine "Scambi Europei", il Wingsuit Flying, pratica che prevede l'utilizzo della tuta alare per il paracadutismo da aeroplani o scogliere a grandi altitudini, rappresenta l'apice di questa disciplina. La tuta alare, appositamente progettata per consentire una velocità media di caduta libera di circa 550 km/h, continua a migliorare, garantendo al tempo stesso la possibilità di rallentare fino a 70 km/h, mantenendo una spinta orizzontale di 180 km/h.
Nonostante le sue straordinarie potenzialità, va sottolineato che il Wingsuit Flying è uno sport estremamente pericoloso, come dimostrato dalla tragica morte del suo inventore, Franz Reichelt, nel 1912, quando si lanciò dalla Torre Eiffel per testare la sua "tuta uccello". Le numerose vittime e gli incidenti legati al tentativo di perfezionare le tute alari, che hanno causato la perdita di oltre 87 vite umane dal 2002, sono un amaro monito sulle sfide e i rischi associati a questa pratica.
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