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Cronaca
07 Dicembre 2023 - 16:09
Lo zappino sequestrato e il tartufo
Le guardie della Città Metropolitana di Torino l'hanno beccato, a Sciolze, mentre passeggiava con il cane e uno zappino al seguito alla ricerca del tartufo. Peccato che il cercatore di tartufo non fosse in regola: non aveva l'autorizzazione per prendere "l'oro della collina".
La Città metropolitana di Torino ha tra le proprie competenze istituzionali la promozione, la conservazione e la diffusione del tartufo autoctono Tuber magnatum Pico e delle piante ospiti del fungo ipogeo. Più in generale, l’Ente di area vasta persegue il miglioramento e lo sviluppo della tartuficoltura e ha competenze nell'applicazione della normativa regionaleche regola la raccolta e la coltivazione dei tartufi e la tutela dell'ambiente naturale in cui si riproducono. Dal 16 dicembre 2021 l’Italia ha una nuova iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO: si tratta della “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”.
In questo quadro di competenze e riconoscimenti internazionali si inscrivono le attività di informazione, educazione ambientale e vigilanza portate avanti dalle Guardie Ecologiche Volontarie della Città metropolitana di Torino. Tra le attività figurano i controlli nelle località vocate alla presenza del prezioso fungo ipogeo. Nell’ambito di uno di questi controlli, svolto qualche giorno fa nel territorio di Sciolze, le GEV del gruppo Amt To Sud-Chierese-Carmagnolese, hanno incontrato un cittadino residente in zona, che era accompagnato dal proprio cane di razza Lagotto ed era intento alla ricerca di tartufi pur non disponendo del tesserino di idoneità all’attività. La persona fermata dalla GEV aveva con sé un tartufo bianco e lo zappino necessario per cavare i tartufi dal sottosuolo.
Il tesserino di idoneità si consegue a seguito di un esame, che mira a verificare che il futuro cercatore conosca la biologia del prezioso fungo sotterraneo, la corretta modalità di raccolta e il ripristino dei luoghi, le modalità per la tutela del benessere del cane durante la cerca e cavatura. L’attività dei “trifulè” è possibile a seguito del pagamento delle tasse di concessione regionali. Al cavatore abusivo è stata comminata la sanzione amministrativa di 860,66 euro prevista dalla normativa regionale. Si è provveduto al sequestro dello zappino e alla confisca amministrativa del tartufo raccolto dall’uomo.
Nonostante il tartufo abbia origini antichissime, è solo a partire dal settecento che si effettuano i primi studi scientifici. Più precisamente, nel 1788 nasce il nome latino Tuber Magnatum: ad inventarlo è stato un medico torinese Dott. Vittorio Pico, che definì il tartufo bianco come il “tartufo dei magnati”.
I Savoia, amanti sfegatati del tartufo, lo inviavano come “dono diplomatico” a tutte le altre corti europee, invitavano amici e persone influenti alle loro battute di ricerca del tartufo nelle colline torinesi lanciando una moda fra i nobili Europei e dando il via al mito del tartufo bianco.
Il torinese è ricco di tartufo, iniziando con i suoi meravigliosi parchi con piante storiche che da centinaia di anni producono il famoso tartufo bianco d’Alba. (ricordiamo che Alba è la denominazione del tartufo, non la provenienza) Passando alle meravigliose colline dove nei fondo valle i tartufai cavano tartufi sia bianchi che neri. Terminando a Rivalba, splendido paesino dove da moltissimi anni si svolge la fiera del tartufo bianco delle colline torinesi diventata da alcuni anni Nazionale.
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