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Le conseguenze delle tensioni in Medioriente

Controlli anti-jihad in Canavese: ecco dove e perché

Si teme una nuova ondata di radicalizzazioni dopo quella del 2015

Si teme una nuova ondata di radicalizzazione

Si teme una nuova ondata di radicalizzazione

Il ciriacese ha visto aumentare, nel corso degli ultimi giorni, i controlli da parte delle Forze dell'Ordine. Il motivo? La prevenzione di possibili conseguenze dell'offensiva lanciata lo scorso 7 ottobre dalle brigate Ezzadim Al Qassam ai danni dello Stato di Israele. Le brigate, braccio armato del movimento Hamas, hanno ucciso circa millecinquecento israeliani residenti nei kibbutz che circondano la striscia di Gaza.

Ebbene, il livello di allerta si è innalzato non solo dalle parti di Tel Aviv, dove le forze di sicurezza e di intelligence israeliane sono impegnate nella controffensiva su Gaza. Anche in Europa gli Stati hanno iniziato a sospendere gli accordi di Schengen e ad innalzare il livello dei controlli, soprattutto nei confronti dei luoghi frequentati da cittadini di religione ebraica, che potrebbero diventare obiettivi di qualche cellula islamista.

I carabinieri si stanno occupando della prevenzione di possibili cellule islamiste

Si teme l'ondata di rifugiati palestinesi ma anche la radicalizzazione di qualche cittadino europeo figlio di immigranti di seconda generazione, e che, soprattutto nei luoghi più sensibili al fenomeno, potrebbe aderire ai movimenti di Jihad islamica che affiancano Hamas nella lotta contro lo Stato israeliano.

E pure a Torino e nel ciriacese le forze dell'ordine hanno intensificato i controlli. I pattugliamenti dei comandi dei militari in divisa e in borghese nel ciriacese si stanno concentrando nel corso degli ultimi giorni su movimenti e persone che potrebbero avere collegamenti con l'Islam radicale

Le direttive dei ministeri dell'Interno e della Difesa parlano chiaro, e le Forze dell'Ordine eseguono.

Il precedente: l'Isis a Cirié?

Nel marzo del 2015, Ciriè e Lanzo furono scosse da un evento impensabile: due giovani, uno di origine albanese residente a Ciriè e un marocchino residente a Lanzo, furono arrestati con l'accusa di appartenere a una presunta cellula italiana dell'ISIS. Questo fatto ha sorpreso tutti, poiché i due ragazzi sembravano condurre vite normali.

Entrambi sono stati coinvolti nell'operazione "Balkan Connection", coordinata dalla procura di Brescia e condotta dalla polizia di stato e dalla Digos. Dopo l'arresto, il giovane albanese (il cui zio sembrava svolgere un ruolo centrale nella vicenda) ha lasciato Ciriè. Recentemente, anche il 29enne di Lanzo, dopo aver scontato la sua pena, è stato rilasciato ed è attualmente a Torino con alcuni connazionali.

Gli inquirenti lo hanno sempre considerato l'autore del documento intitolato "Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare", che è stato ritenuto il primo testo organico di propaganda dell'ideologia estremista musulmana redatto in lingua italiana e adottato dall'organizzazione terroristica "Stato Islamico".

Il giudice per le indagini preliminari (gip) ha commentato che il non comune spirito d'iniziativa dimostrato nella creazione di questo documento, che rappresenta una "primizia" nella propaganda islamica in Italia, e la presenza di contatti internazionali, hanno reso necessaria l'adozione della massima misura cautelare.

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