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Verolengo
13 Ottobre 2023 - 23:53
Il tribunale di Ivrea
Una condanna a 4 mesi di carcere. E’ questa la richiesta della pm Valentina Bossi nei confronti di Piero Novo, 56 anni, difeso dagli avvocati Guglielmo Giordanengo e Matteo Lettorio.
L’operaio originario di Chivasso il 9 maggio del 2018, conduceva la pala gommata che ha investito e ucciso, Carmine Surace di Feletto.
L’operaio aveva 60 anni ed è morto schiacciato dalla pala del mezzo condotto da Novo mentre stava pulendo il cassone sul suo camion.
Il terribile incidente si era verificato nella Cava “Campagnetta” che si trova al confine tra i Comuni di Rondissone e di Chivasso.
La cava
Nel corso dell’udienza che si è tenuta venerdì scorso, 13 ottobre, i familiari di Surace, assistiti dagli avvocati Marta Lageard e Leo Davoli hanno chiesto provvisionali per un totale di circa 60 mila euro ribadendo la colpa di Novo.
All’udienza erano presenti numerosi componenti della famiglia Surace, che hanno espresso tutta la loro disapprovazione durante le arringhe difensive.
Il giudice Andrea Cavoti ha rinviato per repliche. La lettura del dispositivo della sentenza è prevista per il prossimo 3 novembre.
Quello a carico di Novo è una costola del processo che un anno fa si era concluso con l’assoluzione perché “il fatto non sussiste” di altri due imputati. Si trattava di Giovanni Capella (presidente del consiglio d’amministrazione della ILC srl, impresa che gestisce la cava) e Sandro Gennaro (direttore responsabile dei luoghi di lavoro). La sentenza era stata pronunciata dalla giudice Stefania Cugge, ma la procura ha impugnato il provvedimento che è finito in Corte d’Appello.
Nel corso dell’udienza di venerdì a carico di Novo, si è discusso a lungo anche dei fatti del precedente processo, poiché la ditta che gestisce la cava, la Ilc Srl, è responsabile civile anche in questo procedimento essendo Novo un suo dipendente.
La Pm Bossi, nel corso della sua requisitoria finale, ha spiegato che Surace è rimasto schiacciato durante la pulizia del suo mezzo. Da quanto emerso dagli atti di inchiesta, nei documenti di sicurezza non c’erano previsioni che regolassero quel tipo di attività, se non un generico divieto di scendere dal mezzo. Eppure, nel corso del dibattimento, i testi chiamati in aula hanno riferito la necessità di alcuni mezzi di pulire “il codino”.
La Pm, ha concluso dicendo che a Novo si possa imputare solo una colpa generica: non sarebbe stato attento. Nonostante la visuale fosse perfetta non si è accorto né del collega a terra, né del camion.
L’avvocato Andrea Milani, difensore del responsabile civile Ilc Srl, ha ribadito come il divieto di scendere dal mezzo fosse assoluto e si poteva fare eccezione solo in casi particolari con una procedura di emergenza. Milan ha chiesto l’assoluzione del suo assistito.
L’avvocato Matteo Lettorio, difensore di Novo, ha chiesto l’assoluzione del suo assistito sottolineando che il mezzo condotto dal manovratore procedeva lentamente e con il segnale sonoro acceso. “In questi casi ci si può aspettare che gli altri rispettino le regole” ha detto il legale. E proprio appellandosi al principio cosiddetto di “affidamento” ha chiesto l’assoluzione.
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