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Cronaca

Il racconto della madre della donna suicida alle Vallette: 'Non ce la faceva più'

Mamme dei detenuti protestano davanti al carcere e fischiano alla visita del ministro Nordio

Foto di repertorio

Foto di repertorio

 "Aspettavo di incontrarla al colloquio la prossima settimana".

L'incontro invece non potrà più avvenire, perché a parlare è la mamma della giovane di 28 anni che si è suicidata ieri a Torino, impiccandosi in carcere.

Lo stesso penitenziario in cui un'altra donna aveva finito di vivere proprio ieri, dopo che da molti giorni rifiutava cibo e acqua.

"Ero molto preoccupata - dice ancora la mamma della 28enne, attraverso il proprio avvocato - per le sue condizioni: l'ultima volta che ci siamo parlate in video chiamata mi aveva detto: 'Mamma non ce la faccio più'".

È la quinta persona che muore in carcere, a Torino, dall'inizio dell'anno.

La ragazza, originaria di Riva Ligure, doveva scontare circa due anni e mezzo di reclusione per un cumulo di condanne con fine pena nel marzo del 2025. Una storia di tossicodipendenza alle spalle, dopo un periodo in affidamento al Sert di Imperia, ai primi di maggio di quest'anno era stata trasferita nelle carceri femminili di Pontedecimo, a Genova ma a fine luglio era stata mandata alle Vallette.

La famiglia della giovane ora vuole chiarezza su questa morte. "I familiari hanno solamente saputo che la ragazza si è impiccata. Per ora, ufficialmente non ha avuto altro tipo di comunicazione - dice all'ANSA l'avvocato Marzia Ballestra - Il corpo della ragazza è ancora a disposizione dell'autorità giudiziaria e si attende di sapere se si procederà o meno con l'autopsia. E comunque sarà da capire in che contesto e in che modo si è sviluppato questo gesto". 
"La sua famiglia vuole chiarezza - ha detto la legale - e capire cosa è successo e se ci possono essere responsabilità di terzi".

Secondo quanto appreso la giovane donna non avrebbe lasciato biglietti e neppure manifestato con altre detenute l'intenzione di togliersi la vita. Tanti in provincia di Imperia la ricordano con affetto, anche come ultrà della Sanremese. Non è la sola mamma oggi a esprimere la sua preoccupazione per la situazione del carcere di Torino, nel giorno in cui il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è andato in visita.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

Davanti c'erano anche alcune "Mamme in piazza per la libertà di dissenso", collettivo che riunisce le madri di alcuni detenuti (o ex), soprattutto di carcerati che stanno scontando pene o misure di custodia cautelare per reati contro l'ordine pubblico commessi durante manifestazioni studentesche o No Tav.

"In realtà noi non sapevamo che venisse il ministro - spiegano - siamo arrivate qui, come spesso facciamo, per donare dei ventilatori alla sezione femminile. Fa un caldo atroce in carcere e cerchiamo di aiutare le detenute. Quando abbiamo visto entrare il ministro, ci siamo fermate".

Hanno distribuito intanto un volantino con scritto: "Basta morti, basta torture e basta degrado".

"In questo periodo - raccontano - con il caldo la situazione è estremamente pesante per i detenuti. Non hanno nulla per refrigerarsi. Queste sono strutture che avrebbero bisogno di una ristrutturazione. Noi portiamo i ventilatori d'estate, d'inverno i phon. La situazione è pessima da anni, per via del sovraffollamento. Non ci sono misure alternative al carcere eppure ci sono casi che avrebbero bisogno di percorsi diversi. Un anoressico o un ragazzo drogato non possono stare qui. C'è bisogno, in questi casi, di un aiuto psicologico importante".

Appello per una detenzione differenziata

Il ministro Nordio propone soluzioni per affrontare il sovraffollamento nelle carceri

La visita del ministro Nordio nel carcere di Torino arriva dopo la morte di due donne in 24 ore.

Decessi ai quali si è aggiunta la morte di un altro detenuto suicida nell'istituto di Rossano in Calabria. Di carcere si muore, soprattutto d'agosto quando il caldo amplifica i disagi dovuti al sovraffollamento e allo stop delle attività dedicate ai ristretti: la detenzione si fa più insopportabile fino a sfociare in gesti tragici.

Carlo Nordio corre nel capoluogo piemontese per visitare il penitenziario e precisa, lui ex pm, che "non è un'ispezione" ma un gesto di "vicinanza e solidarietà" alla direzione del carcere, alla polizia penitenziaria e alla Città di Torino. Ma anche ai familiari delle vittime: Susan John, nigeriana, detenuta con fine pena 2030, madre di un bambino, si è lasciata morire di fame e di sete e una giovane di 28 anni, con problemi di tossicodipendenza alle spalle, si è impiccata venerdì 10 agosto.

Mentre il ministro è in riunione con la direttrice del carcere, Elena Lombardi Vallauri dalle celle si urla "Libertà, libertà", e parte la battitura. Nulla di eclatante, "molto spesso i detenuti quando sono in situazioni di sofferenza danno manifestazioni di disagio", riconosce lo stesso Nordio.

Sulla morte delle due detenute c'è un'inchiesta della procura di Torino e il ministro avrebbe chiesto un incontro con gli psichiatri della casa circondariale e informazioni sulla documentazione delle due donne.

"Lo Stato non abbandona nessuno", ha sottolineato.

E con la direttrice ha voluto affrontare il tema del sovraffollamento e le "criticità" che affliggono sia i detenuti che la polizia penitenziaria. Ribadendo la necessità di puntare a forme di "detenzione differenziata" con l'uso delle caserme dismesse per fare scontare la pena ai detenuti non pericolosi.

"Cercheremo di attuare quella che vorrei chiamare una detenzione differenziata tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale. C'è una situazione intermedia che può essere risolta con l'utilizzo di molte caserme dismesse. Costruire un carcere nuovo è costosissimo - ha spiegato - è impossibile sotto il profilo temporale".

Una proposta per decongestionare gli istituti di pena che non ha però trovato il favore dei sindacati. L'Osapp solleva la questione della carenza di personale anche in caso di caserme a disposizione mentre il Sappe chiede un tavolo permanente.

Secondo il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, "non servono più carceri, ma servono carceri piene di attività e attenzione per le persone detenute".

PATRIZIO GONNELLA - PRESIDENTE ASSOCIAZIONE ANTIGONE

"È urgente intervenire, ma il carcere non sembra una priorità per questo governo", il dissenso di Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Pd, al contrario di Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera: "La visita di Nordio alle Vallette è un segnale importante", mentre per Alessandro Zan, responsabile diritti della segreteria nazionale del Pd, parla di "fallimento tragico delle istituzioni" per i due suicidi.

Debora Serracchiani

Augusta Montaruli

Alessandro Zan

"Ringrazio il ministro per la vicinanza" ha detto il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, mentre i garanti comunale e regionale dei detenuti, Monica Gallo e Bruno Mellano, hanno lanciato alcune proposte, soprattutto per "evitare il rischio di emulazione di suicidio".

Stefano Lo Russo

"Nei casi di non alimentazione volontaria, proponiamo di introdurre l'obbligo di avviso al garante territoriale e al Tribunale di sorveglianza" la voce della vicepresidente dem del Senato, Anna Rossomando, a sottolineare il silenzio che invece ha caratterizzato queste vicende .

Anna Rossomando

"Nessuno dietro le sbarre deve sentirsi condannato a morte" le parole dell'arcivescovo di Torino, monsignor Roberto Repole.

Monsignor Roberto Repole

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