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Cronaca
29 Giugno 2023 - 16:21
La casa Circondariale Lorusso Cotugno di Torino
Una tragedia si è consumata nella serata di ieri, mercoledì 28 giugno (attorno alle ore 19), presso la Casa Circondariale Lorusso Cotugno di Torino, dove Graziana Orlarey, detenuta di 52 anni, si è tolta la vita impiccandosi.
A divulgare la notizia, questa mattina, è stato l'Osapp, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. Il personale medico e di sicurezza della struttura è stato immediatamente allertato, ma i tentativi di rianimare la donna sono stati purtroppo vani.
La casa Circondarle Lorusso Cotugno di Torino
La 52 enne, originaria di Settimo Vittone, avrebbe creato un cappio artigianale con i propri indumenti e, in seguito, avrebbe deciso di farla finita legando i vestiti a una delle inferriate della finestra del bagno.
La donna era detenuta nel padiglione femminile e, si apprende, stava finendo di scontare una pena per tentato omicidio, dopo aver cercato nell'agosto 2019 di uccidere il marito, Raffaele Paonessa, di 59 anni, strangolandolo sul divano utilizzando una corda. Al tempo, i carabinieri di Settimo Vittone e Valchiusa riuscirono a intervenire giusto in tempo per evitare la tragedia, con l'uomo ricoverato in ospedale per qualche settimana.
La relazione fra i due sarebbe durata circa 8 anni. Stando alle testimonianze dei vicini di casa, la loro storia sarebbe stata caratterizzata da continui e furibondi litigi, con grandi quantità di alcool consumate da parte di entrambi. Le indagini, poi, hanno evidenziato come la donna fosse oggetto di vessazioni e ricatti da parte dell'uomo, anche nei confronti della famiglia di lei.
La Orlarey nel 2019 aveva 48 anni, e fu condannata a 4 anni e 10 mesi di reclusione. La detenuta, grazie all'ottimo comportamento in carcere aveva ottenuto una liberazione anticipata e sarebbe dovuta uscire il 21 agosto, tra poco. Ma qualcosa è andato storto.
"Da un po' di tempo era assalita dall'ansia e dalla paura del cambiamento radicale che avrebbe dovuto affrontare a partire da agosto, quando sarebbe tornata in libertà" riflette l'avvocato Mattia Fiò. Fu proprio lui, tempo fa, a convincere la Orlarey (che dopo il tentato omicidio si era chiusa in un ostinato silenzio) a raccontare ai giudici delle continue angherie e vessazioni che subiva dal marito. Nel 2017, addirittura, Paonessa fu preso a fucilate dal fratello della donna, dato che aveva minacciato di diffondere le foto dei loro rapporti sessuali se i parenti di lei non avessero pagato 5mila euro.
"Nel percorso riabilitativo non ha mai creato nessuno tipo di problema - continua Fiò - mi chiamava tutte le settimane e incontrava regolarmente le sue due figlie avute da una relazione precedente. Ora ci stavamo adoperando per il suo reinserimento sociale e questo la spaventava molto. Purtroppo era un soggetto che non avrebbe dovuto restare dietro le sbarre, anche se capisco che per il nostro sistema carcerario non sia così semplice appoggiarsi su strutture esterne".
Monica Cristina Gallo, garante dei detenuti
Il commento di Monica Cristina Gallo, garante dei detenuti, è arrivato tempestivo: "non si arresta la tragedia dei suicidi in carcere, 25 da inizio anno, e l'estate rappresenta un rischio maggiore, che impone di porre un'attenzione ancora più alta - spiega - la donna era prossima all'uscita, con alle spalle un passato difficile e la paura di non riuscire a condurre una vita dignitosa".
"Era seguita con la massima cura e attenzione dal personale penitenziario e dai servizi della Città, alle volte purtroppo tutto questo non è abbastanza - continua Gallo - È doveroso ricordare, tuttavia, che la maggior parte dei tentativi di suicidio viene sventata proprio dagli agenti della polizia penitenziaria, ma alcuni aspetti sono preoccupanti: c'è una forte carenza di organico. 200 unità in meno, e gli psicologi non sono abbastanza".
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