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Cronaca

Carcere duro a Cospito: i magistrati si dividono, sarà il Ministro a decidere

Più morbida la procura antimafia, ma la procura generale di Torino insiste sul 41bis

Gli uffici giudiziari chiamati a esprimere un parere sulla revoca del 41 bis a Alfredo Cospito, si dividono.

Mentre la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo apre uno spiraglio sulla possibilità di far tornare l'anarchico al regime dell'alta sicurezza, sia pure con tutte le cautele opportune, la procura generale di Torino non vede altra strada che la conferma del carcere duro.

Così la palla torna tutta nelle mani del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che potrebbe decidere per la fine di questa settimana, o all'inizio della prossima.

Intanto la Cassazione anticipa al 24 febbraio l'udienza in cui dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dal legale di Cospito contro l'ordinanza con cui il tribunale di sorveglianza di Roma ha confermato il 41 bis. Una decisione su cui non può non aver pesato l'aggravarsi delle condizioni di salute del detenuto, da 106 in sciopero della fame: ha già perso 45 chili, ma è "assolutamente determinato ad andare avanti",pur sapendo che tutto questo lo porterà a "conseguenze irreparabili", come riferisce il suo avvocato, Flavio Rossi Albertini, che ha incontrato il suo assistito nel carcere di Opera, dove è stato trasferito dal 30 gennaio scorso.

E proprio nel penitenziario milanese sabato scorso a Cospito, ritenuto tra i leader della Fai, la Federazione anarchica informale, è stato notificato il rigetto dell'istanza di differimento pena da parte del magistrato di sorveglianza di Sassari. Trapela pochissimo dei pareri giunti sul tavolo del ministro Nordio, che deve decidere se revocare, come gli ha chiesto il 12 gennaio scorso il legale di Cospito, il 41 bis, disposto il 22 maggio del 2021. Sono tre, visto che ce n'è anche uno della Direzione distrettuale di Torino.

E chi li ha potuti visionare li descrive come documenti molto articolati e complessi. Decine di pagine che ricostruiscono nel dettaglio la storia processuale di Cospito, condannato a 30 anni per effetto del cumulo di più condanne emesse da diversi tribunali: una per la gambizzazione nel 2012, dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, l'altra per l'attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Pagine in cui si dà conto delle caratteristiche e dell' evoluzione della galassia anarchica.

La differenza di fondo è nelle conclusioni. Per il Pg di Torino Francesco Saluzzo non c'è altra possibilità che la conferma del 41 bis. Più problematica invece la relazione del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo: Cospito può restare al 41 bis oppure tornare al regime di alta sicurezza, però con tutte le dovute cautele; una conclusione aperta, che si affida alle valutazioni dell'autorità politica.

Il nodo da sciogliere è tutto legato al provvedimento disposto l'anno scorso dall'allora ministra della Giustizia Marta Cartabia: "inserito al vertice dell' associazione con finalità di terrorismo, Cospito ha fornito positiva dimostrazione di essere perfettamente in grado di collegarsi all'esterno, anche in costanza di detenzione intramuraria al regime ordinario, inviando documenti di esortazione alla prosecuzione della lotta armata di matrice anarchico insurrezionalista", la motivazione di fondo.

Che il legale di Cospito ha contestato anche allegando le motivazioni di una sentenza della Corte d'Assise di Roma che ha assolto tutti gli imputati di un centro sociale, ritenuti legati a movimenti anarchici, dall'accusa di associazione con finalità di terrorismo.

In particolare in un passaggio, con riferimento ai "legami e ai confronti epistolari" intrattenuti da uno degli imputati con il leader della Fai, si dice che Cospito non "vuole manipolare" la sua personalità e "strumentalizzare il giovane anarchico facendone veicolo all'esterno della propria posizione politica".

I BOSS DETENUTI, DALLA PARTE DI COSPITO:
"VA AVANTI, BATTAGLIA DI TUTTI"

C'era anche Pietro Rampulla tra i detenuti al 41bis condannati per mafia a condividere gli spazi sociali con Alfredo Cospito nel carcere di Sassari.

Rampulla, soprannominato l'artificiere per la sua dimestichezza con gli esplosivi e con un passato da estremista nero, è indicato come uno degli esecutori della strage di Capaci: secondo le indagini dell'epoca, sistemò la carica finale assieme al cugino di Brusca.

Il suo nome è contenuto nella relazione del Dap dove vengono riportati gli stralci di conversazioni captate tra Cospito e altri detenuti al 41 bis nel carcere di Bancali come il casalese Francesco Di Maio e l'esponente della 'ndrangheta Francesco Presta. Nella relazione, secondo quanto si apprende, compare anche il nome di Pino Cammarata.

La relazione del Dap parte dal Gruppo operativo mobile (Gom), reparto mobile del Corpo di polizia penitenziaria, e riguarda l'esame delle registrazioni da parte degli agenti che hanno il compito di custodire e gestire le captazione relative ai colloqui che avvengono tra il detenuto al 41 bis e i familiari, oltre a quelli tra il detenuto e la cosiddetta "dama di compagnia" (così viene definito nel gergo carcerario il compagno con cui la persona ristretta al 41 bis trascorre, a rotazione, l'ora di socialità). Per Cospito quando era ristretto a Sassari, prima del trasferimento ad Opera, uno di questi era il boss della 'ndrangheta Francesco Presta, che lo esortava riferendosi al 41 bis: "devi mantenere l'andamento, vai avanti".

E Cospito rispondeva: "fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma". E ancora il boss replicava: "Sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l'ergastolo ostativo".

Dello stesso tenore era il colloquio con Francesco Di Maio, esponente del clan dei Casalesi, altro detenuto con cui condivideva l'ora d'aria: "Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato", era il riferimento di Di Maio all'abolizione del 41 bis. Cospito, captato, replica alle parole dei compagni di detenzione usando un concetto più volte espresso e affidato anche dal suo avvocato Flavio Rossi Albertini: "Non voglio che sia una battaglia solo per me".

Tutte queste conversazioni sarebbero avvenute nel cortiletto di pochi metri quadri del carcere di Bancali e sono state tutte registrate, materiale audio custodito dal personale del Gom nel carcere di Sassari (dove fino a pochi giorni fa si trovava l'anarchico).

I colloqui, che evidenziavano quindi argomenti di estremo rilievo per gli agenti, erano stati in seguito posti all'attenzione del capo del Dap attraverso una relazione, che sarebbe anche corredata dalle registrazioni stesse.

Il capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ha poi inviato una relazione all'ufficio di gabinetto del ministro della Giustizia. Secondo quanto si apprende la stessa mail contenente il documento sarebbe stata inviata contestualmente anche a Delmastro: si tratterebbe dunque di uno stesso documento di posta elettronica che aveva come destinatario due indirizzi diversi, il sottosegretario e l'ufficio di gabinetto del ministro.

MINACCE E CORTEI, SALE LA MOBILITAZIONE PER COSPITO
ANNUNCIATO UN ATTENTATO A BOLOGNA

Cortei, presidi, appelli, minacce. Nella fase di 'stasi' seguita alla settimana di attentati incendiari, cresce la mobilitazione - in Italia e all'estero - della galassia anarchica in solidarietà con Alfredo Cospito.

Alla redazione del Resto del Carlino è arrivata una lettera contro la premier Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto, nonchè una chiamata anonima per annunciare in attentato a Bologna.

Dal Cile è giunta poi una chiamata a manifestare davanti alle ambasciate italiane. Le misure di sicurezza sono state comunque rafforzate a tutela delle sedi diplomatiche e degli altri obiettivi sensibili sul territorio nazionale.

Attenzione anche sul fronte dell'ordine pubblico, con manifestazioni annunciate nel weekend a Roma, Milano ed in altre città. La telefonata anonima al Resto del Carlino che parlava di un "grave attentato" a Bologna, in relazione al caso Cospito, risale a martedì.

La Digos sta indagando per risalire agli autori attraverso l'analisi dei tabulati telefonici: si tratta di una voce maschile con lieve accento bolognese. Al momento gli investigatori non si sbilanciano: potrebbe trattarsi del gesto di un mitomane, oppure di qualcosa di molto più serio.

I presidi ed i cortei in programma in città nei prossimi giorni saranno seguiti con particolare cura. Allo stesso giornale ieri è stata recapitata una lettera che prende di mira Meloni e Crosetto per la politica sull'Ucraina.

"In caso di persistenza, saremo costretti a prendere dei seri provvedimenti", si legge. Solidarietà è stata espressa da esponenti di maggioranza e opposizione. Il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha parlato di "gravissime minacce".

Il leader M5s Giuseppe Conte ha espresso "ferma condanna". Dopo gli attacchi incendiari contro le auto di diplomatici italiani ad Atene e Berlino e l'imbrattamento della sede del consolato italiano a Barcellona, un documento postato sui siti anarchici chiama alla mobilitazione internazionale "fuori dalle ambasciate italiane per fare pressione sullo stato italiano e sui carnefici di Alfredo".

Nel volantino, che riporta una foto di Cospito tra due carabinieri, è riportata una frase inviata nei giorni scorsi al quotidiano 'Il Tirreno'; "Se Alfredo muore tutti i giudici sono un bersaglio".

Presidi sono stati annunciati già per domani in Cile e Colombia, mentre in Venezuela, il consolato italiano di Caracas ha ricevuto una lettera firmata da Juan Contreras, ex deputato chavista, che chiede di "unirsi alla lotta di resistenza" per Alfredo Cospito e a "manifestare di fronte alle ambasciate o ad uffici italiani perchè ogni granello di polvere si trasformi in una tempesta di solidarietà".

Un messaggio che, ha commentato il ministro egli Esteri, Antonio Tajani, "certamente non fa bene alla stabilità e va a sostegno di una persona detenuta per reati di terrorismo".

Sul versante dell'ordine pubblico occhi puntati, in particolare, alla manifestazione in programma domani alle 18 in piazza Duca d'Aosta a Milano e al corteo non autorizzato annunciato per sabato a Roma, a piazza Vittorio.

Oggi intanto un'assemblea si è svolta alla facoltà di Lettere della Sapienza organizzata dai collettivi e dai movimenti Cambiare Rotta e Osa, per preparare l'evento.

Bellicosi i propositi: "Se Alfredo morirà la lotta continuerà e sarà ancora più determinata", ha detto uno degli intervenuti. Altri appuntamenti monitorati sono in programma sempre a Milano: sabato pomeriggio è infatti previsto un sit in davanti al carcere di Opera, dove due giorni fa è stata aggredita una troupe del Tg2. "Preoccupazione c'è. La situazione va gestita con la massima attenzione", le parole del sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

LA "RIVOLUZIONE SUBITO" DI COSPITO

Il 22 novembre dello scorso anno, dieci giorni prima che ad Atene bruciasse l'automobile della diplomatica italiana Susanna Schlein, la Digos di Torino aveva informato l'autorità giudiziaria che le Fai-Fri erano pienamente operative.

L'occasione fu il procedimento scaturito dal reclamo del detenuto Alfredo Cospito contro il 41 bis. Dalla Questura del capoluogo torinese era partita una nota che elencava una serie di azioni a firma anarchica: l'ultima, il plico esplosivo all'ad di Leonardo, Alessandro Profumo, a Roma, rivendicata dalle 'Fai-Fri Brigata Masetti' e dedicata a Cospito: "Toglietelo dal carcere duro o dovrete cominciare a lavare il sangue".

Secondo gli investigatori non si trattava solo di solidarietà al compagno detenuto.

Cospito è considerato il propulsore della Fai, che avrebbe inventato una ventina d'anni fa modificando le teorie sull'"azione diretta" di uno storico esponente dell'anarchismo, Alfredo Maria Bonanno: una rete "orizzontale", "informale", di "cellule" sparse per il mondo e composte da attivisti che neppure si conoscono tra loro ma che condividono il modello della lotta.

Nelle carte del procedimento gli si attribuisce "un ruolo apicale" che esercita anche dal carcere ponendosi come "punto di riferimento per i sodali liberi" ai quali "indicare linee programmatiche e obiettivi da colpire". A dimostrarlo, secondo gli inquirenti, ci sono i messaggi che ha mandato fuori dal carcere (dove si trova dal 2012) e poi sono apparsi su "opuscoli clandestini" o siti di area, le frasi intercettate, gli indizi che emergono da varie indagini.

La Digos menziona lo scoop di una rivista di settore, "Vetriolo", che tra il 2018 e il 2019 presentò in tre puntate un'intervista-dialogo a Cospito, all'epoca recluso a Ferrara (il 26 maggio 2020 il direttore del carcere comunicò che non era mai stato autorizzato).

L'anarchico parlava della necessità di "vivere la rivoluzione subito, con violenza, senza compromessi", spiegando che "il terrorismo è una pratica che gli anarchici hanno sempre utilizzato" e che i pacchi-bomba fanno "parte della 'tradizione'".

Gli analisti lessero nelle parole di Cospito anche una "critica decisa verso il rifiuto di un certo insurrezionalismo di colpire le persone" e "verso coloro che si dedicavano esclusivamente al sabotaggio". Ma l'anarchico non accetta l'etichetta che gli viene cucita addosso.

Il 5 dicembre, a Torino, nel corso del processo in cui rischia l'ergastolo, ha preso la parola per ribadire che "dalla galera continuavo a scrivere e collaborare alla stampa anarchica"; però non ha mai sostenuto di voler fare l'ideologo o il direttore d'orchestra.

I suoi avvocati, più volte, hanno affermato che è impossibile tracciare un collegamento fra articoli e attentati. E lo stesso Cospito, in alcuni colloqui di cui si trova traccia tra le carte di un'inchiesta a Perugia, a sottolineare che "nessuno prende in considerazione" quel che dice. 

106 GIORNI DI SCIOPERO DELLA FAME CONTRO IL 41BIS,
COSPITO HA PERSO 45 CHILI, ORA è A RISCHIO

Non vuole "trattamenti di favore", nonostante la notevole perdita di peso; e resta irremovibile sulle sue posizioni: pur sapendo che il rischio di compromettere la sua salute è alto continua a non toccare cibo.

Alfredo Cospito, per la prima volta da quando è stato trasferito nel centro clinico del carcere milanese di Opera, dove è sotto stretto controllo medico, ha visto il suo avvocato Flavio Rossi Albertini.

Per tre ore il legale si è intrattenuto con il suo assistito, arrivato al giorno numero 106 dello sciopero della fame per protestare contro il 41bis a cui è sottoposto e per sollevare il tema del carcere duro.

"Una barbarie da Medioevo e da Santa Inquisizione" ha detto al legale, che va abolito.

Il difensore, che a Milano ha partecipato anche ad un dibattito, ha varcato la soglia del penitenziario di prima mattina. All'uscita ha preferito dribblare i giornalisti in attesa, salvo poi più tardi e per telefono spiegare che "Alfredo è sempre più magro, ha perso 45 chili".

La situazione, ha aggiunto, "si sta estremamente complicando e si sta andando oltre la soglia critica. E' assolutamente determinato ad andare avanti ma è consapevole che ciò porterà a delle conseguenze irreparabili" Per questo, ha aggiunto, "non c'è più tempo.

Rossi Albertini ha anche parlato di un fatto a suo dire "molto singolare". Il suo assistito "aveva predisposto uno scritto da inviare alle autorità che possono riceverli per vigilare contro la tortura, contro i trattamenti inumani e degradanti.

Questo foglio, contenuto in un block notes, gli è stato sottratto, trattenuto, sequestrato. Gli hanno, inoltre, sottratto i libri che provenivano dal carcere di Bancali e quindi non ha più niente da leggere e tanto meno da scrivere".

Libri che, è stato riferito dall'istituto, gli verranno restituiti dopo il controllo previsto dall'ordinamento penitenziario. In questo caso specifico, poi, viene applicata la "censura" sulla posta, cosa che spiega il sequestro della paginetta su cui aveva messo nero su bianco le sue idee.

Il legale ha anche tenuto a spiegare che Cospito, trasferito dal carcere di Sassari nel reparto Servizio di Assistenza Integrata dove si trovano altri detenuti, in gran parte personaggi della criminalità organizzata in condizioni fisiche precarie come le sue, è in un "gruppo di 'socialità' composto da tre persone con grandi problemi di salute e quindi è sostanzialmente da solo, 24 ore su 24 relegato all'interno della cella".

In compagnia solo della televisione. E mentre domani nel carcere milanese è attesa Ilaria Cucchi, ora senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra, ieri l'esponente della Fai, la federazione anarchica informale, ha ricevuto la visita del consigliere regionale lombardo di +Europa/Radicali Michele Usuelli.

"Cospito dice che non c'è differenza tra Sassari e Opera al momento per i suoi bisogni", ha riferito il politico aggiungendo di aver parlato con lui per mezz'ora.

"Era vigile, reattivo e respirava bene: è in grado di sostenere un dialogo anche con passaggi complicati - ha riferito il consigliere lombardo, che è anche medico -. La carenza di cibo non gli fa perdere la lucidità mentale".

Usuelli, inoltre, ha voluto sottolineare che "è focalizzato sulla battaglia per un 41bis più umano, tanto che ci teneva a specificare che ha paura che gli altri detenuti possano pensare che riceva trattamenti di favore in quanto noto. Aveva moltissimo questa preoccupazione"

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