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Maxi truffa ai commercianti: entra nel vivo il processo Boaglio

Ieri in aula erano presenti due degli imputati e si sono costituite 13 parti civili tra cui ex clienti e l'Ordine dei consulenti del lavoro

Truffe ai commercianti: entra nel vivo il processo Boaglio

E' in aula che si difenderanno i tre imputati del processo Boaglio. Hanno scelto di andare a giudizio e di entrare nel merito della vicenda rendendosi parte attiva con i loro difensori.

Parliamo della maxi truffa ai danni dei clienti contestata allo studio di tributaristi di piazza Mazzini a Caluso «Utc di Boaglio Massimiliano & C.», uno dei più importanti del territorio.

LO STUDIO BOAGLIO è stato chiuso

Ieri, dopo sette anni trascorsi tra indagini e ben nove udienze preliminari, si è aperto in tribunale a Ivrea il processo che vede imputati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all'appropriazione indebita i fratelli Massimiliano e Giuliana Boaglio, soci amministratori dello studio di tributaristi di Caluso, e Simona Ventre collaboratrice dello studio e convivente di Massimiliano Boaglio. 

In aula si sono presentati due dei tre imputati, Massimiliano Boaglio e la compagna Simona Ventre e, davanti al collegio giudicante, si sono costituite tredici parti civili, tra queste anche l'Ordine dei consulenti del lavoro.

Le indagini, inizialmente suddivise in due filoni poi assorbiti in un unico fascicolo, erano state condotte dalla Guardia di Finanza. La Procura di Ivrea aveva contestato ben 120 capi d'imputazione, ma con il passare del tempo per molti dei fatti contestati è subentrata la prescrizione.
Alcuni episodi, infatti, risalivano addirittura al 2005. Per altri trenta capi d'imputazione la presidente del collegio giudicante, la giudice Rossella Mastropietro, ieri, ha dichiarato il «non luogo a procedere» perché i fatti contestati risalgono a prima del 2015. 
Ne restano ancora una sessantina per i quali si dibatterà a giudizio.

Il processo è stato aggiornato al 31 gennaio quando sfileranno in aula i primi testi citati dal pubblico ministero Filippo De Bellis.

Il tribunale ha già in calendario altre otto udienze, fino a maggio. Un calendario fitto, proprio per evitare ulteriori colpi di spugna. Casi su cui incombe ancora la scure della prescrizione.

I FATTI

L'inchiesta era scattata nel 2016 dopo le prime denunce presentate da parte dei clienti che si erano visti recapitare cartelle da migliaia di euro di debiti verso Equitalia, Agenzia delle Entrate e Inps nonostante avessero dichiarato di aver versato allo studio di professionisti il denaro.  

Le indagini, inizialmente suddivise in due filoni poi assorbiti in un unico fascicolo, erano state condotte dalla Guardia di Finanza. La Procura di Ivrea aveva contestato ben 120 capi d'imputazione, ma con il passare del tempo per molti dei fatti contestati è subentrata la prescrizione.
Alcuni episodi, infatti, risalivano addirittura al 2005. Per altri trenta capi d'imputazione la presidente del collegio giudicante, la giudice Rossella Mastropietro, ieri, ha dichiarato il «non luogo a procedere» perché i fatti contestati risalgono a prima del 2015. 
Ne restano ancora una sessantina per i quali si dibatterà a giudizio.

Questa vicenda ha riguardato molti liberi professionisti, artigiani, commercianti e piccole imprese del Canavese, tutti clienti dello studio che aveva sede in piazza Mazzini a Caluso.
I clienti, che evidentemente si fidavano, affidavano allo studio la contabilità versando direttamente a loro i soldi da pagare per tasse e contributi.

Poi, un giorno, l'amara sorpresa. In poche settimane gli ammanchi si sono estesi così tanto da attirare anche l'attenzione delle telecamere di Rai e Mediaset, che erano arrivate a Caluso contattate dai clienti truffati.

Oggi lo studio non c'è più, la saracinesca di piazza Mazzini è stata tirata giù per sempre.

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